19. Storm of emotions

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Passai l'intera settimana con Trevis ed i suoi amici, sapevano esattamente cosa fare per divertirsi, non ero mai stata in nessuno dei luoghi in cui mi avevano portata...perché beh, non erano da me, dalla Lauren che ero fino a tre settimane fa almeno.
Sia Nick che mio padre tramavano che stessi insieme a Trevis e alla fine glielo lasciai credere, volevo che pensassero fossi andata avanti o che semplicemente non pensavo più a John. Non ebbi più notizie di lui da quel giorno, non provai neanche a chiamarlo, non feci niente e per quanto facesse male ero disposta a soffrire pur di riprendere in mano la mia vita.
Era strano avere accanto una persona totalmente diversa da me, con una vita al di fuori di Brooklyn, non so se fosse quello ad intrigarmi o meno ma volevo seguire il suo stile di vita, volevo sentirmi libera come non lo ero da tempo prima di incontrarlo.
Non mi stavo innamorando di lui, notavo quella grossa differenza che c'era quando guardava me o le ragazze che gli passavano accanto, dopo la disastrosa storia che gli avevo raccontato si era arreso ed a quanto pare le cose complicate non gli piacevano come credevo. Quello che so è che passiamo talmente tanto tempo insieme che ormai non c'è nessun tipo di imbarazzo e ad essere sincera non mi dispiace affatto.
Mi sveglio di colpo con il battito accelerato, guardandomi attorno capisco subito di non essere in camera mia, probabilmente ieri sera abbiamo fatto tardi. Cerco il mio cellulare tra le lenzuola, non trovandolo mi rassegno e mi sdraio a guardare il soffitto completamente bianco. La porta si spalanca e appare Trevis che mi sorride teneramente. Se dovessi descriverlo direi che non copia lo stile di nessuno ma che potrebbe essere il contrario, indossa qualsiasi cosa con un'estrema sicurezza che mi lascia pensare sia disumano. I suoi morbidi riccioli neri sono la cosa che più amo di lui, con quel ciuffo che gli porge sulla fronte che lui tira sempre indietro. Gli occhi d'un nocciola chiaro con delle lievi sfumature verdi, non è tanto il colore ma lo sguardo che travolge. Probabilmente ero attratta da lui ma non volevo darlo a vedere, la cosa più sorprendente è che non era stato il aspetto a farmelo pensare, da una semplice conversazione riusciva a strapparmi un sorriso, riusciva a farmi vedere le cose in modo diverso da come le vedevano tutti gli altri, lui credeva in me ed era quello che non aveva fatto John.
"Che cosa è successo ieri?" Gli domando cercando di nascondere l'evidente sorriso che ho stampato sulle labbra.
"Ci siamo addormentati mentre parlavamo del perché esistessimo e di quanta sia strana la vita." Dice un po' riflessivo.
"Solo con te potrei parlare di queste cose." Dico rendendomi conto di non averlo solo pensato.
Lui sembra capirlo ed imbarazzato si passa una mano tra i capelli portandosi dietro il ciuffo.
"Emh...è davvero tardi, mio padre sarà preoccupato." Dico.
"Sono le 11 di mattina e tuo padre non ha chiamato neanche una volta." Dice mostrandomi il mio cellulare. Perché c'è lo aveva lui?
"Dammelo un attimo, di sicuro non prende linea."
"Lauren smettila."
Notando il mio sguardo interrogativo aggiunge "Smettila di scappare, lo fai ogni volta. Sei migliore di così, devi solo capirlo." Dice guardandomi intensamente.
Non aveva tutti torti, scappavo sempre dalle situazione imbarazzanti, come quando ho baciato Hannah a scuola e non le ho rivolto la parola per giorni, come quando ho sentito John parlare con sua madre e ancora oggi non ho avuto le palle di chiamarlo, lo stavo per fare prima che Trevis mi fermasse per paura di rovinare la nostra amicizia.
Trevis ascoltando il mio silenzio si avvicina lentamente, sedendosi sul letto accanto a me, mi accarezza una guancia e non appena poggia le sue labbra sulle mie le sue mani si irrigidiscono. Le nostre lingue si sfiorano delicatamente, mi prende per i fianchi e mi fa sdraiare. È così piacevole questa sensazione che vorrei potesse non finire. Dopo qualche secondo squilla il mio cellulare, fingo di non sentirlo e proseguo ma lui si ferma.
"Rispondi, potrebbe essere tuo padre." Dice.
Mi casca il cellulare di mano appena vedo che è John, comincio a tremare nel raccoglierlo ed esco fuori. Trevis con un'aria preoccupata mi segue, non so che cosa fare, ho bisogno di Nick.
"Scusami ma devo andare." Dico balbettando.
"Che è successo Lauren?" Mi domanda con uno sguardo serio.
Non riesco a mentirgli, lui non è come gli altri, non lascerà mai che me ne vadi così.
"Mi ha chiamato John." Ammetto di colpo.
"È per quello che hai reagito così?" Domanda sapendo già la risposta.
"Quando si tratta di lui reagisco sempre in questo modo, perennemente in ansia e fragile. Ci tengo a te ma prima di iniziare qualsiasi cosa devo chiudere definitivamente con John, capisci?"
"Fai solo quello che ti senti di fare, non devi sentirti obbligata a scegliere me." Dice mentre si accende una sigaretta. Quando lo saluto mi rivolge un sorriso comprensivo, provo una strana sensazione nell'uscire da casa sua ma cerco di farmela passare nel tragitto in taxi.
Suono il campanello ed aspetto che venga ad aprirmi, nel vederlo la prima cosa che faccio è abbracciarlo, ne avevo proprio bisogno.
"Stai bene?" Mi chiede Nick.
"Adesso si, mi porti da qualche parte stasera?"
"Ho fissato con gli altri, vieni con noi? Tanto John non ci dovrebbe neanche essere, starà ancora a casa una settimana"
"Dimmi che non andate di nuovo al Bowling."
"Ci stavamo giusto pensando." Dice ridacchiando.
"Ma non vi annoiate? Potremmo andare in un Pub..." Dico ricordandomi del bar preferito di Travis.
Mentre Nick risponde al cellulare penso a cosa dovrei fare, se richiamarlo o farmi trovare sotto casa sua, nel dubbio mi ritrovo a digitare il numero di John.
<<Ei...avrei bisogno di parlarti.>>
"Stasera niente Bowling, si va al party a casa di Luke!" Mi urla Nick dall'altra stanza.
<<Ci vediamo al party da Luke.>> Gli dico prima di riattaccare.
Non capisco come mi passino per la testa tali assurdità ma ormai è andata così, non ho la pallida idea di cosa dirgli, ci sono così tante cose sbagliate in noi che non ci chiuderei solo per Travis, principalmente perché ho smesso di lottare per noi quando l'ha fatto lui.

Amore dell'altra spondaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora