22. Vorrei raccontarti

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L y d i a

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Non mi resi conto del fatto che mia madre e il medico in divisa mi stavano fissando. Avevo spalancato la porta, involontariamente. Le parole dell'uomo riecheggiavano ancora nella mia mente. Scossi il capo, tornando alla realtà.

"Amore, vieni qui" sorrise mia madre, facendomi segno di avvicinarmi. Il medico mi squadrò da capo a piedi, cercando di capire come avessi fatto a raggiungere la stanza. Con le mani nascoste nelle tasche della felpa, raggiunsi il letto.

Mi madre era seduta su di esso, le gambe penzolavano sul lato, sfioravano appena il pavimento all'apparenza gelido. Senza badare alla presenza dell'uomo, mi fiondai fra le braccia di mia madre, la quale mi accolse.

"Vi lascio sole" sentii dire. "Torneremo a parlare" 

Mia madre annuì, io aspettai che la porta si chiudesse per distaccarmi. Mi accarezzò una guancia e sistemò i miei capelli in disordine. Sapevo di avere un aspetto orribile.

"Ti ho spaventata?" domandò delicatamente. La sua voce era calma, sempre pacata. Continuava a sorridere, accarezzandomi la guancia. 

"Ho avuto paura" abbassai lo sguardo. Mi tremavano ancora le gambe: vederla inerme, distesa atterra e sapere di non poter fare niente mi aveva distrutta. Fisicamente e psicologicamente. Quell'immagine continuava a torturarmi da quando avevo messo piede in ospedale. Vederla finalmente sveglia e cosciente mi aveva riempito il cuore di gioia, udire le parole del medico però mi aveva scossa. 

"Siediti" picchietto sul materasso di fianco a sé. Salii, mi accomodai e poggiai la testa sulla sua spalla. Socchiusi gli occhi: ero stanca, debole, e mi sentivo in colpa per aver lasciato mia madre da sola. Una lacrima rigò il mio viso senza che mio me ne rendessi conto.

"Come è andata la serata a casa di Noah?"domandò. Aprii le palpebre.

Le avevo raccontato di Noah, di quanto fosse simpatico, una persona deliziosa e di quanto mi sentissi bene in sua presenza. 

"Bene" risposi semplicemente. Nonostante tenessi a Noah, non mi andava di parlare della mia serata a base di vino.

"Non si direbbe dal tuo tono di voce"

Sbuffai, alzai la testa e mi sistemai a mo' di indiano sul letto, voltandomi completamente verso di lei.

"È vero quello che ha detto il medico?" chiesi. La fissavo, nella speranza che almeno il mio sguardo trasparisse lo strazio che stavo provando. Il caos nella mia testa.

"Non stavamo parlando di questo" scosse il capo.

"Smettila per favore di evitare le mie domande" alzai leggermente il tono di voce.

Lei si zittì, prese un gran respiro e mi afferrò una mano. Era fredda, tremendamente. 

"Andrà tutto bene"

"No, mamma. Smettila" mi alzai dal letto, evitando ogni contatto. Sistemai una ciocca di capelli dietro l'orecchio destro e continuai a scuotere il capo. "Smettila di dire così quando sappiamo entrambe che nulla andrà bene" e come un diluvio, le lacrime bagnarono le mie guance. La figura di mia madre divenne sempre meno visibile a causa delle gocce salate che inondavano i miei occhi.

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