Il silenzio era il padrone incontrastato di quella terra da tempo immemorabile, perché non vi era rimasto nulla che potesse spezzarlo. Non c'era nulla di vivo in grado di fare rumore, in grado di interrompere la morsa gelida di silenzio che pervadeva ogni angolo di quel regno oscuro.
E ora, dopo un tempo immemorabile, qualcosa di vivo era finalmente giunto per allontanare il silenzio. Una figura solitaria camminava tra le rovine con passo tranquillo, come se sapesse di non avere nulla da temere; si muoveva con decisione, perfettamente consapevole della sua decisione e delle conseguenze che ne sarebbero derivate. Quello che stava per fare significava soddisfare la volontà suprema...
« Il momento è giunto » sussurrò la figura con un filo di voce. « L'opera deve essere compiuta. Il conflitto deve infuriare. Il fuoco della distruzione deve bruciare. La guerra... deve cominciare. »
Parlava al silenzio, apparentemente, perché intorno a lui non c'era nessun altro. Solo tenebre e rovina. Quel luogo conteneva i resti di un mondo morto ormai da secoli... era impensabile che qualcuno potesse ancora viverci, dato che i suoi abitanti erano periti insieme ad esso. Ma lui restava immobile al suo posto, sicuro di sé. Significava che qualcuno, in verità, lo stava ascoltando.
« Sorgete, miei fratelli » disse con voce un po' più alta. « Sorgete dalle tenebre della distruzione... vi sto chiamando. Sorgete dall'oblio che vi ha divorati... tornate alla vita! »
La terra tremò sotto i suoi piedi, ma lui non si scompose. Il vento iniziò a soffiare, agitando forte il manto nero che lo avvolgeva, ma lui rimase al suo posto. Osservava soddisfatto il compimento della sua opera, incurante delle forze della natura che infuriavano intorno a lui: si era rivolto a qualcuno, e quel qualcuno faceva ora la sua comparsa.
Molte altre figure emersero dalle tenebre che circondavano quella terra in rovina, ognuno in punti diversi intorno al misterioso individuo che li aveva evocati. Erano diversi nell'aspetto, ma condividevano il timore che potevano incutere con il loro grande potere: un uomo alto dai lunghi capelli bianchi e dagli occhi dorati; un altro vestito completamente di nero, con uno strano casco metallico che gli celava il volto da cui fuoriusciva il suono del suo respiro; una donna bionda vestita con una tuta bianca, con due grandi ali da pipistrello che le spuntavano dalla schiena; un altro uomo vestito da soldato, l'aria dura scolpita sul suo volto sfregiato da profonde cicatrici; un essere dalle sembianze di leopardo delle nevi, ritto sulle zampe posteriori e dal fisico possente; infine, un uomo il cui volto aveva tratti serpentini, armato di una bacchetta di legno. Guardavano tutti in avanti, fissando curiosi l'individuo che li aveva evocati, apparentemente incapaci di proferir parola.
Nessuno riusciva a riconoscerlo. Non fossero in grado di farlo, dal momento che il loro evocatore era celato dalla testa ai piedi da un manto nero, rendendo di fatto la sua identità un mistero. Se non fosse stato solido, sarebbe stato facile confonderlo con le ombre.
« Benvenuti, miei fratelli » disse la figura. « Siete giunti numerosi, questa volta. »
« Perché ci chiami "fratelli"? » domandò l'uomo dai capelli bianchi. « Io non ti conosco nemmeno... chi diavolo dovresti essere? »
« Chi sono io non ha importanza, Ansem, Cercatore dell'Oscurità. Conoscermi non sarebbe di alcuna soddisfazione per te. Ma in realtà dovresti essermi grato, dal momento che ti ho appena sottratto dal regno del nulla... insieme a tutti voi. »
« Cosa? » esclamò la donna alata. « Che stai dicendo? Vuoi dire... che ci hai riportati in vita? »
« Proprio così, Natla » rispose la figura. « Tutti voi, uomini delle tenebre, per quanto diversi, siete accomunati da una condizione... siete tutti morti. Uccisi. Sconfitti dagli eroi che avete affrontato nelle vostre vite.
