Capitolo 28

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-Buon giorno signor Esposito- disse Peter, porgendogli la mano. L'uomo guardò la mano protesa verso di se e l'uomo che gliela porgeva, lo studiò, ma non sembrò piacergli ciò che vedeva. Peter sentì un brivido percorrergli la schiena. L'uomo gli strinse la mano e gli fece male, sembrò farlo a posta -Ci conosciamo?- chiese, andando subito al sodo, evitando le formalità tali i saluti. -Si- confermò Peter. -Sono un amico di vostra figlia- gli spiegò. -A me sembravi tutt'altro che un amico- gli disse lui, la voce tuonante pareva minacciosa. Peter inghiottì un po' di saliva. Non era mai stato un uomo coraggioso, ed il padre di Lali gli incuteva un certo timore. -Papà, lui è Peter Lanzani- gli spiegò Lali. -Il fratello di Euge, lo hai già incontrato, lo conosco da quand'ero piccola- l'uomo si girò verso la figlia e lasciò andare la mano di Peter, che dolorante la guardò, era rossa e pulsava. -E quel bacio?- domandò l'uomo. Lali sospirò ed alzò gli occhi al cielo, in presenza del padre era diversa, constatò Peter, meno paziente, meno educata, sembrava sempre dover stare sulla difensiva. -Papà, non sono più una bambina, non ti devo dare spiegazioni, tu non mi puoi fare più il terzo grado, io sono grande e faccio quello che voglio- le disse lei brusca. Peter ne fu sorpreso, Lali era sempre stata una persona pacata e tranquilla, non perdeva quasi mai la calma, a parte quando bisticciavano, ma quello era quasi sempre colpa sua, e poi era il passato, un passato molto vicino, ma al quale non pensava mai. -Non sei più una bambina, ma io sono ugualmente tuo padre- tuonò l'uomo. Peter fu tentato di svignarsela, ma Lali, forse percependo i suoi pensieri, gli prese la mano. Ma Peter si accorse che lei non lo faceva per evitare che lui scappasse, ma perché lui le diede forza. Peter strinse la mano di lei nella sua, per farle capire che lui era lì. Lei sorrise e lo ringraziò lanciandogli uno sguardo riconoscente. Ma quando riportò lo sguardo sul padre il sorriso si spense e lo sguardo si indurì. -Non ti sei mai comportato da padre, non serva che tu lo faccia ora- gli disse lei scontrosa. Lo sguardo di Mauro Esposito si intristì, le mani chiuse a pugno si aprirono, le spalle si rilassarono, le cose che gli aveva appena detto la figlia lo avevano ferito e molto. -Mariana...- iniziò lui, ma lei lo bloccò con un cenno della mano, stava scuotendo la testa. Peter si accorse solo in quel momento che l'uomo la chiamava col suo nome completo e mai col suo nomignolo, cosa che facevano invece tutti. -Non provare con il discorso "Io mi sono preso cura di te, ma ti ho anche voluto lasciare libertà", perché non è vero. Nei momenti in cui avevo bisogno, tu non c'eri, ma sai chi c'era, c'era Euge, e c'era pure Peter. Quando ho avuto un incidente in auto all'età di 17 anni, Euge mi ha portato in ospedale e si è presa cura di me finché non sono guarita, mi ha pure pagato l'intervento. Peter è sempre stato lì, per la maggior parte del tempo mi dava fastidio, ma mi faceva anche ridere, ed in un certo senso si è preso cura di me. Tu invece eri a divertiti con tua moglie chissà dove- sbottò lei. Peter la guardò. Ricordava che Euge gli aveva sempre detto che il padre di Lali fosse un uomo molto assente e complicato...ma non credeva così tanto. Ricordava quando Lali aveva avuto qual incidente, che lui e la sorella si erano precipitati immediatamente all'ospedale, ricordava l'ansia di Euge, ed anche la sua. Ricordava che vedere Lali su quel lettino, piena di bende, intontita per gli antidolorifici ed attaccati a diversi macchinari che lui non capiva, lo aveva spaventato, ma era viva e questo lo aveva riassicurato. Euge aveva pagato il tutto, cosa che aveva fatto innervosire loro padre, ma per una volta Peter aveva dato ragione alla sorella. Quando il padre di Lali si era presentato innervosito ed arrabbiato con la figlia, Euge l'aveva cacciato, senza avere paura della sua stazza e della sua rabbia, Euge gli aveva gridato parole forti, accusandolo di essere un cattivo padre e dicendogli che la figlia in quel momento non aveva bisogno di certe scenate. Lui se'nera andato senza ribattere, come se credesse che le parole di Euge fossero vere, ma in tanto era furibondo, ancora più di quando se'nera andato. -Mariana, ora questo non c'entra, sono venuto a riportarti a casa. Sei completamente impazzita? Trasferirsi così all'improvviso in un altro stato, lasciare il lavoro ed abbandonare tutto per seguire uno stupido desiderio di una morta. I soldi te li avrei prestati io se ti fossero serviti- gli disse lui. Peter era pronto a dirgliene quattro per come aveva parlato di sua sorella, ma non ne ebbe occasione. Lali gli assestò un pugno in pieno volto e lui arretrò quasi perdendo l'equilibrio. Sorpreso si portò una mano sul livido che gli si stava formando. -Mar...- iniziò, ma non concluse nemmeno il suo nome, perché Lali prese il braccio di Peter e lo trascinò fuori dalla palestra. -Chiama un taxi- gli disse Lali, appena furono usciti. Peter fece cenno di si con la testa e chiamò un taxi. Il taxi si fermò d'avanti a loro pochi minuti dopo. Peter gli disse la destinazione e poi l'uomo alzò il separé. Peter si girò verso Lali, che guardava dal finestrino. Peter le fece girare il viso verso di lui. Lali aveva gli occhi pieni di lacrime. -Scusa per come mio padre abbia parlato in quel modo di Euge e del suo desiderio- si scusò. Peter scosse la testa e le accarezzò le guance e coi pollici le asciugò le lacrime che le stavano bagnando il viso. Peter appoggiò la fronte alla sua ed inspirò il profumo familiare di lei, mischiato all'aroma salato delle sue lacrime. -Lali, non è colpa nostra se i nostri padri commettono errori. Noi siamo noi, i pensieri dei nostri padri non sono i nostri, come i loro errori non devono ricadere su di noi. Credo di essere quello che può capirti meglio, tu hai conosciuto mio padre, sai com'era, sai che è stato uno stronzo, ed io per molto tempo sono stato come lui, ma ora sono cambiato, tu non devi preoccuparti di lui, ne di diventare mai come lui, ne che ti dia fastidio. Io mi prenderò cura di te- le disse lui. Lali gli sorrise -Ti amo- gli sussurrò e lo baciò con estrema dolcezza. Quando il baciò terminò, Peter le sorrise e gli disse -Ti amo anche io- lei lo abbracciò e lui iniziò a baciarle il collo e ad accarezzarle la schiena da sotto la maglietta. Ma Lali lo allontanò con le guance in fiamme -Peter, siamo in taxi- lui non sembrò preoccuparsene. Iniziò ad arrotolarsi una ciocca di capelli di lei intorno al suo dito. -Be, quando arriviamo a casa riprendiamo l'allenamento dal punto in cui ci ha fermati tuo padre?- le domandò. Lei gli sorrise, anche se lo sguardo le si incupì quando Peter le nominò il padre, ma fu una cosa così veloce che lui pensò di esserselo solo immaginato. -Certo- gli disse, ma quando lui provò nuovamente a baciarla si sottrasse -Abbi pasienza Peter- gli disse lei. Lui la guardò. -Sarebbe più facile se non fossi così bella- le sussurrò lui all'orecchio. La ragazza ampliò il sorriso ed al secondo intento di lui di baciarla non si sottrasse, ma partecipò con molta passione. Quando il taxi si fermò d'avanti casa loro, Peter lo pagò velocemente, e la prese in braccio. Così la condusse dentro casa e fino in camera di lei, dove chiuse la porta alle spalle e la depose sul letto. Quando le fu addosso le disse -Mi piace questo tipo di lotta- lei si morse il labbro e gli tolse la maglietta impregnata di sudore -Lo so, ed anche a me, per questo sono la migliore, o no?- lo sfidò. Lui le sorrise si chinò per baciarla, ma lei si sottrasse -Prima rispondi- gli intimò. -Certo che sei la migliore- le assicurò. Lali ricambiò il suo sorriso e lo tirò verso di se per baciarlo.   

365 giorni di LaliterDove le storie prendono vita. Scoprilo ora