17. Confessioni

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L y d i a ❀ 

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Chiusi bruscamente la porta di ingresso alle mie spalle. Ero zuppa, dalle punte dei capelli gocciolavano sino al suolo gocce di acqua fredda. Percepivo a malapena le dita delle mani, stesso discorso per la punta del naso. Sospirai amaramente, oramai le lacrime erano diventate un tutt'uno con la pioggia. Gli occhi rossi però erano la testimonianza che avevo pianto e non poco durante il tragitto di ritorno.

Scaraventai la chiave all'interno di una ciotola di vetro sul mobile nel corridoio e senza pensarci due volte sfilai via la felpa fradicia. Rimasi con il reggiseno, mi resi conto troppo tardi però che il riscaldamento era acceso. Inarcai le sopracciglia: lo avevo lasciato spento, ne ero sicura.

Lentamente mi diressi in cucina e sussultai nel notare la figura di mia madre seduta attorno al tavolo. Socchiusi le palpebre, il cuore prese a battere velocemente, mi costrinsi a poggiare una mano sul letto.

"Mamma, mi hai spaventata!" esclamai.

Lei sorrise appena, velocemente tornai ad indossare la felpa. Nonostante fosse mia madre, mi sentii in imbarazzo.

"Volevo farti una sorpresa. Il volo di domani è stato annullato" disse facendo roteare all'interno della tazza di coccio il cucchiaino di acciaio. Stava bevendo del tè con del latte.

Sorrisi istintivamente: mi era mancata molto negli ultimi giorni. Mi affrettai a raggiungerla e la abbracciai chinandomi sulla sua figura, poggiai il mento sulla sua spalla: quel profumo era quello di cui avevo bisogno, quello che mi faceva sentire finalmente a casa. Il dolce profumo di mia madre.

"Mi sei mancata" bisbigliai socchiudendo le palpebre.

"Anche tu tesoro mio" mi accarezzò la schiena lentamente.

Quando ci staccammo, rimanemmo a fissarci per alcuni attimi. Poco dopo mi precipitai davanti al frigo, aprii l'anta ed estrassi dell'aranciata. Ne versai un po' in un lungo bicchiere di vetro sotto lo sguardo assente di mia madre. Fissava i miei movimenti ma pareva stesse pensando a tutt'altra cosa. Preoccupata, mi sedetti di fianco a lei.

"Tutto bene?" domandai bevendo.

Lei si voltò verso di me: era tremendamente seria. Quel barlume di tristezza, affiancato ad una quantità consistente di stanchezza si fecero di nuovo spazio tra i suoi occhi, richiamando la mia attenzione. 

"Non si direbbe" ammisi, nella speranza che la smettesse di mentirmi. Abbassai lo sguardo, la sentii sussultare. 

La donna afferrò una mia mano, la triste talmente forte che provai dolore per un istante. Mi voltai verso di lei, aveva gli occhi lucidi: la tristezza ebbe il sopravvento. Cosa le stava succedendo? Cosa stava accadendo alla donna tanto forte che conoscevo? 

"Mamma..." cercai di liberarmi dalla sua possente presa, stava diventando davvero doloso. Successivamente comprese e si ritrasse. Per un istante ebbi paura di lei. 

Guardò il tè all'interno della tazza in silenzio: stava tremando. Mi stava tenendo nascosto qualcosa di grosso.

"Scusami, non volevo spaventarti" forzò un sorriso.

"Si può sapere cosa ti succede? Sono giorni che sei sempre assente con la mente" alzai di poco la voce, lei non si scompose.

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