L y d i a
Mi lasciai sprofondare sul divano: persino quest'ultimo riusciva a far riaffiorare in me dei ricordi. Dopo diciotto mesi trascorsi a dormire su un letto cigolante, in uno striminzito appartamento londinese, il mio divano mi era mancato e non poco. Mia madre non ne sapeva nulla: dopo il suo ritorno qui in Canada, io decisi di andarmene da casa di mio cugino. Non potevo permettermi di recargli altro disturbo. Decisi per tanto di affittare un appartamento con i pochi soldi che ero riuscita a guadagnare in giro, facendo la baby-sitter o ripetizioni di scuola. Ovviamente, l'appartamento non era da considerarsi un granché ma ero riuscita a farci l'abitudine. L'unico problema erano i vicini casinisti.
Non avrei detto nulla a mia madre: sapevo che avrebbe dato di matto. Mi aveva lasciata in buone mani, invece io ero finita ad abitare da sola. Dopotutto non era questo il problema, me la sono cavata da sola per tutta al vita. Conoscendola, se avesse visto la topaia in cui ero andata a vivere, mi avrebbe proibito di tornare a Londra dopo il mio breve soggiorno in Canada. Esattamente, sarei tornata a Londra il prima possibile.
"Come mai questo cambiamento?" domandò mia madre indicando la mia chioma, poggiando la tazza satura di tè sopra il tavolinetto in legno, di fronte al divano.
Nulla era mutato in casa: gli adorati girasoli spiccavano ancora in ogni dove, i colori sgargianti accompagnavo gran parte dell'arredamento. Era rimasta la casa che avevo sempre adorato, arredata con amore assieme a mia madre. Il fatto che non avesse cambiato nulla mi aveva rincuorata.
"Ho deciso di cambiare. Il biondo mi aveva stufata" sorseggiai dalla tazza facendo attenzione a non bruciarmi. Lei mi fissò attentamente, sospirò successivamente.
"Tornerai al tuo colore naturale?" continuò con l'interrogatorio.
"Può darsi" risposi in tono seccato.
Mia madre sapeva per certo che i miei capelli erano la cosa che custodivo più gelosamente di tutte. Ne andavo estremamente fiera: vederli tinti, legati in maniera del tutto disordinata non era da me. Lo sapevo. Sentivo però la necessità di guardarmi allo specchio e vedere un'altra persona. Avrei tanto voluto raccontarle tutto ciò che mi era accaduto negli ultimi anni. Restava pur sempre mia madre: a volte avrei voluto aprirmi, raccontarle ogni cosa, spiegarle il motivo del mio voler andare via da quella cittadina.
"Come sta Harry?" domandò poco dopo, scacciando via ogni mio pensiero. Harry era mio cugino, un meraviglioso ragazzo di ventisette anni che mi aveva gentilmente tenuto con sé per alcuni mesi, prima che io trovassi casa.
"Sta bene. Ti saluta" abbassai lo sguardo sulla tazza.
Non avevo molta voglia di parlare: ero stanca, sia fisicamente che psicologicamente. Tante ore di aereo mi avevano abbattuta, ritrovarmi lì dopo diciotto mesi mi aveva altrettanto scombussolato. Sarei dovuta stare attenta a non lasciarmi sfuggire nulla riguardo al mio appartamento e alla mia decisioni di trasferirmi definitivamente a Londra.
Il motivo principale per il quale ero tornata in Canada era sicuramente quello di sistemare ogni documento e poter finalmente sentirmi cittadina londinese. Sperai con tutta me stessa che mia madre avrebbe compreso.
Mordicchiai le unghie laccate di nero, in tinta con i miei anfibi e la mia maglietta. Il mio stile era del tutto cambiato: se prima adorare i colori chiari, nell'ultimo periodo avevo scoperto di amare il nero. Indossavo meno scarpe a spillo, truccavo il mio volto poco e niente, vestivo quasi sempre con colori scuri. Badavo meno al mio aspetto fisico ma ci tenevo comunque a dare una buona impressione. Non ero la stessa Lydia di diciotto mesi prima, questo era sicuro. Probabilmente un tempo sarei impazzita nel vedermi allo specchio con addosso un paio di anfibi.
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The Feeling 2
FanfictionLydia, dopo essersi trasferita a Londra, decide di tornare nella sua città Natale. Sarà costrettaa combattere i mostri del suo passato, a partire dalla perdita di memoria di Justin. |SECONDO CAPITOLO DELLA TRILOGIA THE FEELING| |FORTI CONTENUTI SES...