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Qualcosa, un rumore, una situazione diversa da quella in cui ero;

Poi niente.

Di nuovo, una sensazione, diversa, qualcosa di diverso, la mia pelle, le mie orecchie, il mio naso sentivano cose, diverse, ma erano immersi in qualcos'altro, da cui non volevano riemergere.

Ah, poi niente.

Era dappertutto, era cambiato, anche quando cambiavo universo, io sentivo l'altro;

Non ho mai smesso, non mi ha mai dato pace, e col tempo impari a conviverci.

Silenzio e niente...

Tastai con le dita ciò che vi era sotto di me, era diverso, toccai ancora, non era duro, né tanto meno freddo. Strinsi il morbido tessuto.
Gli occhi erano come legati fra loro, come se una sostanza appiccicosa li tenesse uniti.
Ci volle del tempo, non sapevo quanto, tanto, poco?
Minuti, secondi, ore?

Quando gli apri cercai di mettere a fuoco la stanza, ma mentre mi alzavo dal letto una violenta fitta mi colpi la testa, facendomi ritornare seduta.

Mi tenni presi la testa fra le mani dolorante, aspettando che il dolore passasse.

La stanza attorno a me era buia, a eccezione di alcuni spiragli di luce che provenivano dalla porta socchiusa.

Provai nuovamente ad alzarmi.
nonostante la testa mi facesse ancora male.

Ricaddi brutalmente sul letto.
No.
Non ora è non qui.
Mi sdraiai sul letto.
Chiusi gli occhi un attimo cercando di far alleviare il mal di testa.

<< Ti sei svegliata vedo. >> disse qualcuno.

Mi alzai di scatto più sorpresa che spaventata.

<< Tu... >> sibillai
<< Dove sono?>> dissi alzandomi, ignorando il forte dolore che provavo al capo.

Rise.

<< Che hai da ridere? >> dissi appoggiando una mano alla parete per non cadere.
<< Sei qui. >> disse uscendo dalla stanza.

<< Dove, qui?!>> chiesi seguendolo, uscendo dalla camera.
Una forte luce mi invase gli occhi facendomi oscillare, cercai di tenermi al muro.

<< Fanculo.>> sentivo un groppo alla gola.
Iniziai a sentirmi l'aria mancare, mentre il mio respiro risultava irregolare.
La stanza attorno a me stava girando, e come se il peso di qualcosa che cerchi di dimenticare, ti cade addosso, d'imporovisso, uccidendoti.
Un fremito mi attraverso il corpo dopodiché la mia mano scivolo sulla parete, e io caddi.

Inizialmente lui non si accorse di nulla.
<< Ehy, ma ti sei per caso persa?>> chiese ironico, rientrando nel corridoio.
Appena mi vide la sua faccia cambio espressione prima stupore, poi spavento e infine un qualcosa che si assomigliava alla compassione o forse era dispiacere, non importava perché chiunque mi vedeva in questo stato faceva quell'espressione, quella faccia, mi guardavano tutti in quel modo, un modo che odiavo più di tutto quello che mi stava succedendo.

Si inginoccio accanto a me.
<< Che succede? >> chiese.
<< Niente. Tu aiutami solo ad alzarmi. >> risposi mettendo una mano sulla sua spalla, la ritrassi immediatamente.
<< Aia. >>
<< Che c'è? >> chiese.
<< Mi hai dato la scossa. >>
Mi guardandai la mano, non era la semplice scossa che ricevi qualche volta toccando la maniglia di un auto, o quando ti scontri per caso con qualcuno.
Era stato come se avessi infilato una mano bagnato dentro una presa.
<< Si certo. >> sussurrò prendendomi in braccio.

<< Cosa ti è preso prima?>>
Aprì la bocca per dire qualcosa, ma la richiusi subito dopo, forse non era il caso, ed era una storia troppo complicata da ascoltare per lui, e difficile da raccontare per me.
<< Non so, forse un calo di zuccheri. >> menti.
<< Si è possibile. È molto comune per quelli della tua età. >> disse poco convinto.

