Capitolo 4-Dylan

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Ed io che credevo difficile entrare nella mente di Call -.-"


Dorme. Lei e il suo potere, stavano dormendo. Sembrava una bambina, ricordava tanto Diane prima che perdesse la ragione.

Dylan, gliel'hai fatto tu. Sbagliato. Dylan le aveva semplicemente raccontato il passato, era stata lei ad innamorarsene.

Si sveglia. Allontanati.

Amber stropicciò gli occhi tirandosi a sedere e la prima cosa che disse dopo uno sbadiglio fu «Fa freddo qui dentro.»

A Diane non ha mai dato fastidio. «Perché stringi... quella?» chiese Dylan indicando la mano stretta a pugno di Amber. La ragazza sembrava non essersi accorta di avere in mano il pendente della sua collana.

«Ah boh.» rispose lei soffermandosi a guardare l'aquila e cacciandola in seguito sotto la felpa. Contemporaneamente a Dylan aprì la bocca per parlare, ma fu la voce di Evan l'unica a sentirsi.

«Layla è avvisata, capo!» annunciò marciando in casa con le mani nelle tasche dei pantaloni e spostandosi un ciuffo di capelli dall'occhio verde. Guardò Amber e si mise sull'attenti.

«La ragazza è sveglia, capo!» constatò.

«E tu sei lento.» lo rimproverò Dylan con un sorriso forzato. Non sembrare nervoso. Se ne andrebbero.

«Ah, già, ho passato qualche oretta dalla ragazza, ops.» si giustificò Evan fingendosi disinvolto.

Non usare le ombre Dylan, non usarle, sei arrabbiato, non usarl-

«Lo sai cosa succede quando disobbedisci, giusto?» chiese, giusto per avere la conferma che il ragazzo si ricordasse ancora le clausole del loro accordo e fosse quindi consapevole di correre incontro ad un rischio nel fare lo spavaldo.

Evan sospirò e tornò alla porta. «Stavolta dov'è?» domandò riferendosi all'ombra madre, come Dylan amava chiamare l'essere sproporzionato che lo seguiva fedelmente ovunque.

«Ti troverà lei.» garantì congelando il sorriso tirato sul volto. Il ragazzo uscì nuovamente dalla casa e l'attenzione dell'uomo tornò completamente su Amber. Guardò prima l'ora sul suo orologio da polso, per vedere quanto prezioso tempo gli avesse portato via la breve discussione con Evan.

«Moro, un po' più alto di me...» stava riflettendo la ragazza. Picchiettò con l'indice sul suo petto, nel punto in cui probabilmente pendeva la collana «Chi è?» si chiese poggiando il mento sul dorso della mano e assumendo un'espressione delusa.

«Occhi neri?» chiese conferma Dylan. Amber si illuminò e annuì in fretta.

«Non mi dirai mai chi è anche se lo conosci, ho ragione?» fece lei stendendosi sul divano «Oppure me lo dirai "ma solo ad una condizione"? Satana.»

È carina in fondo...

Dylan salì al piano superiore della casa, frugò negli armadi, trovò quel che cercava, tornò al piano terra. Coprì Amber con una coperta e lei alzò un sopracciglio.

«Cerchi di farmi soffocare?» domandò.

«Fa freddo qui.» la citò Dylan appoggiandosi al bracciolo del divano.

La rossa sorrise e rimase in silenzio, l'uomo lo trovò il momento giusto per rispondere a qualche sua domanda.

«Non so di preciso nemmeno io chi sia.» ammise riflettendo su quel poco che ricordava del Nox che non avrebbe voluto esserlo «Tu gli eri affezionata, ricordo.»

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