Stavo precipitando nel vuoto, senza pensieri addosso, solo e soltanto un'enorme senso di vuoto. Fu così che mi sveglia dall'ennesimo strano sogno, un po' affranta e leggermente frustrata. Era così che mi sentivo ogni giornata, dalla mattina fino alla sera, sperando di riuscire a dormire quel poco necessario per potermi presentare decente da John. Lui non notava niente, se ne fregava altamente ma a me non importava. Stavo sprecando la mia vita, mi stavo rovinando e lo sapevo bene, niente e nessuno mi poteva fermata. Stavo malissimo dentro, appena trovavo un attimo per stare sola scoppiavo. Era orribile quella sensazione, dove non sai più quale sia lo scopo della tua vita, dove non vuoi più esistere ma sai che devi resistere, devi farlo per lui. L'unica cosa è che soffrivo troppo, dannatamente troppo.
Rialzarmi da sola non mi faceva sentire forte ma semplicemente debole, perché non lo facevo per me stessa...ed è qui che ho sbagliato, trascurandomi talmente tanto da ignorare le mie vere necessità. Amavo leggere ed ho smesso di farlo perché non mi lasciava tempo per pensare a John, amavo uscire e divertirmi ma ho abbandonato i miei amici per affogare nella mia disperazione, da sola. Bloccata qui, non potevo fare altro che piangermi addosso per aver deluso un'altra volta me stessa. Dovevo riprendere in mano la mia vita, allontanarmi da tutto ciò che mi poteva ferire, compreso lui. Avrebbe fatto male, molto male, ma non avevo altra scelta e per quanto io l'amassi il mio cuore non poteva reggere altro dolore.
Andai da John quella mattina, senza passare da Starbucks, come avevo l'abitudine di fare. Non disturbai neanche Nick o Violette ma chiamai un taxi.
Salendo le scale dell'ospedale sentii una strana fitta allo stomaco, l'ansia non lasciava per niente la presa. Mi affacciai alla sua porta e lo vidi insieme a sua madre che le stava accarezzando il viso, senza neanche farmi vedere mi allontanai lentamente ma appena sentii la voce di John mi bloccai e mi appoggiai delicatamente alla porta per origliare.
"Come sono felice, fortunatamente la prossima settimana ti dimetteranno, potrai tornare a casa..manchi tanto a tuo padre." Dice sua madre.
"Se gli manco come dice può benissimo alzare il culo e venirmi a trovare." Sbuffa John.
"Tesoro, lo sai tuo padre odia stare negli ospedali ma sappi che lui soffre molto nel vederti stare così."
"Che coglioni, voglio andarmene."
"Ti verrà a trovare oggi Lauren?" Chiede sua madre.
"Già, come ogni giorno." Sento l'impassibilità nella voce di John.
"È una cosa negativa?"
"Sai che la amo, ma ho paura di come mi fa sentire, senza di lei mi sento un fottuto idiota e non trovo un senso a niente. E se mi risentissi in quel modo? Devo assolutamente dimenticarla, non posso dipendere così tanto da lei."
Nel sentire quelle parole persi l'equilibrio ed aprii la porta col mio peso, caddi a terra davanti a John e sua madre. Mi guardarono sconvolti, balbettai qualcosa di incomprensibile e corsi via. John aveva tentato il sudicio a causa mia perché non lo riuscivo a perdonare, era per questo che si comportava così, che mi ignorava, aveva paura che me ne andassi un'altra volta e che potesse venirli in mente di rifarlo. Non avevo idea di cosa fare, uscii velocemente dall'edificio e mi fiondai dentro al primo bar che vidi. La caffeina in questo casi era la mia salvezza, presi un caffè lungo e mi misi a sorseggiarlo mentre leggevo un quotidiano. Un ragazzo si sedette accanto a me e mi saluto, senza neanche girarmi a guardarlo in faccia gli feci cenno di no.
"Ah, prima mi abbandoni nel bel mezzo di una serata e poi non mi saluti neanche?" Dice una voce familiare, Trevis.
Spalancai gli occhi nel vederlo, mi ero dimenticata completamente di quel ragazzo dopo l'accaduto di John.
"Ei scusami, che ci fai qui?" Gli chiedo mentre cerco di ricordarmi quello che ci eravamo detti quella sera.
"Potrei farti la stessa domanda a dire il vero, ma siccome ti vedo molto impegnata ti lascio stare, spero di rivederti presto." Dice sorridendomi.
"Oh no, anzi avrei bisogno di andare a bere qualcosa, ti va?"
"Certo, so dove possiamo andare."
Saliamo nella sua macchina e dopo circa 5 km si ferma a fare benzina, mentre va a farla vado in bagno.
Dopo qualche minuto torno da lui e lo vedo chiacchierare con deicragazzi, mi avvicino lentamente a lui e lo guardo intimorita, lui nota il mio sguardo e mi dà delle pacche nella schiena per tranquillizzarmi, mi presenta ai suoi amici che sembrano essere davvero simpatici.
"Dove andate voi due?" Chiede un ragazzo sulla ventina pestando la sigaretta appena fumata.
"La stavo portando da Louis. Vi volete unire per caso?" Chiede guardandomi per farmi acconsentire.
"Già, perché non venite anche voi?" Chiedo sorprendendo me stessa.
Dopo essersi consultati accettano tutti e si dirigono verso le loro macchine per andarci.
Durante quel breve viaggio in auto Trevis mi parla un po' dei suoi amici per farmi fare un'idea di come siano.
Sono sollevata del fatto di averlo incontrato e di stare con persone che non mi ricordino John, ora come ora ho solo bisogno di distrarmi e provare a pensare a me stessa, devo capire se ne vale davvero la pena lottare o se dovrei lasciare perdere come sta facendo lui.
Passai la serata a bere e a ridere insieme a quei strani ragazzi, finché Trevis non mi prese e mi portò in un angolo fuori dal Pub, si infilò una sigaretta tra le labbra e apri il pacchetto per offrirmene una ma rifiutai gentilmente.
"Sai, adoro venire qui di notta fonda e guardandomi intorno, mi piace isolarmi dal mondo per qualche minuto, se non lo facessi ogni tanto mi sentirei sempre estremamente pieno di doveri, soffocherei e basta." Dice guardando la strada davanti a sè.
"È davvero rilassante, dovremmo farlo più spesso." Gli dico seria.
Penso davvero che lui mi possa aiutare, ho bisogno di persone come lui, che provvedano ai loro problemi trovando la soluzione nelle piccole cose che molti ignorano, come ho fatto io per tutto questo tempo.
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Amore dell'altra sponda
Chick-LitLauren Lancaster, normalissima ragazza di Brooklyn, indecisa sulla sua bisessualità si butta a capofitto in un nuovo inizio, una nuova vita. Ed il ragazzo che ha tanto odiato, potrebbe diventare la ragione del suo sorriso. Sta a lei decidere se ne v...