Era una stanza grande con al centro un grande sofà bianco.
A un estremità della stanza vi era una cuccina, piccola ma moderna.
<< Cosa vorresti dire con "quelli della tua età"? >> chiesi indignation.
<< Niente, aspetta qui. >> disse portandomi sul divano.

Mi accovaciai portando le gambe vicino al petto, cercando di calmarmi.
Repirai profondamente come avevo imparato, cercando di distrarmu.

Davanti a me c'era un tavolino in vetro con alcune riviste con delle auto e alcune donne poco vestite e un computer, e il telecomando della grande TV di fronte a me.

Avevo sporcato leggermente il divano con le scarpe.
Maledetto lui che compra divani bianchi, chi compra divani bianchi nel ventunessimo secolo?

Mi portai la mano sulla lingua e poi la sfregai sulla parte sporca.

<< Fanculo. >> impreccai dopo che la macchia non se ne andava.
<< Che fai? >> chiese piggiando una ciambella e una tazza sopra il tavolino.
<< Niente. >> ritirai la mano velocemente.

Guardò il punto in cui prima cui era la mia mano e disse.
<< Non preoccuparti per quello. >>
<< Va bene.>> sussurrai prendendo la tazza.
<< Grazie. >> dissi portandomela alle labbra.

Sputai subito quello che avevo bevuto.

<< Ma che cazzo ti è preso? Ti avevo detto di non preoccuparti di quella macchiaa non di rovinarmi il divano è la maglietta. >> chiese alzando si.
<< Era caffè. >> risposi ovvia.
<< Si. E allora?>> chiese.
<< Io non bevo caffè, e poi era bollette cosa volevi farmi perdere la sensibilità alla lingua?>> chiesi.

<< Tu hai qualche problema. >> disse sfilandosi la maglietta.
" Non guardare Zoe non guardare."

Presi la ciambella, rigirandomela tra le mani.

<< Cos'è vuoi per caso sputano anche quella addosso?>> chiese ironico.
<< Non crederti simpatico. >> risposi semplicemente.
<< Eh? >>
<< Perché non lo sei. >> dissi adentandola.
Era morbida e dolce, ma il ripieno alla ciliegia non mi piaceva.

<< Cos'è non puoi mangiare neanche quella? >>
<< È alla ciliegia, nel senso è farcita con marmellata alla ciliegia, e a me non piacciono le marmellate dentro i dolci. >>
La pioggiai sul tavolo e mi sedetti meglio.
<< Del tipo non ne hai qualcun'altra senza della frutta dentro, tipo alla Nutella o alla crema. >>
Inarcò un sopracciglio senza dire nulla.

<< Mi va bene anche con una semplice crema alle nocciole. >> dissi guardandolo negli occhi.
<< Ah e metti una maglietta per favore, così mi dai fastidio. >>
<< Non sei nella posizione di dare ordini. >>
<< Mi hai rapita, il minimo che puoi fare è darmi una colazione decente. >> dissi incrociando le braccia al petto, alzandomi.
I sintomi dell'attacco erano svaniti, proprio come erano venuti, senza lasciare traccia o senza un motivo reale.
<< Sai che sei proprio viziata e poi la farcitura alla ciliegia contiene meno calorie delle altre. >>
<< Mi stai dicendo che sono grassa? >> chiesi avvicinandomi a lui.

Il suo fisico scolpito, emanava un forte odore di colonia maschile, e che mi metteva leggermente a disagio ma non lui non se ne accorse, bhe una cosa è quando menti o ti devi nascondere i tuoi sentimenti qualche volta e devi improvvisare tutto, un altro e quando la tua intera esistenza poggia le fondamenta su un illusione.

<< No dico solo che sei pazza e viziata. >> disse andandosene.

Brown EyesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora