Capitolo 8 - Non significava niente.

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La notte non riuscii a dormire. Mi continuavo a rigirare nel letto pensando a quello che era successo. Guardai il letto vuoto di Mike e gettai un lungo sospiro, quasi sconfitto, o esasperato. Sinceramente nemmeno io sapevo come fosse, o cosa stessi provando in quel momento.
Confusione. Solo confusione c'era nella mia mente.
Mi chiedevo come avrei potuto affrontare le lezioni domattina se non avessi provato a  dormire almeno un po'.
Mi voltai verso il muro, magari se non guardavo il suo letto sarei riuscita ad addormentarmi.
Ma fu inutile anche quel tentativo.
L'unica cosa che feci, dopo essermi arresa, fu guardare il soffitto.

La sveglia suonò insistentemente dandomi un fastidio tremendo.
La spensi e non mi alzai, restai a fissare ancora il soffitto. Non volevo andare a lezione quella mattina.
Il cellulare iniziò a vibrare sul comò dandomi ancora più fastidio della sveglia.
Lo afferrai e guardai chi fosse: Roman.

Da: Roman.
Alzati che oggi abbiamo il compito di Arte.
Ps: devo raccontarti una cosa!

Sbuffai. "Il compito di arte.." scostai le coperte di malavoglia mettendo i piedi sul pavimento.
Il freddo invase la mia pelle, provocandomi dei brividi sulle gambe.
Visto che Mike non era in camera, potevo anche spogliarmi senza problemi.
Tolsi il pigiama e andai a prendere un paio di jeans e una camicetta.
Misi i jeans e li abbottonai. Poi toccò  alla camicetta,  in quel momento la porta si aprì, e Mike entrò, fissandomi.
Mi coprì subito in modo che non potesse vedere le cicatrici sul mio corpo.
Chiuse gli occhi a fessura, osservandomi attentamente.
"Lo sai che esiste il bagno?"
Lo guardai anch'io, e notai i capelli arruffati e le labbra ancora gonfie e arrossate.
"Si, ma visto che tu non sei quasi mai in camera, ne ho approfittato." Finii di rivestirmi velocemente e presi le mie cose, avviandomi verso la porta.
Afferrò il mio braccio, e mi spinse appena accanto al suo fianco.
"Per me quel bacio di ieri non conta nulla. Dimenticalo!"

Non volevo mostrargli che le sue parole mi avevano ferita, e senza nemmeno guardarlo, scostai il mio braccio dalla sua presa e mi avviai verso la porta, aprendola.
"Nemmeno per me significava nulla!"
Uscì dalla stanza chiudendo la porta alle mie spalle.
Sono stata una stupida a permettergli di baciarmi, sapevo che poi, arrivato al mattino dopo, avrebbe detto così.
E Roman mi aveva avvisata ieri sera: "Sta attenta! Lui è fatto così. In quel momento gli vai bene, il giorno dopo non più!"
Non dovevo dargli peso, mi sarebbe passata.
La giornata era iniziata male, e prima di prendere altri programmi per  la giornata, decisi che alla fine delle lezioni me ne sarei rimasta in camera a studiare per le materie del giorno successivo.

Arrivai davanti camera di Roman e bussai violentemente. Lui aprì la porta, inarcando le sopracciglia. Assunse uno sguardo interrogatorio.
"Sei nervosa!"
"Non lo sono." Sbuffai. "Andiamo?"
"La mia non era una domanda, ma un affermazione!" Afferrò il suo zaino, mettendolo in spalla. Chiuse la porta, e tornò a fissarmi. "Sei chiaramente nervosa, e c'entra Mike Bird."
"Non è vero!" Protestai in mia difesa, ma era inutile, tanto aveva intuito che c'entrava lui.

Dopo un po' di silenzio, iniziai a sentire un enorme peso sul petto, e dovetti interrompere Roman e la nostra camminata verso l'aula.
"Hai ragione tu!" Mormorai a bassa voce.
Lui mi guardò in modo interrogativo: "Come scusa?"
Dovetti alzare un altro po' la voce, non volevo mi sentissero tutti!
"Hai ragione tu!" Dissi un po' più forte.
"Lo sapevo!" Esclamò alzando gli occhi al cielo. Rimasi in silenzio, era l'unica cosa che potessi fare.
O, semplicemente, perché non avevo nulla da dire.
"Che ti ha fatto?" Chiese Roman.
"Hai presente la storia del bacio?"
Lui annuì.
"Bene! Stamattina mi ha presa per il gomito dicendomi che quel bacio non significava nulla, e che dovevo dimenticarlo." Parlai così velocemente che la mia voce ebbe un tono di sconforto.

