Capitolo 2

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L’unica cosa che l’uomo degli animali riusciva a pensare era che quella era l’idea peggiore che potesse venirgli in mente.

Fissava Mikey da terra, mentre sembrava parlare telepaticamente con Firefly.

“Scusate, io vorrei sapere se così va vene”. Borbottò, alzando gli occhi al cielo.

Aveva corso per due ore, i muscoli urlavano il loro disappunto contro quell’improvviso e repentino cambio d’abitudine.

In quel momento era tutto ciò che sentiva e la sua schiena implorava pietà per la scomoda posizione in cui era costretta a stare.

Era praticamente seduto sulla sua stessa testa, per Dio! Lo stava già odiando!

La sabbia stava cominciando a fargli male al mento e non ne poteva più di essere scrutato come un animale in cattività mentre i suoi piedi erano davanti alla sua faccia.

“Alzati”. Sentenziò, Firefly.

Frank tirò un sospiro di sollievo, alzando lentamente una gamba.

“No! Al contrario”. Disse Firefly, rimettendo la gamba al suo posto.

“Seriamente?”. Protestò, Frank.

“Muoviti”. Lo incitò l’altro.

Così sbuffò e spostò le mani più indietro, alzando il busto da terra, creando così un arco molto poco ampio con il suo corpo.

“Fermo così”. Ordinò il rosso.

Lo stava odiando, erano settimane che lo allenava e ogni giorno era peggio.

Avevano iniziato con una semplice spaccata e poi le cose erano diventate sempre più complicate.

“Adesso solleva una gamba alla volta e torna in piedi”. Continuò.
Avevano provato quel movimento per giorni e Frank era puntualmente caduto a terra come un salame.

“Non posso”. Rispose, restando a testa in giù.

Firefly alzò gli occhi al cielo, rivolgendo uno sguardo disperato al contorsionista che osservava senza dire nulla.

“Frank, hai presente quella cosa che non sopporti che io faccia?”. Cominciò, girandogli intorno in modo da vederlo in faccia.

“Intendi quando prepari le uova in quel modo brutto che fa paura?”. Chiese con timore.

Mikey annuì lentamente.

“Ti assicuro che romperò le uova con il dorso della mano per il resto dei tuoi giorni se non lo fai”. Disse con la sua immancabile faccia inespressiva.

“Disgustoso”. Mormorò, Firefly, sperando che non lo sentissero.

Frank deglutì rumorosamente, facendo come richiesto.

Spostò il peso sulle mani, sollevando le gambe, mantenendole unite in verticale per qualche secondo e dividendole nuovamente, creando una spaccata per poi poggiare un piede alla volta a terra, tornando in piedi.

Firefly e Frank si guardarono in silenzio per qualche secondo.
Ce l’aveva fatta, era riuscito a farlo, non riusciva a crederci.
Gli ci volle qualche secondo per realizzarlo.

Prima che potesse imporsi di restare dov’era le sue gambe erano già partite e stava già correndo verso Firefly, saltandogli addosso e stringendolo.

“Grazie, grazie, grazie, grazie”. Urlò, reggendosi al rosso che era rimasto immobile.

Frank aveva avvolto le braccia intorno al suo collo e le gambe intorno ai fianchi.

Gravity// FrerardDove le storie prendono vita. Scoprilo ora