Capitolo 2 - Deve restare qui.

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La mattina seguente, dopo essermi svegliata, mi misi a sedere sul letto, massaggiando le tempie.
Quei soliti sogni strani, violenti, mi provocavano una forte emicrania.
Mi voltai verso il letto accanto al mio ed era vuoto e in ordine.
Però ero sicura che fosse tornato a dormire stanotte.
Mi alzai e andai a prepararmi. Avevo deciso di uscire a fare un giro in quel mercatino.

Presi la borsa e il necessario e mi avviai fuori dall'edificio.
Il tempo era pieno di nuvole grigie, e un leggero vento soffiava facendo alzare i miei ricci.
Fui costretta a legari di lato e iniziare a proseguire verso il mercatino.
C'erano volte in cui non mi sentivo a casa, e vedermi sola mi abbatteva. Ma in momenti come questi era l'unica cosa che volevo!

Intravidi due bancarelle a metà della strada che avevo fatto, e a passo lento, le raggiunsi.
Non avevo nessuna fretta, e volevo godermi quell'attimo di tranquillità.
Ripensai alla storia di ieri. Com'era possibile che fossi capitata in camera con un ragazzo? Di solito i dormitori sono separati, magari non c'erano posti, oppure..oppure non lo sapevo.
Non riuscivo a darmi una risposta.
Mi dispiacque per aver rotto la chitarra a quel ragazzo.
Nella mia mente balenò il suo viso pieno di rabbia a vedere lo strumento con una corda rotta, e non riuscire a sistemarlo.

Cacciai via quel pensiero, e iniziai a imbattermi nelle bancarelle e a cercare qualcosa che mi suscitasse interesse!
Dovevo ammettere che avevano molte cose carine, avevo immaginato il peggio.

Ci furono tanti oggetti che attirarono la mia attenzione, e se avessi avuto maggiore possibilità, avrei preso un po' di tutto.
Un oggetto in particolare catturò la mia attenzione.
Era un portachiavi a forma di chitarra.
Ripensai al mio compagno di stanza. Dovevo farmi perdonare.
Sempre se lo avesse fatto!

"Quant'è?" Domandai al venditore alzando il piccolo oggetto.
"$2,99 signorina" disse l'uomo.
Presi il portafoglio dalla borsa e pagai. "Scusi, posso chiederle un informazione?" Domandai con gentilezza.
L'uomo annuì portando la sigaretta alle labbra.
"Sapreste dirmi dove si possono trovare le corde per una chiarra classica?"
"Aspetti devo averle nel furgone!" Gettò il morzicone di sigaretta e salì nel retro del furgone.

Ci mise un po' ad uscire. Mi guardai intorno, le persone andavano e venivano non badando a nulla. Acquistando ciò che saltava ai loro occhi, e che volevano mettere nelle loro case per abbellirle.
"Eccole!" Esclamò l'uomo saltando giù e attirando la mia attenzione.
Sorrisi: "Queste quanto costano?"
"$37" disse.
Mi morsi il labbro. Mi erano rimasti solo $22 e 95.
"Mi dispiace averle fatto perdere tempo a cercarle, ma non ho abbastanza soldi con me per prenderle.." dissi quasi sussurrando.

Il senso di colpa mi invase nuovamente. E non poter rimediare mi rattristò nuovamente.
"Solo perché hai un bel viso, dammi $20 e non se ne parla più." Disse l'uomo facendomi spuntare un sorriso a 32 denti.
Afferrai la banconota e gliela porsi. Mi consegnò le corde dentro una bustina di plastica. Lo salutai ringraziandolo e mi avviai a guardare le ultime bancarelle.

Avevo comprato un paio di cose, e dei vestiti comodi da indossare durante le lezioni.
Ma poi mi ricordai..
"Oddio non posso comprare il pranzo!" Sbuffai ritornando all'edificio.
Entrai nell'atrio raggiungendo le scale per entrare nel dormitorio.
Mi venne da piangere quando davanti a me ebbi quelle due rampe di scale.

Arrivai davanti la porta di camera mia, posai le buste per terra, e cercai la chiave dentro la borsa.
Dopo vari tentativi, parole di troppo, e scleri, ricordai che l'avevo messa nella tasca dei jeans!
Ero sbadata.
Troppo.
Entrai in camera, e come sepravo, era vuota!
Un po' mi dispiaceva, anche se lui non era una ragazza, o viceversa, potevamo provare a fare amicizia. D'altronde non c'era nulla di male..

Sospirai e mi sedetti sul letto lasciando le buste sopra esso. Alcune caddero, mentre altre facevano quel piccolo rumore prima di raggiungere il suolo, come le altre.
Mi guardai le dita, mi sentivo a disagio; e se non avessi fatto amicizia con nessuno?
Insomma, aver iniziato con il ritrovarmi in camera con un ragazzo era molto strano.

Misi le mani sul viso dopo aver appoggiato i gomiti sulle ginocchia.
Presi un respiro profondo e lasciai che tutta la tensione si scaricasse, gettando fuori l'aria.
Mi mancava casa mia, dovevo ammetterlo.
Non molto, ma ne sentivo la mancanza.
E i miei genitori.
Anche loro mi mancavano un casino. Da quando mi ero trasferita qui non avevo avuto più notizie. Avevo provato a chiamarli. A cercare di rintracciarli, ma era stato inutile. Nessuna risposta!

Come del resto avevo sempre pensato che quando veniamo al mondo siamo soli. Quando ci imbattiamo ad affrontare la vita siamo soli lo stesso, fin quando la morte non viene a prenderci.
Non sapremmo mai se qualcuno sarà davvero disposto a starci accanto anche nei momenti difficili.
Come tutto ha un inizio, avrà anche una fine.

"Io non ci voglio stare!" Era la sua voce quella dietro la porta.
"Ma signor Bird.."
"Senza ma!" Esclamò aprendo la porta. Alzò lo sguardo verso di me. "Nemmeno lei vuole starci." Guardò la donna dietro di lui, e poi spostò lo sguardo su di me, quasi chiedesse di accordarlo, in modo che io lasciassi la camera.
"Ragazzi mi dispiace molto, ma non siete gli unici ad aver avuto questo problema, se vogliamo proprio chiamarlo così, ma non possiamo assolutamente cambiare. Le disposizioni sono state fatte, e abbiamo tutte le stanze occupate! Il resto delle camere sono in ristrutturazione, e sono inaccessibili. Dovete arrangiarvi cosi." Spiegò la donna guardando lui.

Sospirai in silenzio. Non avevo nulla da dire. Volevo solo capire il perché non mi volesse.
Ovviamente apparte il fatto di avergli rotto la chitarra.
"Sono sicura che vi troverete bene insieme" ci sorrise. "E tu, Mike, cerca di essere più gentile."
Lui sospirò guardando in alto.
Il suo giubbotto in pelle era sbottonato, e quando alzò appena le braccia, mostrò la maglia bianca che indossava.
La donna ci salutò lasciandoci soli.
Ci guardammo senza dire nulla. Se gli sguardi in quel momento avrebbero preso parola, sono sicura che avrebbero urlato contro di me per farmi lasciare la camera di mia spontanea volontà.

"Quindi niente.." disse con voce ironica. "Devi restare qui!"
"Già."
"Perfetto!" Ci fu un particolare che mi colpì. Il suo accento!
Doveva essere italiano, sicuramente!
Mi avvicinai al mio letto e iniziai a rovistare nelle buste. Lui mi guardava senza dirmi nulla.
Presi quella che conteneva le corde e mi avvicinai a lui.
"Questo è per te!" Sporsi in avanti il sacchetto.
Inarcò un sopracciglio prendendolo e guardando dentro.
"Cosa ci faccio con queste?" Alzò a mezz'aria le corde.
"Per la tua chitarra..volevo che..insomma pensavo che potevi aggiustarla e mi è sembrato giusto prenderti corde nuove."

"Ho già aggiustato la chitarra." Lanciò le corde sul mio letto. "Non dovevi disturbarti!"
Si avvicinò al suo letto e prese le cuffie sopra il comò.
Poi andò vicino la scrivania e prese un blocchetto e uscì dalla stanza.
Dopo che richiuse la porta alle sue spalle, scoppiai a piangere.
Volevo solo essere gentile con lui.

Nota Autrice:  Buonasera! Sono contenta che la storia sia partita bene, e vi prometto che non vi deluderò! Eccovi il secondo capitolo, cosa ne pensate? Un bacio, al prossimo aggiornamento. 💚

A Lonely Night. ||Mike Bird||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora