Capitolo 36- Tessie

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ATTENZIONE, PEGI 18, DA LEGGERE SOTTO LA SUPERVISIONE DI UN ADULTO!
XD okay no. Tess deve solo sfogarsi e le è scappato un terminuccio poco consono ad una versione censurata di questa storia. Ma è una stupidata, tranqui u.u

Tessie sobbalzò e quasi cadde dalla sedia. «Non puoi!» gridò cercando di impedire a Julian di prendere le sue carte dal cassetto.
Il Mago la scacciò in malo modo con un movimento brusco del braccio. «Io posso, eccome se posso, tu non immagini quanto io possa fare!» rispose. Il trucco gli era completamente colato sulle guance e gli occhi erano rossi e gonfi. Tessie gli allungò un fazzoletto. Le dispiaceva vederlo in quello stato.
«Sei solo scosso,» cercò di dirgli per farlo ragionare «non prendere decisioni avventate. So che non lo faresti.»
Gli poggiò una mano sul braccio. Lui le permise di stringerlo. Un gesto di conforto.
«Mi hanno già tolto abbastanza e Kate-voglio dire Xya no, non avrebbero dovuto sfiorarla.» ringhiò Tenebra a denti stretti. Tessie strinse ancora sorvolando sul “Kate” che gli era sfuggito.
«Ti capisco, davvero, ma prova a pensare a chi hai ancora. Immagino che tu non abbia mai perso il controllo davanti a Xavier.» prese a conversare. Non le era mai piaciuto parlare, avrebbe preferito abbracciarlo, ma lui non era Ryan, lui non si sarebbe lasciato andare, lui l’avrebbe cacciata.
«Xavier sta male!» sbottò Julian voltandosi di scatto «Hanno sparato a Xavier, i tuoi amici Lux!»
«Si sta riprendendo!» intervenne Tessie «Per la miseria, Julian! Pensa a Dorothy, o ad Ace: i Lux non sanno nemmeno che loro esistano, non hanno mai lasciato questa casa, sono al sicuro.»
«Non oso immaginare quanto, con i prigionieri.» borbottò il Mago «E in ogni caso siamo rimasti io e Dylan, quindi se voglio fare stragi mi serve qualcun altro, devo trovare altri Nox e subito.»
«Non immagini quanti.» gli rispose Dylan mentre ancora fumava. Guardò Tessie solo per un istante, ma in quell’istante lei comprese cosa avesse in mente e iniziò ad urlare internamente.
«Evan ormai mi obbedisce senza discutere.» disse l’uomo. Un sorriso quasi sadico gli decorò il volto mentre aggiungeva «E poi, oh certo, Theresa: tuo fratello sta bene?»
La ragazza sbarrò gli occhi ed indietreggiò. “No” ripeteva ossessivamente.
«Potremmo chiamarlo.» prese a ragionare Dylan, tamburellando con un dito sulla sigaretta e scrollandone via la cenere «Sai, Tenebra, stentavo a credere che il potere in quel ragazzo si fosse appena risvegliato. È uno di quelli che perdono il senno a contatto con le ombre, fa al caso tuo.»
«Viene posseduto? Non è facile trattare con loro. Vivono nel loro mondo, devi catturare il loro interesse.» commentò Julian calmatosi. Tessie iniziò a tirargli le maniche, in ansia, per attirare la sua attenzione, distrarlo da quel bastardo di Dylan. Non c’era altro modo con cui chiamarlo.
«Oh no, non è diverso da me o te quando non usa i poteri.» lo rassicurò l’uomo «Impazzisce quando però lo fa e non è poi semplice riportarlo in sé.»
«Non puoi farlo!» urlò Tessie. L’ultima volta lo hanno ucciso. «Non puoi usare Ryan, non te lo permetto!» si ritrovò a piangere «Perché non chiedi a Diane, eh? Perché non chiedi a qualcuno a cui tieni tu, eh? Perché vuoi strapparmi mio fratello, eh?!»
Dylan la ignorò. Julian l’aveva sentita ma non parlava.
«Non ti permetto di toccarlo, non ti permetto di farlo impazzire, non voglio perderlo di nuovo!» urlò Tessie in lacrime.
La sua mente le propose diverse situazioni in cui Ryan aveva fatto lo stesso per lei, si era posto in sua difesa impedendo a chiunque di toccarla. Milioni di volte e non aveva ancora smesso. Si sentì quasi male per averlo etichettato egoista, nonostante lei sapesse che non esistevano persone altruiste ma soltanto chi si curava anche degli altri e chi no. Eppure fin da piccoli, fin da quando Tessie aveva memoria, non c’era stato un solo momento in cui suo fratello non l’avesse rivendicata come sua proprietà ogni qualvolta che qualcuno voleva avvicinarsi a lei, che si trattasse di Ben, Nonna Rose o perfino Evan. L’aveva sempre protetta, lei voleva e doveva fare lo stesso.
«I Lux ti hanno fatto del male, Tenebra.» cantilenò Dylan ancora ignorando la ragazza che si sgolava «Tu vuoi farli soffrire, ma ti serve aiuto.»
Il Mago si fregò energicamente il volto con le mani, chiaramente combattuto se vendicarsi oppure no. Minacciava di scoppiare, di quel passo.
«Basterebbe dirgli che la sua cara sorellina sta male, scommetto che non esisterebbe un istante ad accorrere, farebbe qualunque cosa, per lei, o erro?» chiese Dylan a Theresa. Il subdolo la stava già immaginando cedere, ma lei non ne aveva affatto l’intenzione, iniziò a sbraitargli contro i peggiori insulti, piangendo “Non puoi portarmelo via, non te lo permetto, mi fidavo di te!”. Lui non l’ascoltava.
«Sei proprio un Asso.» commentò Julian dopo essersi ripreso. Tessie era pronta al peggio, ma rimase stupita. «Singolare, nel mazzo salti all’occhio, il tuo valore cambia a seconda del gioco che fai, ma resti subordinato al fante.»
Una carta sfrecciò attraverso la stanza e finì il suo percorso tranciando di netto la gola a Dylan, che cadde a terra ad occhi sbarrati e con la sigaretta accesa a poco dal viso.
Un tonfo.
Il silenzio.
«Piacere Asso, sono il fante di picche.» disse poi Julian andando a riprendersi la sua carta «Anche conosciuto come l’assassino.»
Tessie gli avrebbe chiesto il perché. Avrebbe detto milioni di cose, se solo non avesse sempre odiato parlare. Ma non ebbe nemmeno il tempo di provarci, si sentì il pianto di un bambino che avrebbe dovuto trovarsi con sua madre al sicuro e lontano dai Lux.
«Ace.» disse Julian sgranando gli occhi. Corse alla porta che dava sulla cantina, la spalancò e com’era chiaro non trovò i prigionieri, se non Diane che lui probabilmente non notò.
«Dove sono?!» tuonò voltandosi in preda a sgomento ed ira «Che fine hanno fatto i Lux?!»
«Li ho liberati.» sussurrò Tessie. I suoi occhi erano incollati sul corpo di Dylan a cui ancora colava sangue dal taglio sulla gola. Lo aveva seguito ovunque solo per ottenere informazioni e alla fine?
Nulla.
«Cosa hai detto?!» chiese Julian urlando «Ripeti cosa hai fatto!»
«Li ho liberati!» rispose Theresa nel suo stesso tono di voce «Nessuno merita la morte o la prigionia!»
«Nessuno a meno che non ci si trovi in guerra!» sbraitò Julian «Non è un gioco, non si può fare pace come bimbi della materna e tornare amici come prima, bisogna eliminare gli avversari, hai afferrato? Credevo tu fossi dalla nostra parte!»
Scappò su per le scale con Tessie alle calcagna che gli urlava «Non sono mai stata dalla parte di nessuno, non ho mai confidato segreti a voi come non l’ho mai fatto ai Lux, cercavo anzi di rimettervi in contatto!»
«Sei stata un’incosciente!» la rimproverò il Mago «I prigionieri avranno detto agli altri dove ci troviamo!»
Il piano superiore sembrava essere stato devastato da un uragano. Nulla era più al posto giusto e Xavier riparato da un paio di ombre stava improvvisando una ninnananna in un mix di troppe lingue da cantare ad Ace che si disperava. Julian deglutì a vuoto e si avvicinò al suo amico prendendo in braccio il bambino.
«Che fine ha fatto Dorothy?» chiese cercando di farlo calmare. Una fiammata superò il muro di ombre.
«Non lo so mon dieu, un attimo c’era e quello dopo no, anche i Lux prima non c’erano e un attimo dopo voilà!» gli rispose l’amico. Si strinse le mani sul fianco dolorante «Sono dispiaciuto per Xya, dispiaciuto davvero, questa proprio non ci voleva, siamo rovinati!» «Ti prego di tacere.» soffiò Tenebra. Guardò male Tessie «Ecco, ora sei soddisfatta? I tuoi amici ci stanno per finire, hai visto? Evan ha combattuto per entrambi gli schieramenti ma nessuno è stato più doppiogiochista di te! Hai sempre fatto tanto la carina, sempre nostra amica e poi ci guidi incontro a questo!» Ace riattaccò a piangere, sembrava dicesse “mamma” o qualcosa di simile «Nessuno merita la morte, dici? Prima guardati allo specchio e fatti un esame di coscienza!» sputò il Mago.
Il suo tono rabbioso svanì totalmente appena si rivolse a suo figlio, che con un paio di coccole e qualche “shh, c’è qui papà” riuscì a calmare di nuovo. Per lui quella situazione sarebbe stata soltanto un brutto sogno, ma aveva un ché di patetico quel distrarlo da ciò che stava succedendo.
«Hai ragione, lo so.» sospirò Theresa «Ma credevo davvero di potervi far evitare questo!» indicò tutto l’ambiente circostante.
«Lascia che ti svegli un segreto.» le disse Julian con aria nervosa eppure voce calma «Semplicemente parlando non risolverai mai nulla.»
Ed era vero, anche quello. C’era bisogno di passare ai fatti.
Il problema di base era uno e pure grosso: le ombre muoiono se lo fa il loro Dominatore. Se qualcuno avesse ferito Dorothy, lo avrebbe sentito anche Tessie. Se qualcuno l’avesse uccisa, le sarebbe successo lo stesso.
«Arriverà il giorno in cui non ci saranno più conflitti.» commentò scendendo le scale due gradini alla volta «Il giorno in cui smetteremo di azzuffarci come bestie.»
Al piano terra Diane versava lacrime amare e silenziose per suo padre.
«Il giorno in cui smetteremo di soffrire.» riprese sforzandosi di non guardarla. Uscì all’estero: la Burattinaia mostrava a cosa fosse dovuto quel soprannome nonostante fosse un bersaglio dei Lux.
Tessie stava per correre da lei, avrebbe pensato dopo al da farsi, al momento le importava solo che sopravvivesse. Invece qualcuno la afferrò per la vita bloccandola sul posto.
«Lasciami!» ordinò agitata. Evan si stava avvicinando di soppiatto alle spalle di Dorothy. Tessie lo chiamò ed incredibilmente lui la sentì. Si fermò a guardarla. “Che vuoi?!” chiese con le labbra.
«Non farlo!» urlò Theresa. Diane la immobilizzava e cercava anche di riportarla in casa, ma intanto Evan era pronto ad infilzare la Burattinaia alle spalle.
«Sai che c’è?» chiese il ragazzo raggiungendola in pochi istanti. Non si prese la briga di tornare umano. «Mia mamma in fondo mi manca.» disse. Ed un attimo dopo aveva compiuto il suo dovere, lui che non sapeva quali sarebbero state le conseguenze della sua azione barbaresca.
Tessie sentì il fiato mandarle tutto d’un colpo. Si accasciò a terra stringendosi la gola. Non poteva finire così, aveva ancora troppi interrogativi aperti! Tantomeno immaginava che sarebbe mai finita  così, morendo da ombra e non essere umano come aveva sempre creduto di essere.
Dorothy cadde, le sue marionette umane vennero liberate.
L’ultima scena della tragedia che Tessie vide aveva come protagonista Julian. Il Mago abbandonò la casa senza Ace, doveva averlo lasciato a Xavier. Vide la ragazzina, scosse la testa, prese in mano una carta e un pennarello. Theresa aveva le punte delle dita viola.
Tenebra scagliò la carta, la traiettoria era ideale per colpire qualcuno poco distante da Tessie.
Era il tempo dei fatti, non delle parole.
Anche se le forze erano poche, anche se la distanza ora le sembrava sproporzionata, anche se non riusciva a distinguere di chi si trattasse, si tuffò.
Fosse stata la sua ultima azione, impedire ulteriori morti.

Allego subito il 37~

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