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Intorno a me solo delle bianche pareti, una porta metallica che si apre solo se ci sei davanti. Cammino con i piedi scalzi, arrivo alla porta metallica che si apre automaticamente e mi ritrovo in un lungo corridoio freddo e anch'esso bianco, capisco che sono sola o quasi. Mi dirigo verso una porta alla fine del corridoio, la apro e all'interno ci sono solo due lettini, uno uguale a quelli dell'ospedale che ho sempre odiato e l'altro simile a quello che si trova nei manicomi. In mezzo ai due letti un comodino con sopra una bottiglia d'acqua e un bicchiere di plastica, anch'esso bianco. All'improvviso una mano mi si poggia su una spalla facendomi sussultare e l'altra mano mi copre la bocca in modo da non farmi urlare. Mi dirige in un'altra stanza semi vuota, solo con un lettino e una porta che conduce al bagno. Nello specchio trovo riflessa la mia immagine un po' diversa, corpo magro, quasi scheletrico, e molti tagli su braccia e alcuni anche sul collo.




Urlo ma non mi rendo conto che lo sto facendo veramente. Sto sudando a freddo e mia mamma si è precipitata in camera mia per vedere se sto bene.
Insieme scendiamo di sotto e sedute al tavolo della cucina le racconto del sogno. Nel frattempo preparo una colazione e dopo aver finito vado in camera mia per cambiarmi e rifarmi il letto.

Quando arrivo a scuola Even mi viene incontro così entriamo insieme in classe.

A casa saluto mamma e mangio qualcosa si veloce. Quando finisco di mangiare le chiedo se la devo accompagnare all'ospedale e lei annuisce così mi vado a cambiare e andiamo.

Arrivate, come al solito ci dirigiamo subito verso il reparto delle chemio e come sempre scappo. Mi rifugio in una stanza che fino a qual momento non l'avevo mai vista. Una stanza grande, con poche scatole all'interno e un lettino per neonati. È rilassante stare lì ma adesso ho voglia di vedere Leo e di parlargli così mi dirigo verso la sua stanza e lo trovo già lì che mi aspetta. Mi siedo sul letto vicino a lui e cominciamo a chiacchierare del più e del meno. Dopo un po' decidiamo di andare sul tetto così ci "incamminiamo". Una volta su mi siedo a gambe incrociate sul pavimento freddo e restiamo prima un po' in silenzio poi continuiamo a parlare. Ho una strana sensazione quando sono con lui e questo mi piace. A poco a poco comincio a conoscerlo meglio e riesco anche ad aprirmi un po' di più.. Finita la chiacchierata torniamo di sotto e noto la mamma che parla con il suo medico curante così saluto Leo con un bacetto sulla guancia e vado dalla mamma.
"La situazione è stabile ma non per molto.." lei gli rivolge un mezzo sorriso e smette di parlare quando arrivo io. "Ciao, tutto a posto? Qualcosa non va..?" "No piccola, stavo solo parlando dalla cura con il dott. Histing, ma adesso ho finito se vuoi possiamo andare.." così dopo aver salutato il dottore ci dirigiamo verso l'uscita.

Il tragitto di ritorno a casa è più silenzioso che mai e mi chiedo se la malattia della mamma è qualcosa di più grave di un semplice tumore curabile, per così dire, con delle semplici chemio.

A casa la mamma mi dice che è molto stanca così si rifugia in camera sua per riposare un po'.

Il resto del pomeriggio lo passo insieme ad Even parlando del più e del meno.

Quando torno a casa salgo subito in camera e quando mi stendo sul letto mi addormento all'istante.

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Volevo ringraziare (anche se un po' in ritardo..) unicorn_is_life per aver citato la mia storia e quindi anche il mio profilo nella sua storia.

Gli imprevisti del cuore - {#wattys2018}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora