Capitolo 9-Julian

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Eh, mi spiace ma con Xya nei paraggi i capitoli neri si imbrattano di rosso... Qui in pratica vi dovevo solo presentare la squadra dei Nox al completo, mi spiace se manca l'azione ma tranquilli che ricompenso ben presto u.u

Non mi piaci, ma farò finta che tu sia il mio migliore amico così che tu non mi dia fastidio.

Ragionava così Julian Moonraker mentre sfidava il nuovo arrivato, Dylan, ad una partita di poker.

Era conosciuta l'espressione impassibile che doveva conservare chi vi giocava, anche quando aveva in mano le carte migliori e desiderava quindi permettersi un sospiro di sollievo. Julian era abile a mantenerla, Dylan non altrettanto. Si abbandonava ad attimi di nervosismo, ogni tanto controllava l'ora, come avesse fretta di andarsene e si chiedesse quanto i Nox avessero ancora intenzione di infastidirlo. Eppure era libero di andarsene in qualunque momento, doveva avere qualche ragione ignota per trattenersi con loro.

Julian passava ogni singola notte in bianco, non poteva concedersi nemmeno un'ora di sonno, ciononostante si dimostrò lucido abbastanza da riconoscere nella penombra una sagoma scura.
I capelli rosa gli facilitarono l'identificazione.

«Tesoro, perché non fai una partita con noi?» chiese in tono mellifluo.
Sapeva perfettamente che Xya lo odiava quando si fingeva smielato, doveva essere avido di morte per sfidarla così apertamente.

«Dove hai mandato i Cuccioli?» chiese lei picchiettandosi il mitragliatore contro la gamba destra. Era doppiamente pericolosa quando teneva le mani sul lato destro del corpo. Aveva coltelli infilati in punti impensabili.

Oltretutto era infastidita dal comportamento di Julian, così aperto con un estraneo.

Il mago delle ombre riusciva già ad immaginare il suo funerale, con tanto di trio di anziane in lacrime per lui.

«Devo recuperarli? Dobbiamo spostarci?» domandò il giovane. La notte calava fuori dal nascondiglio dei Nox, il suo sonno veniva meno e la sua ombra assistente si faceva irrequieta alle sue spalle.

«Esatto e già che ci sei, devasta la città.» rispose Xya scuotendo il capo e sistemando così i capelli lisci dietro la schiena.

«Povera San Diego, mi piace così tanto...» commentò Julian. Si alzò dalla sedia stiracchiandosi, poggiò le carte a faccia coperta sul tavolo e rivolse un sorriso cordiale a Dylan, che accavallò le gambe distendendosi sulla sua sedia e portando due dita alla sigaretta che ancora teneva fra le labbra. La Vedova Nera non lo sopportava e si stava probabilmente trattenendo da sparargli un colpo nel petto. La scusa sarebbe stata "I polmoni erano già bucati", la causa il suo irritante silenzio e la sfacciataggine che dimostrava nel comportarsi come fosse a casa sua.

«Cuccioli?» chiese Dylan curioso.

Julian guardò Xya. Lei era il capo e avrebbe dovuto decidere se renderlo complice o meno del loro progetto.

«L'Asso.» sussurrò il mago delle ombre indicando Dylan «Diventerebbe l'Asso.»

Ovvero, "Ci tornerebbe utile", nella lingua dei comuni mortali.

Però, mentre la Vedova Nera puntava il fascio di luce rossa appartenente al suo fucile all'altezza della fronte di Dylan, dalla stanza adiacente arrivò Mary.

Xya non fece in tempo a premere il grilletto che l'uomo che stava mirando si dissolse e sotto forma di ombra si piazzò davanti al ragazzino, studiandolo attentamente. Julian si era comportato allo stesso modo quando l'aveva conosciuto, era un Nox dall'aspetto davvero bizzarro.

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