La ruota posteriore sollevò un cumulo di polvere in frenata. Scese dalla sella, fece i gradini a quattro a quattro, ma quando si trovò davanti all'entrata, la porta non si mosse. Fece un passo indietro perchè la telecamera potesse inquadrarla meglio, ma non sortì alcun effetto.
-JARVIS, apri le porte! Sono io!
Nulla.
-JARVIS, fammi entrare! - ripetè, battendo il palmo sul vetro.
-Il signor Stark ha ordinato che nessuno entrasse o uscisse dal palazzo fino a prossimo ordine.
-Stupida intelligenza artificiale, fammi entrare!
-Mi dispiace, signorina Sullivan.
-E va bene. - disse riscaldando un pugno.
-Ah-ah-ah!
Iron Man atterrò tempestivamente alle sue spalle. Il casco si schiuse.
-Dove vai?
-Mi sembrava strano che il Capitano non mi avesse ancora spedito la baby-sitter!
-L'hai fatto davvero incazzare stavolta.
-Sai che novità.
-Anzi, è molto incazzato. - puntualizzò. - JARVIS, puoi aprire adesso.
-Sì, signore.
Una spia si accese sul sensore.
-Comunque ci sono dei risvolti.
-Positivi o negativi?
-È difficile definirli. Spero solo di non trovare una brutta sorpresa. Tieni gli occhi aperti.
La maschera di metallo tornò al suo posto. I propulsori diedero una spinta contro il suolo.
-Ci vediamo su.
-Niente passaggio stavolta?
-Per quanto simpatizzi per le tue idee anticonformiste, il Capitano mi ha avvertito sul fatto di premiarti ogni volta che fai di testa tua. E poi, non soffrivi di vertigini?
Iron man sparì ascendendo. La hall era deserta. Sembrava tutto normale, tutto in ordine, tutto ordinariamente pulito. Si inserì nell'ascensore, premette il bottone per il laboratorio. Quando le ante si unirono e si trovò da sola a riflettere, si accorse di un certo fremito negativo che si amplificava ad ogni piano.
Forse non era stata una buona idea. Stava andando incontro ad un pazzo omicida immortale con... che arma? Un paio di fiamme e qualche mossa alla spia russa? Magari sarebbe riuscita a fargli prendere fuoco al mantello, colpirlo alle spalle durante un abbassamento della giardia, ma lui l'avrebbe infilzata con lo scettro come uno spiedino... O peggio: l'avrebbe usato per soggiogarla! L'ultima volta non c'era riuscito, ci avrebbe riprovato di sicuro. Che cosa le era saltato in testa? Doveva tornare indietro immediatamente, ma i numeri continuavano a crescere e crescere e crescere...
Il cuore le si fermò assieme all'ascensore. Le porte si aprirono davanti al laboratorio che, vuoto, pareva ancora più vasto. La luce del giorno penetrava all'interno dei vetri, rimbalzando sulle cromature del metallo. I pavimenti limpidi e cerati. Niente fuori posto. Nessuno ad attendere il suo arrivo. Il cuore ricominciò a battere.
In silenzio, scese la rampa. Adocchiò lo scettro ancora collegato ai fili. Tirò un altro sospiro. Era tutto a posto. Del dio nessuna traccia. Forse si era sbagliata. Non volle immaginare la sfuriata che le avrebbe fatto il Capitano quella sera. Forse era la volta buona che l'avrebbero cacciata dalla squadra.A interrompere i suoi pensieri fu un suono elettronico, proveniente dalla Sala d'Incubazione. La porta, che solitamente era chiusa con un codice di accesso, era aperta e bloccata a metà. Un'ombra immobile si spalmava sul pavimento lucido. Aveva parlato troppo presto.
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Neve E Cenere | MARVEL ❶
FanfictionAstrid non è un'eroina e non si aspetta che il mondo la acclami. È anarchica, polemica, insubordinata, curiosa ed impulsiva. La rabbia e il fuoco scorrono nelle sue vene come il sangue per i comuni mortali. Dopo la sua cattura, si trova a dover sceg...