L y d i a
Rilassarmi: era quello di cui avevo urgentemente bisogno quella mattina. La notte travagliata appena trascorsa aveva lasciato al suo seguito angoscia e paure. L'acqua calda avvolgeva il mio corpo carico di tensione: i ricordi si erano alternati l'uno con l'altro troppo velocemente durante le ultime ore, nella mia testa si era venuto a creare un groviglio di pensieri, anche contrastati tra di loro.
Mi immersi quanto più possibile tra le nuvolette soffici di sapone e socchiusi gli occhi, chinando il capo indietro. Tutto parve andare per il meglio finché il suono del cellulare attirò la mia attenzione, facendomi tornare con la testa alla realtà. Sbuffai amaramente e afferrai l'apparecchio posizionato al di sopra delle rifiniture in marmo, le quali contornavano la vasca.
Non conoscevo il numero, corrugai la fronte e risposi.
"Pronto?" domandai. Arricciai il naso a causa della maschera di bellezza che mi erl concessa.
"Parlo con la ragazza che ieri sera mi ha lasciato da solo, ubriaco e triste?" domandò la voce maschile dall'altro capo del telefono. Noah.
Sorrisi leggermente di cuore, mi tirai su scoprendo gran parte del mio seno.
"Sicuro di non aver sbagliato numero?" domandai.
"Ne dubito. La sua voce è inconfondibile"
Continuai a sorridere, poi l'entusiasmo si smorzò del tutto quando pronunciò la frase successiva: "Datosi che sono qui fuori casa, potrebbe dire a Lydia di venire ad aprire?"
Scattai di colpo, socchiudendo le labbra dallo stupore: non ero nelle condizioni più adatte in quel momento per accogliere Noah. Saltai fuori dalla vasca ed inserii il vivavoce e avvolsi il mio corpo da un accappatoio.
"Noah" lo richiamai. "Parlami" dissi semplicemente. Per qualche secondo dall'altro capo del telefono vi fu silenzio, successivamente percepii un lieve sghignazzo.
"Di cosa vorresti parlare?" domandò.
Io nel frattempo indossai l'intimo, con una mano afferrai i jeans mentre con l'altra sciolsi i lunghi capelli scuri.
"Di qualsiasi cosa" ammisi. Con dita tremanti allacciai il reggiseno nel retro.
"Ti sei divertita ieri sera?"
"Moltissimo" risposi a denti stretti, intenta a saltellare da una parte all'altra della stanza per indossare i jeans aderenti.
"Mi fa piacere" il discorso -se così è possibile definirlo- venne inframmezzato per l'ennesima volta da un lungo silenzio. Non ero ancora pronta.
Mi specchiai: avevo dimenticato la maschera. Dannata me. Lasciai scorrere l'acqua assieme al sapone dal tubo di scarico della vasca e un attimo dopo iniziai a ripulire freneticamente il viso, chinata sul lavandino. Nel farlo, alcune ciocche di capelli si bagnarono. Non sarei mai riuscita a rendere il mio aspetto fisico un minimo presentabile, pareva fossi rimasta chiusa in casa per un mese a mangiare gelato, senza degnarmi di pettinare i capelli o cambiare pigiama.
"Ci sono quasi!" esclamai. Lui rise semplicemente.
Asciugai il pallido viso e uscii dal bagno con i calzini tra le mani, uno lo indossai quando l'altro piede era già sul gradino mentre l'altro fui costretta a metterlo dinanzi alla porta d'ingresso. Ero inguardabile. Presi un grande respiro nella speranza che non scappasse via dallo spavento.
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The Feeling 2
FanfictionLydia, dopo essersi trasferita a Londra, decide di tornare nella sua città Natale. Sarà costrettaa combattere i mostri del suo passato, a partire dalla perdita di memoria di Justin. |SECONDO CAPITOLO DELLA TRILOGIA THE FEELING| |FORTI CONTENUTI SES...