"Forse ho visto solo male.
Si, sicuramente. Sono stanca e quindi mi sono immaginata tutto." mi ripetevo queste parole cercando di tranquillilizzarmi.
"Poi la casa è piena di sistemi d'allarme, anche se non so esattamente come funzionano, dovrebbero servire a quello. "
scesi le scale velocemente, guardavo attorno attenta, a destra a sinistra, su e giù, come un detective che esamina da lontano la scena del crimine, come se un pericolo in agguato potesse celarsi nel buio, e fosse pronto a saltarmi addosso quando avrei abbassato la guardia.Ragiunsi correndo la cucina.
Il salotto era buio, e sapevo che se avessi guardato con più attenzione avrei sicuramente visto cose che in realtà erano frutto della mia immaginazione.Iniziavo a pentirmi di essere scesa, perché per una volta non potevo starmene buona o farmi aiutare, si avrei potuto chiamare mia madre.
Ma mi avrebbe detto di tornarmene a dormire, visto che succedeva spesso che io dicessi di vedere oggetti, persone, fantasmi o perfino alieni, ma tutte le volte risultava uno scherzo della mia mente, o forse ero semplicemente pazza.
Aprì gli scaffali alla ricerca di qualcosa con cui difendermi: piatti cucchiai, pentole troppo piccole per essere usate come armi, mestoli.
Trovai anche un mattarello e un paio di forbici, appoggiai entrambi sul ripiano della cucina.Presi in mano il mattarello rigirandomelo fra le dita, pensando a qualcos'altro con cui potevo difendermi dal mio imminente aggressore, se volesse attaccarmi e soprattutto se c'era veramente qualcuno oltre a me in quella casa.
In quel momento vidi la vecchia padella appesa sul muro, come decorazione, fu come una visione.
Era una vecchia padella in bronzo degli anni ottanta, aveva un diametro di circa tracinque centimetri, almeno così credevo, era un po' scrostata, ma nel complesso era forte e robusta, quello di cui avevo bisogno.
Avevo visto spesso che nei film usavo o padelle del genere per difendersi.
<< Un, due tre forza Zoe. Un, due, tre forza Zoe.>> continuavo a ripetermi mentre saltellavo sul posto cercando di farmi forza.
Presi una padella senza fermarmi.<< Signorina. >> una voce femminile un po' grossa mi fece sobbalzare.
Urlai, facendo cadere la padella a terra, che produssero un terribile baccano.<< Le sembra normale ciò che sta facendo? >> disse Mala.
La guardai per qualche secondo, senza sapere che dire;
<< Quindi? Che ci faceva a quest'ora della notte, al buio nella cucina, perlopiù con una padella d'antiquariato in mano?>>
"Padella d'antiquariato, pensavo esistessero i mobili, i tavoli, le sedie, i vasi d'antiquariato, ma non le padelle." mi abbasai per raccoglierla e la pioggiai sul tavolo.
<< Io ecco, pensavo che fosse entrato qualcuno in casa e quindi sono scesa a controllare. >> cercai di giustificarmi cercando di non sembrare pazza, anche se ora quello che dicevo non poteva che farmi sembrare stupida.
Mi squadrò dalla testa fino ai piedi.
<< Io sto andando a dormire, credo che dovresti fare lo stesso. >> disse poi andandosene.<< Oh perfetto questa mi conosce da neanche due giorni e crede già che io sia pazza. Probabilmente ho un dono naturale. >> dissi trascinando una sedia da sotto il tavolo, per poi sedermici sopra.
Guardai se la donna se ne fosse andata, peccato che era ferma in cima alle scale, in un angolo buio che mi guardava.
Una serie di brividi mi percorse il braccio destro.
A dir poco inquietante.<< Buonanotte. >> disse in fine, per poi scomparire.
<< Buonanotte. >> sussurrai debolmente, poco dopo.L'orologio sopra di me segnava le dodici.
Fissai le lancette dell'orologio.
A volte avevo l'impressione di star sprecando il mio tempo, cioè ero un adolescente che agli occhi di tutti aveva tutto, ma io mi sentivo continuamente male, giorno dopo giorno.Mi sentivo male per tanti motivi, almeno così ero riuscita a capire con lo psichiatra, un paio d'anni fa.
Erano diversi i risultati:
Il fatto che non avessi nessun amico, la mancanza di una figura paterna nella mia vita, la mia chiusura è timidezza verso il prossimo, ma soprattutto erano gli eventi che avevo rimosso dalla mia mente, infatti a volte si manifestavano immagini confuse nella mia mente, che mi provocavano strani attacchi di panico, asma e a volte svenivo, il problema in tutto questo è che questi " momenti di oblio" o perlomeno così gli aveva definito lo psichiatra, si presentavano all'improvviso, senza un motivo particolare, o se anche un motivo ci fosse non eravamo ancora riusciti a identificarlo.Questo dicevano loro...
Ma quello per cui soffrivo io era altro.
A causa di questa "patologia" e dei conseguenti avvenimenti che causava, mia madre era davvero rigida con me, potevo uscire solo di giorno, non rientrare troppo tardi la sera, non potevo bere alcun tipo di bevanda alcolica, fumare, andare in discoteca o alle feste per paura che una di queste cose potesse "svegliare" la mia malattia, e quindi io anche il fine settimana ero sempre a casa, e questo probabilmente il fatto mi causato la depressione, o anche se fosse che il mio stato depressivo non fosse causato da ciò, il fatto che io stia sempre a casa rappresenta una grossa fetta dei miei problemi.
Infatti vedere e sapere che i miei coetanei erano in giro a divertirsi, mentre io ero sul letto a leggere qualche stupido libro, che neanche mi interessava, oppure a guardare qualche noioso documentario, mi creava un senso di infelicità che era anche difficile da comprendere.
Spesso in quelle notti mi sentivo angosciata, triste e sola, a volte aprivo la finestra e piangevo, parlando con la luna, o con le stelle facendo finta che mi capissero, visto che non avevo nessun amico, oppure mi è capitato anche di sentire qualche gruppo di ragazzini quando abitavamo in una piccola città della Florida, a casa della sorella di mia madre, che cantavano e ridevano tra loro, e anche lì dal mio letto piangevo un po' pensando al fatto di quanto potesse essere bello fare quel tipo di cose, per quanto stupide e infantili fossero, perché io quelle cose non le avevo mai fatte, e probabilmente non le avrei mai fatte perché da quanto i dottori dicevano la malattia avrebbe potuto solo aggravarsi col tempo.
Mi alzai, andando verso la porta.
Mi fermai prima di raggiungerla, avevano tolto la chiave, e io ero rinchiusa la dentro come sempre.
Corsi in camera mia, disperata.
Per quanto fosse stupido quello che chiedevo, ne avevo maledettamente bisogno.
Io ero stanca di passare le mie giornate dentro delle stupide mura, ero stanca di essere sola, di sentirmi bloccata, chiusa, impedita in qualsiasi cosa facessi da mia madre, io sapevo perfettamente che lei semplicemente voleva proteggermi, ma non si rendeva conto che piano piano io stavo andando verso un precipizio , quello dal quale lei tentava di proteggermi, ma non si rendeva conto che era proprio lei a spimegrmici dentro.
Ero stanca di tutto e di tutti, non c'è la facevo più, a volte volevo solo spegnere tutto questo, bere qualcosa che mi facesse smettere di sentire qualsiasi emozione.Mi accovacia sulla sedia del mio balcone.
<< Perché? Perché proprio me? Cosa ho fatto di male? Perché non posso vivere come qualsiasi ragazza della mia età, perché devo passare le mie giornate, tra i libri e l'angoscia? Perché? >>
Alla fine mi addormentai, tra un singhiozzo e l'altro, sopra quella scomodissima sedia in plastica bianca.
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Brown Eyes
General FictionPer chi non ha mai amato è difficile iniziare a farlo. Dopo aver passato un'infanzia difficile a Boston, Zoe Andrès 17 anni si trasferisce a Sidney. Vorrebbe lasciarsi il passatto alle spalle e ricominciare da capo. Desidera cambiare, allontanare...