Sento il vento caldo sulla pelle; l'odore fresco del mare; la luce abbagliante del sole; gli schiamazzi dei bambini che si rincorrono gioiosi. Durante le calde giornate estive, il lungomare è affollato dai bagnanti che si ritrovano ai Topolini muniti di stuoie di paglia o brandine, dal momento che il porfido diventa incandescente sotto il sole rovente. Per chi non è autoctono, la prima volta che vede Barcola d'estate pensa che i triestini prendano il sole sul marciapiede, mentre il caotico traffico cittadino scorre alle loro spalle.
Io la preferisco fuori stagione, quando i bar sono chiusi, non vi è l'ombra di bagnanti, i gabbiani planano silenziosi sfiorando la superficie del mare e, al crepuscolo, le luci del faro illuminano il lungomare fin dentro la città.
«Wow» Gabriel mi squadra dalla testa ai piedi, passando in rassegna il mio bikini. «Non potevo desiderare una visuale migliore.»
«I jeans non sono impermeabili all'acqua» ribatto, mentre tento disperatamente di cancellare dalla mia faccia la maschera d'imbarazzo.
«Sei ancora più bella di come ti ricordavo», Gabriel mi afferra per i fianchi e mi trascina a sé. «Non sai quanto mi manchi.»
«Adesso sono qui.»
«Altroché se sei qui» dichiara, lanciando uno sguardo sfacciato al mio decolté. «Per fortuna, non resterai mezza nuda a lungo o sarebbe impossibile per me tenere le mani a posto.»
«Cos'hai intenzione di farmi indossare, uno scafandro?»
«Noto con piacere che non hai dimenticato il tuo sarcasmo» mormora, prima di stamparmi un bacio sul collo.
Un brivido d'eccitazione s'infiltra sotto la pelle e lo sento correre come una Frecciarossa sui binari del cuore.
«Vieni» dice, prendendomi per mano.
«Dove andiamo?»
«A studiare la riserva» dichiara, mentre le sue labbra sprigionano una smorfia divertita.
Ci facciamo strada tra la folla di bagnanti, raggiungiamo a piedi il promontorio di Miramare, incastrato proprio tra il porticciolo turistico di Grignano e la riviera di Barcola. Il tratto marino-costiero in cui è situata declina in massi, ciottoli e formazioni fangose via via che dalla costa, costituita da roccia calcarea tipica del Carso, si raggiunge il mare.
Lo seguo, gli sono più vicina della sua ombra. Non conosco la meta della nostra insolita passeggiata, che si avventura su e giù lungo salite e discese rocciose. Con il piede colpisco qualcosa, probabilmente un sasso e inciampo.
Gabriel mi prende al volo, stringendomi forte al suo petto. «Cerca di stare attenta, perché se dovesse accadere un'altra volta non risponderò di me.»
«È una minaccia?»
«No, è una promessa.»
«E io ti prometto che andrò via, se non mi dici dove stiamo andando.»
«A fare un'immersione.»
Sbarro gli occhi e lo fisso incredula. «Non posso fare immersioni, non ho il brevetto.»
«Per il seawatching non hai bisogno del brevetto» risponde con una tale disinvoltura, quasi dia per scontato che io sappia di cosa parli.
«Sea ... wa ... watching?», balbetto.
«È un'immersione a bassa profondità, tre metri al massimo, ma il nostro itinerario non raggiungerà il metro e mezzo tra gli scogli. Saremo a pochi passi dalla riva.»
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Il Custode dei sogni
ChickLitE' possibile che ogni singola scelta verso il proprio destino sia indirizzata dall'inconscio? E che l'incontro con una persona vista in un sogno abbia uno scopo ben preciso? Fin dove si può spingere il confine tra sogno e realtà, senza cadere nella...