Scoperte e vendette

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-Devi sapere che, quando avevo più o meno la tua età, ero finito in brutti giri insieme ad altri miei due amici. Uno è quello che è appena uscito da qui, si chiama Carlos. Era il mio migliore amico, ma quando iniziammo a frequentare quella nuova compagnia, cambiò drasticamente. Cosa che non accadde a Nicholas, lui rimase sempre lo stesso, sempre lo stesso ragazzo furbo e stratega di sempre.
In questo gruppo ciò che ci teneva uniti era la nostra dipendenza che ci causò solo guai. Come potrai intendere, si trattava di traffico di droga, a capo di questa banda, c'era Jackob.
Era più grande di noi di qualche anno, forse per questo lo temevamo tanto, nessuno osava contraddirlo né ostacolarlo. Questa situazione durò fino al nostro arrivo. Appena entrammo in questo giro io, Carlos e Nicholas riuscimmo a farci conoscere, eravamo temuti e rispettati da tutte le bande rivali. - si solleva camminando avanti e indietro massaggiandosi la fronte -
Carlos era il leader del nostro trio, Nicholas la mente ed io il braccio. Quando Jackob iniziò a sentirsi minacciato da noi, iniziò a mandare i suoi scagnozzi a perseguitarci. Tutto ciò, per allontanarci dalla sua gang e dal suo territorio.
Carlos non si volle arrendere, così una sera ci presentammo al Mary Jane, il ritrovo dei membri della gang di Jack.
Appena entrammo tutti si zittirono, ricordo ancora la paura che avevo ma che ero bravo a nascondere. Dal fondo del bar vedemmo Jack e due suoi scagnozzi alzarsi in piedi. Ci vennero in contro e giunti nel bel mezzo del bar, fu Jackob a rompere il silenzio.
Ci accusò di averlo tradito per un'altra gang, di essere solo dei buffoni. Mi sembra ancora di vedere l'odio negli occhi di Carlos a quelle parole. Non feci in tempo a ribattere che il mio migliore amico aveva già mollato un pugno in faccia al capo.
Carlos aveva ancora il fiatone quando Jackob si rialzò. Fu un secondo e si scatenò l'inferno.
Non ricordo quante ne ho prese, ma sono sicuro anche di averne date tante.- disse scoppiando a ridere.

-E alla fine chi vinse?- chiesi incuriosito dalla storia.

-Ovviamente noi. Jackob si rivelò il vero codardo che era, appena si era scatenato il caos era scappato con i suoi scagnozzi. Così eravamo rimasti noi, tre ragazzi con sulle spalle un impero di droga e scommesse. Ormai eravamo nei guai fino al collo, tutti iniziarono a chiedersi chi sarebbe salito al comando e, tra la confusione generale, emerse Carlos.
Prese in mano la situazione ed ottenne il rispetto generale.- si dirige verso l'armadietto degli alcolici, ma si blocca e torna indietro. - Filò tutto liscio per un po' di mesi, ma io e Nicholas iniziammo a notare il cambiamento di Carlos. Era diventato più aggressivo ed inquieto, ormai eravamo ricchi, ma quei soldi erano macchiati di innumerevoli delitti.
All'età di vent'anni conobbi tua madre- sorride fissando il vuoto, come se la stesse rivedendo quando erano giovani. Posso solo immaginare come fosse da ragazza.

-Fu lei a farmi aprire gli occhi e a farmi capire che stavo sbagliando tutto. Così decisi di uscire da quel giro, come Nicholas. Non fu facile decidere, si susseguirono un sacco di litigi con tua madre, con Nicholas e con Carlos. Alla fine io e il mio amico ci presentammo dal nuovo capo, eravamo divorati dall'ansia e, nonostante lo conoscessimo, anche dalla pura.
Era disposto a tutto per raggiungere i suoi scopi. E se dico tutto, intendo proprio tutto...- abbassa lo sguardo iniziando a torturarsi le mani –non esitò nemmeno ad uccidere a sangue freddo un ragazzo della gang rivale. Avrà avuto diciassette anni, era appena entrato nel giro, si vedeva, ma questo non era una scusa accettabile.."sono i nostri rivali, mandiamogli un saluto" aveva detto. Subito dopo aveva sparato un colpo secco in fronte a quel ragazzino.- stringe i pugni e gli occhi –certe notti sogno quel ragazzo, sai? Mi chiede perché l'abbiamo fatto, cosa aveva fatto di male...- sospira forte –Eh beh quella sera ci presentammo da Carlos. Era sempre al solito bar con il resto del gruppo, mi ero avvicinato ostentando sicurezza. Vedendoci arrivare si era alzato sorridendo, ma vedendo le nostre espressioni pian piano il suo sorriso si era spento.
Con un gesto della testa ci aveva fatto segno di uscire con lui. Eravamo andati sul retro. Nicholas appoggiato al muro, io mani in tasca e sigaretta in bocca, Carlos davanti a noi a braccia conserte.
Volevo farla breve così iniziai subito a spiegare la situazione. Gli raccontai di tua madre, di quello che c'era tra noi, di come ero cambiato, così come Nicholas. Di come era cambiato lui secondo me..e della cosa più importante- si volta a guardarmi – tua madre era incinta di te, non potevo più continuare con quella vita, vi meritavate un marito ed un padre migliore. Lui mi guardava con un'espressione impassibile. Rimase immobile anche quando terminai, non disse nulla. Poi tutto d'un colpo mi sbattè al muro.
Mi urlò che ero un ingrato, che dopo tutto quello che aveva fatto per me, per noi, io volevo solo voltargli le spalle. Iniziò a dire che in realtà io ero un talpa della gang rivale. Nicholas tentava di calmarlo e riuscì a dividerci.- mi dà le spalle –fu allora che Carlos volle stringere il patto. Mi disse che se volevamo andarcene andava bene, potevamo andarcene liberamente. Non saremmo stati più costretti a spacciare, nessuno ci avrebbe minacciato, nemmeno lui stesso- Scuote la testa con un sorriso amaro.

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