The Same Souls {Le stesse anime} TWINSKAULITZ

• Capitolo 14

- Scusa ero andato a mettermi anch'io qualcosa di comodo - dice Tom entrando in camera e facendomi sobbalzare dai pensieri. Ero presa dal guardare il cielo attraverso la finestra della camera di Bill.

Lo guardo da sotto le coperte e gli sorrido senza rispondere:

- C'è qualcosa che mi dice che sei preoccupata.. - dice Tom sedendosi accanto a me, al bordo del letto.

- No è che.. I miei genitori non hanno risposto al mio messaggio, poi... -

- Poi? - mi interrompe lui sapendo già dove sarei andata a parare.

- Bill...insomma noi siamo qui, a casa tua, e lui da solo.. In quella pensione. - dico confessando il mio dispiacere che avevo cercato di nascondere per tutto il giorno. Probabilmente avrei ferito Tom con quella frase, mi era già successo di sentire questa sensazione, quando Bill aveva provato a baciarmi a casa mia e lui ci aveva interrotti. È vero, non avevamo vissuto molto insieme ma era bastato quel poco per avvicinarci. Ci eravamo lasciati scappare qualche gesto che spingeva una semplice conoscenza ad una possibile "attrazione", era inutile continuare a negarlo, per quanto mi potessi sforzare andavo sempre a finire lì con lui.

                                       TOM

Pensava a Bill, ma non come lo pensavo io. Lo pensava perchè le mancava, stando in quella stanza poteva ricordarsi meglio di lui e provavo un fastidio immenso nel sapere che la mia compagnia non le bastava, ero uno stronzo egoista, che aveva già provato ad approfittarsi di lei nonostante Bill l'avesse conosciuta per primo. Mi ero promesso di non approfondire i rapporti con lei ma stavo facendo tutto l'opposto. Quel giorno passato insieme da soli, mi aveva fatto venire la voglia di averla vicino più spesso. Non volevo che Bill mi odiasse e mi stavo infilando in un vortice di problemi senza volerlo. Non riuscivo a dormire da solo sapendo che quella ragazza era lì a due passi dalla mia stanza, eppure a casa sua tutto questo non mi succedeva. Forse il clima, il posto intimo di casa mia, mi faceva sentire più sicuro, come se lei non potesse scappare da me. A Berlino avevamo parlato poco, un po' perchè c'era Bill e un po' perchè non sapevo bene cosa dirle. Quando quella sera l'ho vista alla festa di Mike, non avrei mai immaginato che saremmo arrivati a due passi dal baciarci. Ero contraddittorio da morire, al mattino insinuavo di volerla evitare e alla sera ero insieme a lei, in casa mia, senza nessun ostacolo che potesse evitarci i contatti.
Sapevo che la attraevo, ma sapevo anche che Bill l'aveva attratta ancor prima che arrivassi io, ciò poteva essere un grosso problema per tutti e tre, ed io non sapevo cosa fare a riguardo. Forse avrei dovuto accompagnarla a casa e smetterla di pensarci, farmi una vita a Magdeburgo e non fare un torto così grande al mio gemello. Il punto è che quando una ragazza ti interessa, ti senti più uomo se vedi che da parte sua non c'è un rifiuto al cento per cento ed era chiaro, che lei non mi rifiutava. Cercava di trattenersi per il mio stesso motivo, magari, se non esisteva Bill, a quest'ora eravamo già in attrito sotto le lenzuola.

- Anche a me manca Bill, io e mio fratello siamo sempre stati una roccia insieme, non mi sembra vero che abbiamo litigato.. - rispondo guardando in basso, cercando di non dare a vedere il filo di gelosia che trapassava i miei occhi.

- Già... Forse domani quando torno a Berlino lo vado a trovare a lavoro, avevo promesso di scrivergli ma presa dal resto non l'ho più fatto... - spiega lei.

Il solo pensiero di loro due a Berlino mi contorce lo stomaco. Sarebbero passati giorni e poi lei si sarebbe dimenticata di me. Non mi importava che non ci fosse nulla di concreto, a volte nella vita uno sentiva il bisogno di essere considerato.

- Certo è giusto - rispondo camuffando il mio animo.

- E tu? Che farai? - chiede lei alzandosi appoggiando la schiena al muro per guardarmi meglio.