21. Paura

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L y d i a

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Avrei dovuto dire qualcosa, e invece rimasi in silenzio, seduta su uno dei tanti lettini, incapace di proferire parole. Quelle parole che mi morivano in gola. Noah si aggrappò al bordo della piscina, dandosi la giusta spinta per uscire. I boxer bagnati lasciavano poco all'immaginazione, io mi costrinsi però a distogliere lo sguardo. Fino a cinque minuti prima, le nostre bocche si stavano assaporando a vicenda. Socchiusi gli occhi nel ricordare il contatto. 

Successe tutto d'un tratto, senza che io me ne rendessi conto. Eppure non mi tirai indietro, né esitai. Acconsentii al suo bacio rubato. Alzai lo sguardo, incontrai il suo che bruciava sulla mia pelle avvolta dall'accappatoio. Indossò il suo senza rompere il contatto visivo, lo legò in vita e passò una mano fra i capelli bagnati, tirandoli indietro. Mi morsi il labbro, presi un gran respiro e cercai di dire qualcosa di poco imbarazzate.

"Mi dispiace per averti accusato prima" dissi a bassa voce, riferendomi al fatto di avergli quasi urlato contro di essere un corrotto.

Noah continuò a fissarmi, poco dopo strinse le mani in vita.

"Sei sicura che sia questo quello di cui vuoi parlare?" chiese sicuro di sé. Non risposi. "Perché poco fa ci siamo baciati, e non vorrei che tu lo dimenticassi da un momento all'altro e facessi finta che non sia successo nulla" sputò tutto d'un fiato, senza preoccuparsi. Lo fulminai con lo sguardo, lui attese una risposta.

"Tu hai qualcosa da dire?" chiesi, nella speranza che lui trovasse le parole giuste per intraprendere il discorso che avrei preferito evitare, senza ottimi risultati.

"Tu vuoi dire qualcosa?" ribattette. Odio quando qualcuno risponde ad una mia domanda con un'altra una domanda.

Mi alzai dal lettino, strofinai il volto: avevo tutto e nulla da dire. Più che altro, dovevo ancora capire se quel bacio mi era piaciuto o meno.

"Ti è piaciuto?" mi domandò di punto in bianco, quasi mi leggesse nella mente. Lo guardai: non seppi cosa dire. Raccolsi del tempo a mio vantaggio, restando in silenzio. "Allora?" si avvicinò. 

Abbassai lo sguardo, le sue dita mi afferrarono il volto e mi costrinsero a guardarlo negli occhi. Per un istante, mi parve di scorgere due iridi caramellate. Tornai lucida, gli occhi verdi di Noah mi fissavano con insistenza. 

"Voglio solo sapere cosa hai provato? Dimmi che non ti è piaciuto e me ne farò una ragione" con il pollice mi accarezzò delicatamente una guancia.

"Io..." iniziai, insicura. Lui attese, dopo qualche secondo annuì.

"Ho capito" sorrise e si allontanò. Istintivamente gli afferrai un polso: Noah aveva sofferto troppo in vita sua. Non potevo fargli provare di nuovo l'atroce sensazione di abbandono. Mi aveva baciata, io avevo ricambiato. Forse mi era piaciuto. O, molto probabilmente, mi era piaciuto ma non volevo ammetterlo a me stessa.

"Mi è piaciuto" ammisi di getto. I suoi occhi lucidi mi aveva stordita. Lui mi sorrise, mi afferrò il volto con ambedue le mani e in mente, le immagini dell'ultimo incontro avuto con Justin si alternarono. Scossi appena il capo, scacciando via i pensieri di troppo. C'eravamo io e Noah, nessun altro. 

"Mi basta sapere che non lo dimenticherai" sussurrò, chinandosi poco dopo. Sfiorò le mie labbra, leggermente. Io socchiusi le palpebre, poco dopo si staccò. "Vuoi baciarmi di nuovo?" chiese divertito. Notò il mio apprezzamento e la tentazione che mi aveva spinta a mettermi in punta di piedi per raggiungere le sue labbra. Mi sentii in imbarazzo rendendomene conto troppo tardi. "Non essere sciocca, vieni qui" notò le mie guance sicuramente rosse e mi avvicinò definitivamente a lui, eliminando la distanza. Il nostro secondo bacio.

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