Prologo

213 28 10
                                    

Ricordava quel giorno con nostalgia, quando era entrato per la prima volta in quel posto così colorato e pieno di magia.

Era un po’ spaventato all’inizio, temeva che qualche bestia feroce lo avrebbe mangiato, aveva preso posto insieme ai suoi compagni di scuola con una certa ansia.

Le luci si spensero ed in mezzo ad una coltre di fumo apparve un uomo con un’elegante tuba in testa, un bastone e un cappotto blu a stelle.

Sul suo viso vi erano dei folti baffi scuri arricciati all’insù.
Si tolse il cappello, facendo una riverenza al pubblico che applaudiva.

“Signore e signori, sono lieto di avervi come miei ospiti, lasciate che vi presenti Mr. Pepper”. Sorrise, tirando fuori dal cappello un coloratissimo pappagallo.

Frank si sistemò meglio sulla sedia, stupito ed incantato da quello che aveva appena fatto quell’uomo.

Maghi, giocolieri, domatori di leoni e addestratori di elefanti, c’erano tutti, ma la cosa che lo aveva davvero rapito era lei.

Era l’ultimo numero, per chiudere in bellezza, una donna bionda, di una bellezza disarmante e di un’eleganza unica che lui non aveva mai visto.

Un cerchio di metallo lucente scese dall’alto, girando su sé stesso.

Le luci erano soffuse, la musica calma.

La donna afferrò il cerchio, posto sopra la sua testa, puntò un piede in avanti, inarcando leggermente la schiena e, con fare teatrale, salì su un’estremità del cerchio.

Il pubblico era ammutolito, concentrato sulla leggiadra figura che volteggiava con eleganza intorno al cerchio.

Lo usò come un’altalena, dondolando avanti e indietro, quando prese abbastanza velocità, si lasciò cadere all’indietro, restando appesa per le gambe.

Inarcò la schiena fino a toccare le punte dei suoi piedi, spostando poi le mani sulla parte bassa del cerchio.

Si sosteneva con una sola mano, lasciando scendere le gambe verso il basso in un unico e sinuoso movimento.

Alzò una gamba, infilandola nel cerchio e poggiando il piede sull’estremità più in alto.

Frank la guardava con tutta l’ammirazione e lo stupore di chi vede il circo per la prima volta e anche nelle settimane successive non riusciva proprio a toglierselo dalla testa.

Pregò sua madre perché lo iscrivesse al corso estivo del circo, lavò i piatti, rifece i letti, spolverò la casa da cima a fondo e, sgobbando come un mulo, riuscì a convincere sua madre.
E da quel giorno in cui aveva deciso di fare l’acrobata erano passati anni, quasi si pentiva di essersi innamorato così follemente del circo.

“Ciao, Simba”. Sorrise, entrando nella gabbia del leone e lasciandogli la carne il più velocemente possibile ma non abbastanza perché l’animale potesse scambiarlo per una minaccia.

“Ellie, di nuovo”. Sbuffò, alzando gli occhi al cielo.

L’elefante barrì in risposta, sembrava si divertisse a fargli pulire i suoi escrementi.

“Uomo cacca, uomo cacca”. Lo prese in giro Samuel, uno stronzissimo e coloratissimo pappagallo.

“Non ce la posso fare”. Sospirò, spalando la cacca di Ellie.

The Black Parade

Gravity// FrerardDove le storie prendono vita. Scoprilo ora