Capitolo 26- Ryan

41 5 12
                                    

Grigio(?). Però ricordiamoci che i neri sono giocati sulla mente dei personaggi, non per forza depressi, anzi u.u Qui abbiamo una lezione di arte, lmao.

La vacanza era finita. Ryan non era affogato, il portatile era sopravvissuto, Jed era riuscito a coronare il suo sogno e si era perfino fatto riprendere mentre si esibiva in salti spericolati sulla tavola da surf e senza sfruttare il suo potere aveva dimostrato strabilianti abilità. Non era stato semplice spiegargli perché Ryan non tornasse ad abitare con lui, Jakob ed Adam, ma alla fine il biondo l'aveva capito e gli aveva detto testuali parole: "Quando vorrai tornare, la porta sarà aperta. Oppure dovrai prendere la chiave sotto allo zerbino ma in ogni caso non ti chiuderemo fuori".

Il moro era tornato sereno -e abbronzato- a casa sua, era entrato e non aveva fatto in tempo a posare le sue cose che era stato assalito dal padre. Poi aveva salutato sua madre e aveva fatto lo stesso con Tessie, ma lei non sembrava aver sentito la sua mancanza.

Per quasi l'intero pomeriggio il ragazzo aveva parlato della vacanza e aveva continuamente cercato l'approvazione di sua sorella quando faceva affermazioni del tipo "Cooper è un combinaguai, però simpaticissimo". Lei si era limitata ad annuire, senza nemmeno guardarlo.

Non capendo per quale ragione lo ignorasse, Ryan aveva cercato in tutti i modi di farsi notare, rivolgendole domande alle quali però lei rispondeva con scarso interesse. Lauren non le diceva nulla, Jason era confuso almeno quanto suo figlio.

Verso sera, Tessie non l'aveva ancora guardato, il ragazzo le chiese di Evan. Gli costò davvero molto sforzo.

«Sta bene.» rispose la sorella «Ogni giorno manda qui un'ombra. Sai com'è, loro muoiono solo se muore anche il loro Dominatore, quindi finché arrivano so che è vivo.»

Sorrise girandosi di proposito dal lato opposto a Ryan. Si rifiutava di mostrargli alcun'emozione.

«Di che colore sono i suoi occhi?» domandò il ragazzo tentando di controllarsi. Era la prova del nove, se lei sapeva il colore degli occhi significava che era rimasta a guardarglieli e quindi, nulla di buono.

«Perché questa domanda?» chiese Theresa con aria sospettosa.

«Per un disegno.» mentì il fratello «Quindi cerca di essere precisa.»

La ragazza sbuffò, però non rimase in silenzio. Disse innanzitutto «Uno marrone e l'altro verde. Quello destro verde.»

«Sfumature?» la incalzò Ryan «Esistono milioni di marroni e verdi.»

«Sei strano.» commentò Tessie, finalmente guardandolo. E mentre lei iniziò a sciolinare una serie di oggetti dai colori analoghi a quelli degli occhi di Evan, suo fratello rimase ad osservare i suoi di occhi, scuri e brillanti dietro le lenti degli occhiali, parevano quasi a mandorla, di una tonalità di marrone ebano, attenti e curiosi, che guardavano lontano. Poi il suo sguardo si allontanò dal dettaglio e osservò l'immagine in sé, già vedendovi i tratti di una matita dalla punta morbida per riprendere le delicate curve del viso e delle labbra vellutate.

Non si accorse che sua sorella aveva smesso di parlare fino a quando lei stessa non glielo disse, schioccando le dita davanti al suo volto.

«La spiaggia ti ha rinscemolito?» gli chiese. La risposta fu piuttosto farfugliata e lei lo prese come una conferma, quindi se ne andò.

Ryan fece lo stesso. Corse in camera sua, aprì un cassetto dell'armadio dove sotto ai vestiti aveva nascosto un album da disegno, poi raccolse un paio di matite dal pavimento, una gomma è un temperino e si sedette a gambe incrociate sul letto. Non era abituato a disegnare in quel modo, preferiva stendersi a terra dondolando le gambe, per una ragione che non aveva mai compreso, però non poteva rischiare che Theresa entrasse in camera sua e vedesse il disegno, quindi si schiacciò contro la testiera e si mise all'opera.

ESCAPE- RememberDove le storie prendono vita. Scoprilo ora