"Te lo avevo detto io" mi rispose lui, con voce dura.
So che me lo aveva detto. So benissimo che non dovevo fidarmi di Mike, e tanto meno credere che a lui importasse davvero di me.
Magari lo aveva solo fatto per sembrare carino nei miei confronti.
La dura verità era che quel bacio mi era piaciuto.
"Lo so che mi avevi avvisata! È colpa mia..in parte" ripredemmo a camminare verso l'aula.
Tenevo lo sguardo basso e i libri stretti al petto.
"Che intendi fare?"
"Nulla, come sempre. Lo ignoro!" Scrollai le spalle, alzando lo sguardo.

Lui stava appoggiato a un pilastro in mattoni bianco, a rigirare la chiave della nostra stanza sul suo dito. Alzò lo sguardo verso di me e sorrise appena, beffardo. Notai il portachiave a forma di chitarra che avevo comprato. Lo aveva lui!
Una ragazza minuta gli si gettò addosso, stringendo le braccia attorno al suo collo. Le mani di lui finirono sui suoi fianchi, e gli lasciò un  bacio sul collo.
Senza smettere di guardarmi.
Sentii una leggera fitta al petto vedendo quella scena. Roman mi tirò per il braccio velocizzando il passo.

Avevo detto a Roman che non mi sarei mossa dalla camera finché non avrei messo di studiare per il compito di letteratura che avrei avuto il giorno dopo.
Presi i libri e andai alla scrivania, iniziando a studiare.
Ero immersa nella lettura quando la porta di aprì.
Mike notò la mia figura seduta in scrivania, e chiuse la porta, appoggiandosi con la spalla contro il muro.
Mi guardò.
Feci finta di niente, come se lui no esistesse, e che in quella camera ci fossimo solo io e i miei libri. Ma alquanto pare, ero poco credibile nell'ignorare le persone.
Lui rise, spostandosi dal muro. Si mise dietro di me, poggiando le mani contro la scrivania, tenendomi intrappolata contro essa.

"Stai cercando di evitarmi?" Domandò  ridendo.
Il suo respiro era sul mio collo. Il suo torace sfiorava appena la mia spalla. E il suo profumo..
Il suo profumo invase le mie narici, innebriando la mia mente.
Non seppi cosa rispondere.
"No. Non ti sto evitando!" Mormorai acida. "Studio perché domani ho un compito."
Lui fece voltare la sedia, e adesso lo schienale era contro la scrivania, e il suo viso a pochi centimetri dal mio.
Dovevo ammettere che iniziava a piacermi.
I suoi capelli, il suo viso, i suoi occhi. Mi piaceva ogni singola parte di lui, anche se era insopportabile.

Il suo fiato caldo sfiorò le mie labbra, e dei brividi di freddo invasero il mio corpo.
Volevo risentire il contatto. Lo desideravo più di ogni altra cosa.
"Lo so che mi stai evitando, ti ho sentito mentre lo dicevi oggi" la sua voce era un sussurro.
Le mie mani iniziarono a tremare. Era  sempre più vicino.
Schiusi le labbra, chiudendo gli occhi. Ma si alzò iniziandona ridere.
"Eri convinta che ti avrei baciata?" Scosse la testa, continuando a ridere.
"No!"
In realtà si..
"Sei poco credibile,  lo sai?"
"E tu sei uno stronzo, arrogante e prepotente! Ti senti al centro del mondo se fai cosi?" Mi alzai di scatto, dispiaciuta, irritata, e arrabbiata con lui, e con me stessa! "Non sei niente, e soprattutto non sei nessuno per parlarmi così! Non so perché continuo a parlarti, o semplicemente, guardarti."

Stavo per andare via, quando mi afferrò per il polso. Cercai di strattonarlo, ma la sua presa era più ferrea della mia.
Mi mise contro la porta, alzando i miei polsi, e continuando a tenerli bloccati.
Mi piacque quel suo modo di prendermi, ma allo stesso tempo, mi aveva infastidita.
"Non parlarmi più cosi!" E le sue labbra furono sulle mie.
Per la seconda volta.

Nota Autrice:Ecco il capitolo.
Sono contentissima che la storia piaccia, e vi devo un enorme grazie.
Lasciate un commentino se vi va. :*

A Lonely Night. ||Mike Bird||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora