• Capitolo 6

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                                              TOM

- Finalmente, dov'eri? Tra un po' chiude il discount - dice Bill mentre entro in casa.
Non sapevo se dirgli che avevo visto Destiny. So che non c'era stato nulla di male ma magari lui si farebbe film strani e io non avevo voglia di creare problemi. Non in questo periodo e poi con mio fratello.
- Ho fatto tardi per parlare con Peter, mi ha pagato cento euro di meno, sono stufo non resisterò per molto in quell'officina giuro - rispondo tornando con la mente a quel coglione che non mi degnava mai di un minimo di rispetto.
- Tom tu sai che quei soldi ci servono - dice Bill sospirando. Forse credeva un po' troppo nelle favole; che ci saremmo sistemati e che saremmo diventati pieni di soldi ma la vita non è stata mai buona con noi, non vedo perchè dovrebbe farlo da ora.
- Bill ne ho le palle piene di quel mangiasoldi. Ho sopportato fin troppo, è un anno che lavoro lì dentro come un mulo e lui pensa di potermi prendere per il culo - ribatto lanciando le chiavi della macchina sul tavolo.
- Tom anche io al bar guadagno poco, ma c'è chi sta peggio di noi...Finchè saremo insieme non saremo mai in mezzo ad una strada - risponde lui cercando di rincuorarmi. Io non ero come lui, quando una cosa mi irritava non me la facevo scendere finchè non trovavo una soluzione. Lui era molto più superficiale e non nego che a volte ci volesse.
Tutti e due potevamo prendere spunto dall'altro. Io imparare ad essere più calmo e lasciapassare come lui, e lui  essere più realista e tenere i piedi per terra.
- Dai andiamo a comprare o chiude veramente - rispondo riprendendo le chiavi.
Puzzavo di lavoro e ogni volta per togliere l'odore di automobili  dovevo stare almeno mezz'ora in doccia a sgrassarmi.
Non osavo mmaginare Destiny mentre era in macchina con me cosa avrebbe potuto pensare, forse che non mi lavi o cose simili.
Comunque non era importante, avevo fatto semplicemente il mio dovere di uomo. Proteggere una ragazza e difenderla da un malato ubriacone. Finita lì, per questo Bill non aveva motivo di saperlo, non era un fatto alla quale dare del peso. Poteva capitare a qualunque altra.

                                      DESTINY

Quando esco dalla doccia scopro che la cena è pronta in tavola e mi affretto a indossare un pigiama comodo per scendere e stare con i miei genitori. Amavo l'armonia che c'era in casa mia, anche se dovevo ammettere che a volte la mancanza di un fratello o una sorella si sentiva. Avevo solamente Cloe sulla quale fare affidamento ma non  nego che non riuscivo a contare al cento per cento su di lei. Nascondeva sempre un filo di astuzia e di puzza sotto al naso. Facevo finta di niente per dedicarmi al divertimento, ma magari la sua famiglia parlava male di me ed io non lo sapevo. In fondo lei non usciva mai di casa e quindi poteva provare un po' d'invidia in me. Questo la rendeva anche più instabile emotivamente e riusciva a prendersi di un ragazzo anche dopo poco.

Finalmente mi siedo e vedo i miei genitori ridere di alcune foto sul cellulare. Erano molto uniti e affiatati nonostante fossero passati vent'anni dalle loro nozze.
Anche io sognavo di buttarmi a capofitto in una relazione come la loro. Forse se avessi avuto genitori separati o divorziati l'avrei pensata diversamente. Magari avrei voluto restare single a vita. Questo però non impediva il fatto che io usassi essere razionale con i maschi ma probabilmente il mio inconscio mi suggeriva diversamente: bastava fare caso alle piccole sensazioni che provavo stando con Bill.  Pur essendo un semplice "amico" o meglio "conoscente".
- Sta sera verdura ragazzi - urla mia madre contenta poggiando la pentola scottante al centro tavola.
- Che meraviglia - rispondo controvoglia. Odiavo la verdura e lei lo sapeva.
- Buon appetito - dice mio padre accendendo la televisione.
- Altrettanto - rispondo afferrando un cavolfiore e guardandolo in malomodo, come se fosse avariato.
- Finiscila e mangia - dice mia mamma in tono scherzoso ma comprensivo.
- Ah Destiny dimenticavo, nel weekend io e la mamma non ci siamo. Dobbiamo partire per la francia ad inaugurare una nuova compagnia aerea. I pezzi li abbiamo disegnati io e lei insieme - Dice mio padre accarezzandomi una mano.
Ebbene sì. I miei genitori erano direttori di un'azienda che costruiva pezzi per gli aerei. Entrambi erano ingegneri e disegnavano tramite un computer.
- Non c'è problema - dico accendendomi immediatamente. Per me era una pacchia restare a casa da sola anche solo due giorni, non aspettavo altro.
- Chi inviterai? - dice mia mamma facendo l'occhiolino a mio padre.
- Io? Nessuno chi devo invitare? - rispondo invitandola a farsi i fatti suoi. Mi scappa un risolino pensando a mio padre che faccia farebbe se mi sorprendesse qui con un ragazzo. Ero abituata a non presentarli a loro, mi ci vedevo solo fuori e finiva lì.
- Ormai sei grande è inutile che io ti dia raccomandazioni..Sai il fatto tuo - risponde mio padre senza fare una piega.
- Papà posso chiederti come mai sei molto più tranquillo in questi giorni? Insomma ho fatto tardi e non mi hai detto niente, ora te ne esci con questa frase. Hai preso una botta in testa? - dico facendo una mini-risata e ingoiando un boccone di cavolfiore.
- No, semplicemente quest'anno ti diplomi ed è giusto che tu sia libera di fare cosa vuoi. Da questo momento la vita è tua e la devi gestire da sola - dice lui pulendosi la bocca col tovagliolo.
Rimango un attimo stranita ma poi mi riprendo e annuisco dandogli ragione. Infondo lui era giovane, aveva solo quarantun anni e non poteva che avere una mentalità moderna. Ecco perchè Cloe forse era gelosa veramente un pochino.

The Same Souls {Le stesse anime} TWINSKAULITZDove le storie prendono vita. Scoprilo ora