Capitolo 20

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Gerard arrivò davanti all'uscita dell'università e si fermò ad osservare la pioggia che scrosciava lungo la grande porta a vetri.

"Meraviglioso!". Esclamò, frugando nella borsa senza trovare l'ombrello.

Sapevi che avrebbe piovuto oggi, avresti dovuto prendere l'ombrello.

"Sta zitto, non è un buon momento". Borbottò, prendendo un profondo respiro per prepararsi alla corsa.

"Ok, Gerard, c'è un balcone dall'altro lato della strada, corri fino a lì senza cadere e sei salvo". Disse tra sé e sé.

Si fiondò fuori, inzuppandosi dalla testa ai piedi e sporcandosi fino alle ginocchia di fango.

"Meraviglioso". Ormai era diventato il suo modo d'imprecare, visto che i francesi lo guardavano male ogni volta che lo faceva normalmente.

Corse sotto un altro balcone ma poi si arrese, tanto era già grondante e non aveva voglia di correre, quindi, cercò di coprire i libri come meglio poteva e s'incamminò verso casa con Boulevard Of Broken Dreams in testa, canticchiandola mentre camminava insieme al suo alone di pateticità.

Poi smise di piovere, ma solo su di lui, così alzò lo sguardo e vide il tessuto rosso di un ombrello coprirgli la vista del cielo.

Si voltò con un sorriso per ringraziare chiunque fosse il suo salvatore, ma tutto ciò che riuscì a fare fu spalancare gli occhi e restare in silenzio.

"Ciao". Sussurrò.

Gerard restò in silenzio.

"Dovresti continuare a camminare o...".

Gerard non gli lasciò finire la frase, imprimendo con violenza il palmo della mano sulla sua guancia.

"Me lo merito". Ammise, sfregandosi la parte dolorante.

Gerard teneva i pugni chiusi lungo i fianchi, cercando in tutti i modi di non urlargli in faccia o scoppiare a piangere o entrambe le cose.

Si voltò e continuò a camminare.

"Non seguirmi". Mormorò.

"Ho bisogno di parlarti". Rispose, fermandolo.

"Io no, quindi lasciami". Impose con tono fermo. "Se sei venuto a dirmi che il nostro rapporto non è mai significato niente e che non mi ami, è tardi. Avresti potuto dirmelo quando ti ho chiesto di farlo. Il tuo silenzio è stato più che eloquente, quindi buona giornata, Frank, e vaffanculo".

Il tono che aveva usato sorprese entrambi, si era tenuto dentro tutto e adesso aveva la possibilità di buttarlo fuori.

"Io non ho bisogno di te". Aggiunse, prima di andarsene.

"Lo so". Mormorò, Frank, con un sorriso triste. "Ma io sì".

"Oh, davvero? Non mi sembrava fossi così disperato mentre fingevi di amarmi". Spuntò, spostandosi i capelli bagnati dalla fronte.

"Io non fingevo!". Si difese.

"SMETTILA DI MENTIRMI!". Urlò. "È solo un gioco per te? Credi di potermi lasciare e riprendere quando più ti fa comodo? Non funziona così, Frank". Insistette con tono disperato ed arrabbiato.

Gravity// FrerardDove le storie prendono vita. Scoprilo ora