Capitolo 7

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I mesi scorrevano via come fossero sabbia tra le dita e le fine dell’estate era più vicina di quanto Gerard e Frank pensassero.

Avevano trascorso tutti i mesi estivi a sgobbare per mettere in piedi un intero spettacolo di cui loro due erano i protagonisti.
Ray interpretava il padre di Giulietta e Mikey, Mercutio, il migliore amico di Romeo.

Coordinare il lavoro di così tanta gente non era semplice, anche perché il circo era composto da artisti di ogni genere, anche dotati di veicoli a motore, non facilmente piazzabili in uno spettacolo del genere.

Alla fine, il giorno in cui dovevano esibirsi era giunto, portando con sé ansia ed adrenalina.

Gerard era in piedi davanti all’uscita, cercando di convincersi di non essere per niente ridicolo con quella tuta nera a fasce rosse che lo avvolgevano in  una spirale e che aveva del tessuto in più sui fianchi.

Aveva una gonna, non riusciva a mandarlo giù, era troppo, per non parlare del fatto che aveva dovuto tirare indietro i capelli e fissarli dietro la testa con uno chignon finto con intorno delle piccole rose nere.

Prese un respiro profondo, torturando l’estremità della gonna, che gli arrivava appena a metà coscia, per cercare di calmarsi.

Era teso come una corda di violino, gli bruciava il petto e il suo stomaco era chiuso e aggrovigliato su sé stesso.

Davanti all’uscita vi era un po’ di gente per camuffare la sua entrata in scena.

Prese un ultimo respiro, cominciando a camminare verso la luce della scena.

Frank era già entrato, visto che era già la parte del ballo.

Si chiese se anche lui fosse nervoso, in fondo era il suo primo spettacolo.

Frank, infatti, più che essere fatto della stessa sostanza dei sogni, era fatto della stessa sostanza dello stress e del nervosismo.
Il fatto che Mikey interpretasse Mercutio in qualche modo lo consolava, aveva qualcuno di familiare accanto e lo aveva già salvato un paio di volte da terribili figure di merda dovute alla tensione.

Continuava a chiedersi come sarebbe stato esibirsi e adesso che lo stava facendo non vedeva l’ora che finisse.

Quando le luci diventarono più fievoli e la scena iniziò  riempirsi di fumo, si voltò verso l’entrata, scorgendo la sua chioma rossa spiccare tra la gente.
Si bloccò all’improvviso, guardandolo mentre si avviava a testa bassa verso il nastro bianco.
Era bellissimo avvolto da capo a piedi nel sottile tessuto leggermente scintillante e quando vide che indossava la gonna non riuscì a trattenere un sorriso.

I suoi occhi verdi erano circondati da uno strato abbastanza marcato d’ombretto nero che esaltava il colore chiaro sia della pelle che degli occhi, doveva ammettere che se non ne fosse stato a conoscenza avrebbe pensato che quella fosse una donna.

Quel trucco lo faceva assomigliare in qualche modo ad un gatto o, più genericamente, ad un felino.

Gli piaceva parecchio in quella versione ma preferiva vederlo al naturale.

Firefly strinse il nastro tra le mani, alzando lo sguardo ed incontrando quello vagamente divertito di Frank.
Lo guardò per qualche secondo, imponendosi di restare concentrato sul numero e non lasciare che Gerard prendesse il posto di Firefly.

Per lui era comunque innegabile che Frank fosse da togliere il fiato, era profondamente convinto che i suoi tatuaggi avessero già conquistato l’attenzione del pubblico.
Quando gli avevano proposto di coprirli lui si era fermamente opposto, sostenendo che quelli facevano parte di lui e che non li avrebbe coperti solo per interpretare un ruolo.

Gravity// FrerardDove le storie prendono vita. Scoprilo ora