Ecco, sono di nuovo qui. L'unico posto in cui vorrei sempre essere, dove posso dissociarmi dal corpo e stare a guardare senza soffrire. Ora, però, non è più così. Gabriel ha scavato nella mia anima, trovandoci un doppio fondo.
Le mie narici sono pervase dall'inconfondibile profumo di pini, che costeggiano il viale. Mi guardo intorno, ma non c'è; allora mi siedo su una panchina di ferro. Guardo in lontananza il laghetto e sento le anatre starnazzare, mi concentro sulla respirazione per cacciare quel pizzico d'ansia sempre in agguato, come un borseggiatore in attesa di colpire. Uno, due, tre respiri e la tensione si allenta. Distendo i palmi delle mani sulla superficie fredda della panchina e quel contatto mi provoca una scossa. Un ricordo fa capolino nella mia testa e lo accolgo come un compagno fidato.
Sorrido a qualcuno che non conosco, ma questo non mi sconforta perché sono felice ed è l'unica cosa che mi basta sapere. Una traccia preziosa che mi servirà a ricostruire quel passato che non sapevo di avere. Per poter colmare ogni singola lacuna, devo camminare a ritroso e raccogliere ogni frammento che incontrerò lungo il cammino. Ricordare non sarà facile, per questo devo registrare ogni cosa, non devo tralasciare nulla, solo così sarò in grado di ritornare a quell'istante. Quello in cui ho cancellato qualcosa. Ricordare equivarrà a legarlo a me un'altra volta, liberandolo dall'oblio.
«Mi fai posto?» mi chiede, prima di sedersi accanto a me. «Non vedevo l'ora che arrivassi.»
«Ci incontriamo sempre qui?»
«Sì. Lo consideri il nostro rifugio, dopo la tua camera.»
«Sei sempre in ritardo?»
«Ehm...», Gabriel si passa una mano tra i capelli. «Sì, ma non me lo fai mai notare», mi scocca un bacio sulla guancia. «Ti adoro per questo.»
«Odori di mare.»
«Questo, invece, me lo fai sempre notare.»
«E' troppo forte.»
«Lo so, per questo consumo un flacone di colonia alla settimana.»
Sento il suo fresco respiro alitarmi sul collo. Quella imprevista intimità mi imbarazza, ma non riesco ad allontanarmi.
«Sei bellissima.»
Mi lascio sorprendere dalle sue parole, anche il mio cuore è esterrefatto, lo sento compiere un triplo salto mortale. Arrossisco, abbassando lo sguardo. «Non è vero, ho un mucchio di difetti.»
«Allora sei molto brava a nasconderli». Gabriel raccoglie le mie mani con un movimento leggiadro e, avvicinandosele al cuore, le accarezza sfiorandole appena con le sue dita affusolate. «E' il simbolo del nostro incontro» ammette, lambendo la mia cicatrice.
«No, questa me la sono procurata cadendo dalla bicicletta.»
«Ne sei sicura?»
«No». Sospiro. «In realtà, non lo ricordo. Ho un'amnesia.»
Gabriel mi avvolge in un abbraccio compassionevole, ma i suoi occhi azzurri di colpo diventano grigi e cupi. «Mi dispiace, Amore. Mi dispiace davvero.»
«Mia sorella dice che è andata così.»
Una smorfia di risentimento gli veleggia sulle labbra. «Non ti ha detto la verità.»
«Cosa?»
«Sono stato io». Gli occhi di Gabriel sono ansiosi. Qualcosa lo tormenta, me lo confermano anche le sue labbra che continua a mordicchiare, come combattuto da qualcosa che non sa se può svelare.
«Come tu?»
«Ti ho travolto con i rollerblade. E' così che ci siamo conosciuti.»
Dopo quella confessione, non dice più nulla. A suo modo, mi sta lasciando il tempo per rielaborare quell'informazione o, più semplicemente, vuole condividere con me ciò che sto provando. Sono scioccata. Sento defluirmi il sangue sul volto e ho un attimo di sbandamento.
Gabriel mi si avvicina, ma con cautela. Mi scruta come se fossi una bambina sperduta, che si guarda attorno in cerca della mamma. «Stai bene?»
«No.»
Non sto bene, ma neanche male. Un profondo senso di indifferenza, è questo ciò che provo. E' come se un pugno invisibile volesse colpirmi, ma rimbalzasse contro un muro di gomma.
«E' terribile.»
«E' umano». Gabriel mi osserva con uno sguardo indulgente. «Hai solo bisogno di un po' di tempo, per capire quello che ti sta accadendo». S'incammina verso un sentiero, poi si volta a guardarmi. «Andiamo?»
«Dove?»
«A scoprire dove si è nascosta la nostra storia.»
Una lieve brezza che profuma di pino mi solletica il naso e mi auguro che l'incontro con i fantasmi del mio passato sia altrettanto delicato. Passo dopo passo, mi guardo intorno, ma l'unica cosa che m'investe è un forte senso di estraneità. Stringo le braccia al petto, l'aria è piuttosto calda, ma sono pervasa dai brividi. Qui è tutto calmo, immobile. Continuo a camminare, addentrandomi nella fitta vegetazione, con un piede calpesto un rametto e il suo scricchiolio come un detonatore innesca l'esplosione di un ricordo. La scena che ho davanti è intrisa di colori: dai tronchi bruni degli alberi al verde brillante delle foglie; dall'azzurro intenso del cielo al giallo luccicante del sole. Mi sembra di essere in un dipinto di Faraone. Ogni sfumatura di colore risveglia un'emozione assopita. Il paesaggio mi rotea intorno, gli alberi mi accerchiano e ho l'impressione che ridano di me. Questo posto non mi appartiene e sono pronta a fuggire via.
«Cosa c'è che non va?»
«Ho paura, portami via.»
Gabriel mi abbraccia, accarezzandomi i capelli. «Va tutto bene, Amore», sussurra appena quelle parole. «Non sei sola.»
Mi stringo ancor di più al suo petto e ascolto il suo cuore cantare per me. Non è facile neanche per lui restare al mio fianco e restituirmi qualcosa che un tempo ci univa e che non possiedo più.
«Vorrei ricordare, ma non ci riesco.»
«Ci riuscirai, ne sono sicuro» dice, dandomi un bacio sulla fronte. «Rivivere ciò che c'è stato, è il modo migliore per ricordare.»
Un brivido d'eccitazione mi pervade e un gemito sommesso mi sfugge di bocca, quando le sue labbra sfiorano il mio orecchio. Non so cosa abbia la mia testa che non va, ma ho l'impressione che il mio corpo non abbia dimenticato nulla o, se l'ha fatto, sta ricordando in fretta. I suoi muscoli sono tesi, pervasi da un'emozione vulcanica che pulsa sotto la pelle come magma incandescente. In un baleno, ha respinto le mie paure e trasfuso in me una carica di ottimismo.
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Il Custode dei sogni
ChickLitE' possibile che ogni singola scelta verso il proprio destino sia indirizzata dall'inconscio? E che l'incontro con una persona vista in un sogno abbia uno scopo ben preciso? Fin dove si può spingere il confine tra sogno e realtà, senza cadere nella...