Capitolo 3-Layla

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«Questa cos'è? La tua lista nera?»

Fastidioso ragazzino.

«Chi è questa gente?»

Fastidiosissimo ragazzino.

«Amici.» rispose sbrigativa Layla.

«Perché fai l'elenco dei tuoi amici?»

Sempre più fastidioso.

«Non posso?» chiese Layla stringendosi nelle spalle. Evan continuò a puntare il dito sul suo quaderno.

«Cioè, io mi segnavo i compleanni per non dimenticarli, però i nomi li ricordo.» commentò il ragazzo seguendo Layla che rimetteva al suo posto il quaderno.

«Se io adesso ti cancellassi ogni ricordo» ipotizzò lei «non sapresti nemmeno più il tuo di nome.»

«Sapresti farlo?» fece Evan stupito. Layla annuì.

«Quindi segni i loro nomi nel caso in cui tu perdessi i ricordi o cosa?» cercò di capire lui.

«No. È un altro genere di amici. Tu non dovresti tornare da Dylan?» domandò Layla per liberarsene.

Lui sbuffò e simulò un mancamento. «Che scatole, non lo sopporto!» brontolò.

«Perché allora gli vai dietro?» chiese la più grande facendolo accomodare ad un tavolo sul quale lui si sedette lasciando le gambe a penzoloni.

«Perché mi ha fatto una promessa.» rispose Evan dopo essersi morso l'interno della guancia «Che non si muove a mantenere. Sono un uomo libero, io, posso andare dove voglio.»

«Che promessa?» indagò Layla. Il ragazzo scosse la testa.

«Zia, ci conosciamo da sì e no dieci minuti, qui si entra troppo nel personale.» rispose. Puntò nuovamente un dito sul quaderno «Che amici sono quelli?»

«Persone morte.» disse Layla d'un fiato, liberandosi del peso senza soffermarvisi troppo sopra.

«Ucciderà mia madre.» disse Evan quindi. Notò l'espressione stupita e confusa di Layla e aggiunse il pezzo di frase che ne permise la comprensione: «Dylan. Ha promesso che ucciderà mia madre. Tu i hai detto dei tuoi amici, mi sentivo in dovere di confidare anche il mio segreto.»

«Perché dovrebbe renderti felice?» domandò Layla. Il ragazzo scosse la testa e dondolò le gambe avanti e indietro dal tavolo «Una confessione a testa.» cercò un accordo.

«Ho intenzione di riportare in vita le persone che ho segnato sul quaderno.» spiegò Layla. Lei era sincera, nulla le garantiva che lo fosse anche Evan, probabilmente ciò avrebbe potuto ritorcersi contro di lei, ma se ne curava poco. Non erano chissà quali segreti.

«Odio mia madre.» disse Evan giunto il suo turno, senza entrare nei dettagli.

«Mi servono le ombre per riuscire nel mio intento.» continuò Layla, mentre Evan rimase qualche secondo in silenzio e poi disse «La ritengo responsabile di ciò che è successo a mio padre.»

«Cosa te ne fai delle ombre?» chiese Evan e Layla a sua volta domandò che cosa fosse successo al padre. Il ragazzo sospirò e alla fine scosse la testa «Non mi interessa della tua idea.» disse, sottintendendo che non avrebbe rivelato altro.

«Te la racconto lo stesso.» sorrise Layla facendo scivolare il dito su e giù per la lista di nomi.

«Il quinto elemento è la vita, no? Ho fatto le mie ricerche. Se impiantassi un'ombra in una persona, dovrei donarle così della vita, sbaglio?» iniziò a spiegare gesticolando. Evan annuì, commentando con "Azzardato ma fattibile".

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