Capitolo 2

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-Peter- una voce nell'oscurità che chiamava il suo nome, un sussurro, il suo nome sembrava un suono così dolce detto da una voce così suave. Peter aprì gli occhi, e all'inizio non capì dove si trovava, poi pian piano iniziò a capire che era su un aereo. -Peter- disse di nuovo quella voce. Peter si girò e si ritrovò a pochi centimetri dal viso di Lali, i loro nasi si toccavano. -Che c'è?- le domandò lui, ancora un po' assonnato, senza riuscire a muoversi. -Siamo arrivati- gli disse. -Perfetto- rispose lui, ma nessuno dei due si mosse. -Dovremmo scendere- disse lei. -Concordo- disse lui, ma nessuno si mosse. -Questo non è normale- disse lei. -No, non è normale- disse lui. Lei chiuse gli occhi, e si allontanò da lui. Si alzò dal sedile e solo in quel momento, quando era a distanza di sicurezza da lui, si girò verso Peter. -Io inizio a scendere- gli disse e scese. Aspettarono che arrivassero le valige sul nastro trasportatore e poi si recarono all'esterno, dove una lussuosa macchina li stava aspettando per portarli nella loro nuova casa. -Signor Lanzani, signora Esposito, io mi chiamo Gaston Dalmau, e sono il vostro autista- di presentò, non appena loro furono entrati nell'auto. -Un piacere conoscerla- disse cordiale Lali. Gaston le sorrise attraverso lo specchietto retrovisore. -Sai già tutto immagino- gli chiese Peter. Lui fece cenno di si con la testa -La signora Lanzani mi ha parlato del suo tumore, a me e al resto dei miei colleghi che lei ha deciso di far rimanere. Ci ha spiegato che dopo la sua morte sarebbero arrivati due nuovi inquilini che avrebbero alloggiato nella casa per un anno e che poi si sarebbe visto. Ci ha anche detto che litigherete molto- disse lui. -Non troppo, abbiamo fatto una tregua- si intromise Lali. -Quindi voi sapevate del tumore?- chiese Peter, si era fatto più cupo. -Si, qualcosa non va?- domandò lui. -No, solo che io non ho saputo del tumore prima di che mia sorella venisse ricoverata d'urgenza in ospedale- rispose lui acido. Lali lo guardò, ricordò che Peter il giorno in cui Euge era stata ricoverata in ospedale le aveva urlato contro, che quando si era calmato le aveva chiesto scusa piangendo, lei quel giorno non seppe perché Peter si era comportato così con la sorella, pensava che fosse sotto pressione e triste, ma ora aveva capito, Euge gli aveva mentito e lui era stato male per quello. -Nemmeno a me lo ha detto- gli disse lei. -ha detto che lo aveva fatto per il nostro bene, per non farci preoccupare- lui si girò verso di lei, il suo sguardo conteneva molta tristezza. -Be io volevo preoccuparmi per lei, cercare insieme una soluzione e se non l'avremmo trovata, piangere insieme a lei-  disse lui. Lali gli mise una mano sulla spalla e gli disse -Lo so, ti capisco, ma ora non possiamo fare nulla, non puoi prendertela con lei- lui fece cenno di si con la testa. 

La casa negli Hamptons era identica a come Lali la ricordava, bella e grande, ma fredda e poco accogliente senza Euge. Dovunque Lali si girasse, vedeva momenti che aveva vissuto con Euge, come quella volta che avevano quasi incendiato la cucina, o quella dove giocavano a nascondino e si erano nascoste sotto il letto. Peter si sedette sul divano e chiuse gli occhi, Lali gli si sedette accanto. -Ti manca molto?- gli domandò lei. Quando Euge era morta, aveva sempre pensato che era stata lei l'unica a soffrire. Non aveva mai pensato che pure qual'un altro potesse stare male, qualcuno come Peter. -Si- rispose lui. -Io non so se resisterò qui, la vedo ovunque- disse lei. Peter si girò verso di lei ed aprì gli occhi, le sorrise e Lali notò che si sforzava, doveva essere stanco per il viaggio ed il pensiero di Euge lo faceva cadere in depressione, come a lei. -Anche io. Ricordo l'estate in cui venimmo in vacanza qui, tutti e tre, eravamo adolescenti, abbiamo letto storie di paura tutta la notte, ricordo che tu hai voluto dormire con la luce accesa per la paura e che alla fine il mattino seguente avevamo dormito tutti e tre insieme- Lali sorrise a quel ricordo, era vero, lei e Peter litigavano sempre, ma se guardava in dietro i suoi migliori ricordi erano con lui. -Io vado a letto- disse lui e si alzò, lei si alzò insieme a lui. -Quale camera prendi?- gli chiese, e quando glielo chiese lanciò un occhiata alla camera al piano di sotto, la porta chiusa color caffè, la camera di Euge. -Io non prenderò la sua camera, penso che vorrei lasciarla così- disse lui. -Nemmeno io- disse lei. -Poi ci andrò a dare un occhiata, Gaston mi ha detto che ci sono delle sue cose, dovrebbero esserci oggetti suoi per tutta la casa, ha detto che l'ultima volta che l'ha vista nascondeva oggetti in tutte le stanze, quando gli ha chiesto perché, lei ha detto che erano dei regali per i nuovi inquilini- disse lui. Lali sorrise. -è sempre stata così- disse. Lui fece cenno di si con la testa e salì le scale, dirigendosi nella camera dove dormiva sempre quando andavano in vacanza lì. Lali pure aveva una camera lì, molte volte dormiva nella camera di Eugenia, o lei dormiva da Lali. Senza pensarci due volte, salì le scale ed entrò nella sua camera. Aprì la porta e vi entrò, la camera era come la ricordava, spaziosa, il letto grande attaccato alla parete, la piccola libreria piena di libri, le poltrone ed il tavolino, alcuni giochi da tavolo e delle carte appoggiati su uno scaffale, una porta che portava in un bagno privato, un armadio a muro ed uno specchio. Sulla parete c'erano delle scritte che avevano fatto quando erano più piccoli. Si gettò sul letto e chiuse gli occhi, sognò Euge, lei e Peter che giocavano a rincorrersi, la piscina, gli aquiloni, aveva bei ricordi in quella villa, resi tristi dalla mancanza di Euge.  

365 giorni di LaliterDove le storie prendono vita. Scoprilo ora