03. Credo di conoscerti

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L y d i a

Con la coda dell'occhio cercai di capire cosa si stessero dicendo Noah e Tyron; nel frattempo, due occhi caramellati continuavano a scrutarmi da capo a piedi. Non riuscivo a crederci. Per un istante la stanza aveva cominciato a girare, nel momento in cui si avvicinò con il volto a me per constatare che stessi bene sentii la terra sprofondarmi sotto ai piedi. A Justin non importava granché del discorso di Noah, lui continuava senza ritegno a guardarmi. Mi sentivo in soggezione.

Ero seduta attorno al tavolo, distante dal resto delle donne. Morsicavo le unghie laccate di nero a causa del nervosismo e non potevo far a meno che battere il piede a terra. Lo sguardo di Justin, il quale teneva stretto in una mano un cocktail, bruciava sulla mia pelle. Per più di diciotto mesi non avevo avuto a che fare con lui: era cambiato. Aveva rasato i capelli, il suo colore naturale era nettamente più bello rispetto al biondo platino del passato. Aveva aggiunto un tatuaggio, dietro il collo: un paio di ali. 

Senza che me rendessi conto, qualcuno si sedette di fianco a me. Io sussultai.

"Tutto okay?" domandò Noah riempendo il suo bicchiere di champagne. Io esitai prima di annuire: nulla andava per il verso giusto. Dovevo andarmene di lì.

La testa mi doleva, sarei potuta scoppiare in lacrime da un momento all'altro. Percepivo un peso dritto nel petto, come se qualcuno si stesse divertendo a calciare il mio cuore. Il respiro affannoso, la mente offuscata da ricordi che con il passare del tempo diventavano sempre più nitidi. Non potevo permetterlo. Dovevano restare nell'ombra, racchiusi lontano, dove non avrebbero più potuto farmi del male. 

"Vorrei andarmene" sentenziai. Lui corrugò la fronte e posò il bicchiere sul tavolo, avvicinandosi poso dopo.

"Allora non va tutto bene. C'è qualcosa che ti turba? I miei amici per caso?" iniziò con l'interrogatorio.

Noah si era rivelato una persona gentile, del tutto solare. Non mi ero pentita di aver accettato il suo invito, nonostante il finale del tutto inaspettato. Avrei voluto rivederlo se fosse stato possibile. Ma quella era una cosa più grande di me: non ce la facevo a restare passiva di fronte a Justin. Ci trovavamo nella stessa stanza dopo più di un anno. L'ultima volta che lo avevo visto lui non mi aveva riconosciuto: ero stata respinta come una perfetta sconosciuta. E lo ero ancora. 

"I tuoi amici sono meravigliosi, non c'è nulla che mi turba" sorrisi falsamente. Non lo conoscevo per nulla, ma sapevo per certo che Noah non meritava sentirsi dire delle bugie ma se gli avessi però rivelato ogni cosa me ne sarei pentita. Justin rimaneva il mio piccolo ma nel contempo grande segreto. Tutto quello che c'era stato tra di noi doveva rimanere segreto. 

"E allora perché vuoi andare via?" chiese preoccupato. 

"Sono solo stanca" la prima scusa che mi passò per la mente. Non era del tutto falso.

Lui si strinse nelle spalle e si guardò intorno, con una mano richiamò all'attenzione Tyron e Justin. Io sgranai gli occhi: cosa aveva intenzione di fare? La situazione era giù difficile di suo.

"Cosa c'è?" domandò Tyron. Justin non distolse neanche per un istante lo sguardo dalla mia figura. Era come se stesse cercando di capire chi fossi. Probabilmente anche la sua mente era un cumulo di ricordi, intrecciati tra loro. Non sarei mai stata in grado di immaginare il disagio che provava: una confusione totale non la augurerei a nessuno. Si vedeva che stava male. Dovevo allontanarmi da lì, sia per il mio che per il suo bene.

The Feeling 2 Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora