Capitolo 17-Jed

30 5 14
                                    

Tutta. Colpa. Di. JBlackmoon (a cui ancora manca il 16 u.u)

Lui si schiarì la voce. «Umano, ti tocca.» stabilì. Jed annuì anche se non aveva capito un emerito cavolo e si ritrovò a fare da patrono a coloro che morivano per mano delle ombre.

Facciamo un paio di passi indietro.

Jed era morto da un bel po' di mesi. Siccome vagare come spiritello dietro ai suoi amici e parenti era decisamente noioso, aveva ascoltato quel tipo tutto bianco che l'aveva accompagnato in un mondo non terreno.

Il tipo si era in seguito presentato come Alejandro e, con più teatralità, aveva aggiunto "Morte in persona, colui che presiede sulle vite di voi insignificanti esseri viventi".

Jed lo trovava antipatico.

Si era poi presentato al surfer un ragazzo interamente nero che invece si era presentato come Zachary, Vita, e aveva strizzato le guance a Jed commentando sorridente «Ci ho messo tutto me stesso in te, non me ne pento affatto!»

Lui era decisamente più simpatico.

I due tizi erano fratelli gemelli, avevano detto, eppure non si assomigliavano per niente. D'accordo, nemmeno Lucas e Amber erano poi tanto simili, ma Zachary ed Alejandro erano l'eccezione delle eccezioni.

C'erano poi due ragazze, Selena ed Alma (anime dei rispettivi "fidanzati"), due bambini, Joshua (un Incubo) e Junqualcosa (un amico), e quello che, boh, forse era il Padre Eterno o una roba del genere. Lo chiamavano "Lui" e basta, in corsivo e con la maiuscola non per un errore di stampa, nessuno poteva vederlo in volto.

E per forza, era impossibile talmente era alto e luminoso, nemmeno si trattasse del Sole, brillava tutto come se si fosse fatto un bagno in una piscina di glitter!

Jed passava le giornate, oppure le settimane, ore o mesi che fossero –non era facile mantenere la cognizione del tempo quando non si vedeva più il Sole sorgere- in compagnia del trio Zachary/Jun/Selena, quasi la sua nuova famiglia. Ogni tanto Alejandro pretendeva di averlo con sé, ma era talmente noioso giocare a scacchi con lui che Jed se la svignava di soppiatto.

Poi era spuntata la questione delle vittime dei Nox ed era stata indetta un'assemblea con Lui, che aveva incaricato Jed di regalare un sorriso a quella povera gente e cercare di proteggerli da un Alejandro eccessivamente spietato.

Era stata divertente l'assemblea: Morte si era immediatamente inginocchiato con fare molto serio. Notando che suo fratello non si muoveva a fare lo stesso l'aveva tirato a terra per una gamba e lui aveva sbuffato sonoramente. Quindi Alejandro era andato in bestia e, mentre Lui stava già parlando, stringendo i pugni e tenendo gli occhi sbarrati aveva ringhiato qualcosa. In quell'esatto momento si erano udite grida di vittoria e i Nox sul maxischermo al plasma che si trovava in quel posto brindarono per la presa di Mosca.

Zachary era stato colto da un improvviso malore e Lui aveva sospirato. Aveva rimproverato Morte di tenere troppo all'etichetta e guardando Jed –o forse le nuvole, oppure le formiche, come già detto non si vedeva il suo volto- aveva detto, rassegnato, «Umano, ti tocca.»

Da allora, Zachary passava le giornate a rotolarsi per terra dal dolore mentre Alejandro collezionava persone uccise.

«I russi sono forse gli unici bianchi che non mi piacciono.» commentò Morte sbarazzandosi di nuove anime.

«Pensavo fossero i tedeschi.» obiettò suo fratello. Alejandro si strinse nelle spalle.

«Mah, fra di loro c'era Adolfino caro, non mi dispiacciono poi troppo.» rispose. Jed intanto era seduto in un angolo e contava con il dito in aria il tempo che passava, mormorando i numeri a bassa voce.

ESCAPE- RememberDove le storie prendono vita. Scoprilo ora