Capitolo 1

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-Io non capisco perché dobbiamo essere seduti vicini- disse lei. -Perché la prenotazione è allo stesso nome, quindi pensavano stessimo insieme e ci hanno fatto sedere vicino- le spiegò lui, cercando di mantenere la calma. -Ma...- provò a dire lei, ma lui la zittì. -Niente ma... Ora ho capito perché Eugenia mi ha chiesto di prendermi cura di te, sei una bambina- disse lui. Lei lo guardò male. -Non è vero -disse lei ed avrebbero iniziato una discussione delle loro, se la hostess non si fosse messa in mezzo -Signore e signora Lanzani, gli altri passeggeri si lamentano del fatto che parliate troppo forte, potreste abbassare la voce- chiese lei. Loro la guardarono un attimo, poi all'unisono dissero -Noi non siamo sposati- si guardarono negli occhi con sguardo di sfida ed odio. -Che bella tregua- disse ironica Lali. -Hai iniziato tu, ti lamenti di tutto- disse lui. -Hai iniziato tu a chiamarmi bambina, io avevo fatto solo una domanda- disse lei. Lui si mise il viso fra le mani, poi la guardò -Come posso sopportarti per tre ore?- domandò lui. -Ed io come faccio a sopportarti per un anno?- chiese lei. -Mettiamo delle regole- le propose lui. -Che intendi dire?- gli domandò Lali. Peter si sistemò sul sedile, si girò verso di lei e le spiegò -Entrambi abbiamo qualcosa che non ci piace dell'altro, lo diciamo, mettiamo delle regole e l'altro non fa quello che non piace. Per esempio, a me non piace che ti lamenti tutto il tempo, tu non ti lamenti se non è una vera necessità- lei fece cenno di si con la testa e disse -A me sembra che questo ci farà litigare di più, perché diremmo ciò che non ci piace e l'altro si offenderà- lui scosse la testa indignato -E non mi piace il fatto che devi per forza contraddirmi sempre, se l'avessi avuta tu quest'idea ti sarebbe piaciuta- disse. Lei lo guardò male, ma non disse nulla perché la voce della hostess gli disse di allacciare le cinture, che erano pronti al decollo. Durante il decollo Lali strinse forte, i braccioli del sedile, perforandoli con le unghie. Peter si girò verso di lei e le disse con voce scocciata -Guarda che così lì rompi. Che hai?- lei non si girò verso di lui, ne ribattette ciò che aveva detto. Aveva lo stomaco sotto sopra, la gola secca, la fronte sudata e la schiena bloccata, tutti i sensi all'erta, pronta ad esplodere. -Non mi piacciono gli aerei- disse. Lui alzò un sopracciglio -E come credevi che ci saremmo andati negli Hamptons?- le domandò. -Io preferivo la macchina- disse. Lui guardò le mani di lei, e contro tutti i suoi istinti, posò una delle sue, su una di quelle di Lali. Iniziò a fare respiri profondi e disse -Respira con me- e lei lo fece -Sta calma, sta tranquilla- disse. -l'aereo è uno dei mezzi più sicuri al mondo- -Ma se ci muoiono miglioni di persone ogni anno- lo contradisse lei. -Vedi che devi sempre contraddirmi? Io sto cercando di aiutarti- le disse. -Lali, guardami- lei scosse la testa, lui fece in modo che lei lo guardasse negli occhi, erano così vicini che entrambi sentivano il respiro dell'altro sulle labbra. -Ti giuro che non ti accadrà nulla- le promise. -Parli solo del viaggio in aereo? Perché ho paura di tante cose- gli disse lei. Lui le sorrise comprensivo -Quando stai con me, non devi temere nulla. Intesi?- le chiese. Lei fece cenno di si con la testa. -Scusa per averti urlato contro, era una bell'idea quella che hai avuto- si scusò lei. -Lali Esposito che si scusa? è un miracolo- lei lo guardò male. -No, ma non abituarti- gli disse. Lui fece cenno di si con la testa. -Ok, scusami tu per averti chiamata bambina- si scusò lui. Lei gli sorrise. 

365 giorni di LaliterDove le storie prendono vita. Scoprilo ora