Il tempo, prima o poi, passa. Anche se sembra scorrere lento, così lento da farti ascoltare il rintocco di ogni singolo secondo. E in ogni singolo secondo percepisci i mutamenti dentro e fuori di te.
Caro diario,
l'inconscio è un sentiero imprevedibile e rischioso. Mi ha guidata verso la consapevolezza, attraverso un viaggio in un paese che credevo di conoscere.
Me stessa.
Di tanto in tanto, sono inciampata in qualche sassolino di incertezza, cadendo e ferendomi, ma sono riuscita a rialzarmi, con la sola forza della mia volontà. Barcollavo ma, reggendomi al bastone della mia tenacia, ho guardato avanti e ho scorto un traguardo.
Il mio risveglio.
Lasciandomi alle spalle la paura che mi teneva ancorata al passato come una pesante zavorra, mi sono avventurata su di un pendio ripido già battuto, la cui segnaletica era stata rimossa dalla mia mappa mentale. Ho perso il conto delle cadute, ma so con certezza quante volte, stringendo i denti, io mi sia rialzata.
Alla fine del viaggio, ho trovato ad attendermi una giovane fanciulla. Non l'ho riconosciuta subito, malconcia com'era. Coperta da tanti graffi ed ecchimosi, ma le ferite più profonde e dolorose erano già in via di guarigione. Le sono andata incontro e, guardando i suoi occhi luminosi e animati da una contagiosa voglia di vivere, non ho avuto dubbi su chi fosse.
La nuova me.
I tanti piccoli frammenti, dalla consistenza fragile ed eterea come i sogni, in cui si era frastagliata la mia anima, finalmente si erano consolidati tra loro, cancellando anche la più piccola cicatrice. Un lungo sonno l'aveva ibernata, narcotizzandola da ogni sofferenza, ma il risveglio le ha permesso di ritrovarsi.
S.
Serena non riusciva a stare seduta, un illogico e costante senso di fastidio fisico la tormentava, senza darle un attimo di tregua. Preferì alzarsi e cedere il posto ad un altro passeggero. Quella era una situazione nuova, ma non fu facile abituarsi. Era tornata a vivere, dopo un anno trascorso in una prigione fatta di paura e sofferenza, chiamata amnesia.
Ad ogni sosta esaminava la gente che saliva a bordo. Si guardava attorno con una certa precauzione, come se le persone potessero accorgersi della sua presenza e osservarla al solo scopo di indagare su di lei. Era nel mondo reale, completamente nuda sotto i loro sguardi curiosi. Solo dopo qualche minuto, fu consapevole del fatto che i passeggeri si ignoravano e che ignoravano soprattutto lei. Così, focalizzò l'attenzione su quella minuscola porzione di umanità che la circondava. Non l'aveva mai fatto prima, di solito si perdeva in pensieri o sogni ad occhi aperti su cui aveva poco controllo, tutto il resto non le interessava.
Tra la marea dei tanti, iniziò a distinguere ogni singolo individuo: una signora seduta dietro l'autista, con il carrello della spesa al suo fianco; un ragazzo intento a inviare messaggini con il suo cellulare; due ragazze che parlavano tra loro. Dopo aver fatto girovagare lo sguardo tra quella gente, si rese conto che della sua vecchia paura non c'era più alcuna traccia. Fece un lungo respiro di sollievo e, per il resto del tragitto, si godette la libertà appena ritrovata.
Di tanto in tanto, lanciava occhiate curiose al finestrone per vedere la città che non aveva mai guardato veramente. Era lì da un anno, ma la conosceva al pari di una turista. La mente aveva scelto di vivere altrove, in un mondo in cui il dolore non l'avrebbe uccisa. Quel pensiero rievocò Demi. Il suo ricordo aveva reso le ultime settimane strazianti ma, grazie a Diana, il vuoto che Serena aveva dentro e quell'esperienza di cordoglio incominciavano ad essere più tollerabili.
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Il Custode dei sogni
ChickLitE' possibile che ogni singola scelta verso il proprio destino sia indirizzata dall'inconscio? E che l'incontro con una persona vista in un sogno abbia uno scopo ben preciso? Fin dove si può spingere il confine tra sogno e realtà, senza cadere nella...