38 . Proposta indecente

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Le prime decorazioni natalizie avevano preso il sopravvento tra i palazzi. Si vedeva di tanto in tanto, nelle case e nelle piazze, qualche abete erigersi ricoperto di ghirlande. Era sospeso nell'aria quel profumo caramelloso lasciato dalle bancarelle di dolci e frittelle che il giorno attiravano i bambini tra i genitori e le vetrine dei negozi di giocattoli. Ora quell'atmosfera gioiosa e stantia, vagabondava tra le strade vuote come un fantasma, per ricordarle quanto lei fosse estranea a tutto ciò che si riferiva ad una festa.

Doveva aver percorso più di un isolato. E per più di un isolato aveva camminato fingendo che quelle frasi non le ribollissero dentro ancora, che quel paio di vortici scuri che aveva trafitto non le stessero tornando in mente per la milionesima volta.
Si trascinò in un pub a caso, l'unico che le parve abbastanza vuoto per riempirlo delle sue pene. La voce di Ne-Yo che cantava “So Sick” fu una calda e nostalgica accoglienza.

Mentre entrava, si scontrò senza farci caso, con una spalla tatuata. Un tizio spesso, con una collana pesante al collo e una bandana stretta attorno alla pelata, le afferrò dalla giacca.

-Ehi, stai attenta a dove vai! Guarda che non me ne frega che sei donna. Qui sono io che detto le regole. Hai capito?

Astrid lo squadrò. Colse la palla al balzo per divertirsi, sfogare un po' la rabbia.

-Tu? Con quel panzone?

-Che cos'hai detto?! - scattò in piedi. Era il doppio di lei in altezza e il triplo in larghezza.

-Ah, sei pure sordo!

L'uomo la spintonò, premendo sulla scapola. Astrid afferrò le dita tozze, le stritolò e la carne si arrossava come sotto un ferro rovente. Lo guardò accasciarsi come un verme, alimentandosi di quell'espressione sofferente, orrificata e supplichevole. Il gruppo che stava con lui rimase a fissare la scena. Non un singolo osservatore provò ad avvicinarsi. Anzi, qualcuno si spintonò, approfittandone per battere in ritirata.

-Basta!

Il barman, un omone nero e nerboruto, le strappò la presa e la spinse indietro. Si piegò sull'uomo. Quello, in un primo momento, pensò che volesse aiutarlo e lo ringraziò anche, ma un istante dopo si vide sollevato da terra come se fosse pesato tre quarti di meno e schiacciò la faccia sull'asfalto.

-Ora, fuori! Andate via! Non vi voglio più vedere!

I rimanenti del gruppo se la diedero a gambe, inciampando tra loro. Parevano pecore. Astrid spalancò gli occhi e la bocca. Cercò di dire qualcosa, ma emise solo qualche monosillabo insensato, mentre l'omone tornò dietro al banco con tutta normalità.

-Forse hai equivocato. Sono io la provocatrice.

-Nah, davano fastidio da un po'. Aspettavo solo un pretesto per mandarli via.

-Bè, hai una forza straordinaria. - si complimentò lei ancora incredula.

-Grazie. Faccio molta palestra. - rispose lui, impassibile. Aveva un timbro grave e un paio d'occhi gentili. - Che ti do?

-Scotch. Liscio. - ordinò lei, fingendosi un cowboy a riposo, mentre si sedeva su una sedia scricchiolante. Al diavolo la linea positiva!

L'uomo recuperò un bicchiere, lo asciugò con uno straccio. Aveva delle mani gigantesche, ma proporzionate. Astrid cercò di scorgere una qualsiasi scottatura. Era quasi sicura che avesse toccato la sua pelle direttamente.

-No, no, lascia. - disse, mentre lui riportava la bottiglia sullo scaffale.

Quello la fissò strano.

-Te la lascio, ma se dovessi importunare qualcuno dovrò buttare fuori anche te.

Neve E Cenere | MARVEL ❶ Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora