«Vuole che mi ricordi di lui, ma non vuole che ricordi cosa mi ha spinta a dimenticarlo. Due tizi mi perseguitano negli incubi. Mi fanno paura, ma non so perché.»
«C'è un aspetto della tua vita da cui stai fuggendo, Serena. Più lo ingabbi, nel tentativo di farlo sparire e più esso si trasformerà in un conflitto ostile.»
«Conflitto?»
«C'è una lotta dentro di te, uno scontro fra due forze opposte, che ti stanno tirando in due direzioni contrarie.»
«Conscio e inconscio.»
«Esatto. Finché una delle due forze non avrà la vittoria sull'altra, questo conflitto continuerà a metterti in difficoltà.»
«Che genere di difficoltà?»
«Ansia, angoscia, panico.»
«L'attacco di panico è causato da questo conflitto?». Serena si lasciò sfuggire una risatina nervosa. «Grandioso. Il conflitto genera l'attacco di panico. L'attacco di panico non mi permette di risolvere il conflitto. E' un circolo vizioso, non c'è via d'uscita.»
«Ti sbagli, c'è sempre una via d'uscita. Devi solo imparare a gestire meglio il tuo stato d'animo. Solo se sarai calma e tranquilla, potrai credere in te stessa e risolvere il conflitto.»
«Come faccio a gestire il mio stato d'animo, quando ho un attacco di panico?»
«Avvicina la tua paura e dalle un nome. Il conflitto si nutre di quella paura innominabile che vive dentro di te, trasformando il tuo mondo interiore in una realtà concreta, ma anche l'unica esistente davanti ai tuoi occhi.»
«Perché si serve dell'attacco di panico?»
«È il suo modo di esprimersi, essendo tacito e silente. Diciamo che non ama molto le parole.»
«Non ama le parole? Che intendi dire?»
«Le parole legano te alle tue emozioni.»
«Come un ponte?»
«Esattamente. La strada che devi percorrere per dare un senso alla tua paura. Io posso indicarti la meta da raggiungere, ma la strada devi percorrerla tu, Serena.»
«Cosa devo fare?»
«Se vuoi veramente uscire dal tuo conflitto interiore, devi spostare il tuo punto di vista ad un livello più alto di quello che lo ha generato.»
«Temo di non capire.»
«In altre parole devi aprire la tua mente, pensando in modo diverso da come fai di solito.»
«Come faccio a pensare in modo diverso?»
«Devi guardarti dentro.»
«Guardarmi dentro? No, non penso di poterlo fare.»
«Non lasciarti bloccare da questa convinzione, che ti tiene ancorata al tuo rifugio.»
«Quale rifugio?»
«Il sogno, Serena. Quel posticino sicuro e tranquillo che ti sei ricavata dentro di te, a cui sei legata da tanto tempo e che non ti permette di cambiare, di superare il tuo dolore e di andare avanti. Il sogno rappresenta la tua fuga.»
«E perché lo farei?»
«Nel mondo reale ti senti fuori posto, incompresa, frustrata ed è per questo che, non appena ne hai la possibilità, ti rintani lì.»
«Questo è sbagliato?»
«Se consideri il sogno come un luogo in cui rifugiarti quando sei triste, purtroppo sì.»
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Il Custode dei sogni
ChickLitE' possibile che ogni singola scelta verso il proprio destino sia indirizzata dall'inconscio? E che l'incontro con una persona vista in un sogno abbia uno scopo ben preciso? Fin dove si può spingere il confine tra sogno e realtà, senza cadere nella...