Capitolo 22

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Era rimasto sveglio tutta la notte a fissare il soffitto bianco della sua camera, era stanco ma non riusciva a prendere sonno.

Ogni volta che chiudeva gli occhi gli sembrava di rivivere quella sera.
Ne aveva passati di momenti bui nella sua vita ma si era trovato tanto vicino alla morte solo quando vide per l’ultima volta Bert.

Decise di alzarsi, non riusciva più a stare lì senza far niente, Frank non lo aveva chiamato, quindi andava tutto bene, almeno era quello che sperava.

Andò in cucina, si riempì un bicchiere d’acqua e lo bevve fissando l’oscurità del suo salotto.

“Non riesci a dormire?”. Una voce lo fece sobbalzare e per un lungo istante gli sembrò che Emile fosse tornato per concludere il suo lavoro, ma con immensa gioia, vide zoppicare in cucina una Jessie molto assonnata dalla chioma ancora più arruffata del solito.

“No, io… stavo pensando di andare a controllare come sta Frank”. Rispose, sfregandosi una mano sugli occhi.

“Gerard, è in un ospedale, circondato da medici e infermieri, sta bene”. Lo rassicurò, poggiandogli una mano sulla spalla.

Gerard annuì in silenzio.

“So che sei preoccupato, è normale, ma devi rilassarti”. Sorrise con gli occhi semi chiusi.

“Jessie, io non capisco perché lui cerchi ancora il mio perdono, lui… lui vuole sdebitarsi per avermi lasciato ed io non riesco a capire perché dovrebbe sdebitarsi dopo avermi salvato la vita”. Pianse, chiudendo gli occhi.

“Perché ti ama, Gerard, e vuole guadagnarsi la tua fiducia”. Rispose. “Ascolta, se vuoi può stare un po’ qui dopo che lo dimetteranno, fatti offrire una cena, un gelato, qualcosa e magari non si sentirà più in debito con te, ok? Adesso torna a letto, credevo che i vecchietti dormissero già alle sette”. Ridacchiò, dandogli un bacio sulla guancia. “Andrai a trovarlo domani, se non ti decomporrai prima”. Aggiunse facendogli la linguaccia mentre tornava nella sua stanza.

Gerard accolse il consiglio ma non riuscì comunque a chiudere occhio e, appena fu un orario socialmente accettabile si vestì ed uscì di casa.

Quando arrivò in ospedale, Frank stava ancora dormendo, così rimase sulla porta a guardarlo per qualche istante, entrando poi silenziosamente per non svegliarlo e sedendosi su di una sedia nella stanza.

“Oh, signor Way, già qui di prima mattina?”. Domandò un’infermeria, aprendo la porta.

“Ehm… si, faccia piano, sta dormendo”. Mormorò, indicando Frank.

“Ti sei svegliato presto per andare a controllare se andava tutto bene al cantiere?”. Biascicò il paziente, sfregandosi gli occhi e sorridendo a Gerard.

“Tu e Jessie dovete smetterla con questa storia del dire che sono vecchio”. Sbuffò. “Buongiorno anche a te, comunque”. Aggiunse.

L’infermiera li interruppe blaterando qualcosa nella sua lingua, ma Frank riuscì a capire che si trattava della sua colazione.

“Una pera… wow… Gee, potresti dire a questa deliziosa infermiera che io di solito a colazione mangio due uova ed una pannocchia arrostita?”. Protestò, fissando Gerard.

Il ragazzo allora disse qualcosa all’infermiera con un francese a dir poco fluente e la salutò con la mano.

“Cosa? Ehi! Io non la mangio questa cosa!”. Protestò a braccia conserte come un bambino viziato.

“Invece la mangerai, e senza fare storie”. Impose con tono autoritario, Gerard.

Frank alzò gli occhi al cielo e si decise a sgranocchiare il frutto verde.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jul 12, 2018 ⏰

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