« Tu, Lord Voldemort » proseguì, fissando lo stregone, « Sei morto per mano di un ragazzo che desideravi uccidere con tutto il cuore, ma al quale hai dato, invece, i mezzi per sconfiggerti. Colonnello Quaritch » e guardò il soldato con le cicatrici, « tu hai combattuto su un pianeta alieno eseguendo degli ordini, e sei stato ucciso dal popolo che avevi l'ordine di distruggere. Darth Vader » e guardò l'uomo in nero, « in un improvviso voltafaccia nei confronti del tuo maestro, volevi proteggere tuo figlio... a costo della vita. E infine tu, Tai Lung » concluse, rivolgendosi al leopardo. « Sei stato sconfitto dal leggendario Guerriero Dragone. »
« Balle! » esclamò quest'ultimo con aria offesa. « Quello non era il Guerriero Dragone... era solo un grosso lardoso panda! »
« Ciò non gli ha impedito di distruggerti. Ecco un'altra cosa che vi accomuna tutti: non avete accettato la grandezza dei vostri nemici, li avete sottovalutati. Non volevate riconoscere la forza che possedevano, sufficiente per porre fine ai vostri piani malvagi. »
« Ti sbagli » disse Darth Vader pacato. « Io sapevo di cosa era capace mio figlio... in lui vedevo delle grandi potenzialità. »
« Be', chi più, chi meno. Ciò che conta, in fondo, è che ora siete tutti qui... nuovamente vivi, pronti a riprendere le vostre... attività. »
Gli uomini risorti si guardarono tra loro con aria perplessa, diffidente. Era chiaro che cercavano di capire tutti cosa aveva in mente l'essere che li aveva evocati, qual era il suo piano. Che cosa voleva da tutti loro?
« Che cosa vuoi da noi? » domandò infine Natla, incrociando le braccia. « È chiaro che ci hai evocati per un buon motivo. Vuoi forse affidarci una missione da compiere? »
« In effetti è così » rispose l'evocatore. « Voi camminerete su questo mondo con un unico intento... trovare e distruggere i vostri nemici, i quali si stanno risvegliando tuttora in un luogo lontano da qui. »
« Di quali nemici parli? » domandò Quaritch.
« I vostri nemici. Quelli che, in un modo o nell'altro, sono responsabili della vostra fine. Sono tutti qui, in questo mondo desolato... dal primo all'ultimo. Le vostre nemesi. »
Il silenzio calò di nuovo su tutti loro, perché lo stupore si era impadronito degli uomini risorti. Tutti, dal primo all'ultimo, avevano assunto un'espressione sbalordita, perché pensavano tutti la stessa cosa: ognuno di loro si era concentrato sull'individuo che aveva provocato la loro morte. Per ognuno di loro c'era una nemesi, qualcuno che li aveva sconfitti, un assassino. Ognuno di loro li ricordava perfettamente... e nessuno di loro poteva negare di provare un certo timore verso quelle persone.
« Sento in voi la paura, amici miei » continuò la figura misteriosa. « Ma sono sicuro che l'odio è molto più forte. Vi suggerisco di recuperarlo in fretta, se volete uscire vincitori dal conflitto che dovrete scatenare. »
« Perché? » chiese Tai Lung con impazienza. « Perché vuoi farci combattere? »
« Ti dispiace, forse? Ti sto offrendo la possibilità di ammazzare quel grosso lardoso panda... non sei contento di questo? »
« Certo che lo sono! Il problema è un altro, e quello sei tu. Una creatura senza volto e senza nome che ci riporta in vita è una fonte di grande sospetto... come possiamo fidarci di te? »
« Avada Kedavra! »
Era stato Voldemort a urlare all'improvviso, facendo scaturire dalla sua bacchetta un raggio di luce verde che saettò contro l'evocatore, colpendolo in pieno. Un istante dopo era tutto come prima: la figura era ancora in piedi, come se nulla fosse. L'incantesimo di Voldemort, il micidiale Anatema che Uccide, non aveva sortito alcun effetto su di lui. Lo stregone rimase enormemente sorpreso, dal momento che solo un altro era sopravvissuto alla sua maledizione.
L'evocatore si voltò verso Voldemort, mentre dal mantello estraeva a sua volta una bacchetta magica che puntò contro lo stregone. Voldemort si mise in guardia, pronto a contrattaccare.
« Expelliarmus! »
Un raggio di luce rossa scaturì dalla nuova bacchetta, dritto contro Voldemort. Lo stregone agitò la sua bacchetta per difendersi, ma l'incantesimo ostile penetrò facilmente la sua protezione, come un proiettile infrange una vetrata, e lo colpì, strappandogli la bacchetta dalla mano. Voldemort era stato Disarmato.
« A quanto pare ti ho battuto » sussurrò l'evocatore. « E con gran facilità. Credevi davvero di potermi uccidere con i tuoi poteri? No... in effetti credo che tu volessi mettermi alla prova. Verificare la natura del mio potere... capire di cosa fossi capace. Sono sopravvissuto al tuo anatema, e questo la dice lunga. »
« Hai ragione » rispose Voldemort, senza riuscire a nascondere un filo di tensione nella voce. « Però ancora non capisco come mai non sei morto. »
« Non puoi uccidere uno come me... uno che non è vivo né morto. Non conosco la vita né la morte, cammino sul sottile confine tra le due facce dell'esistenza. Ed è proprio qui che vi trovate adesso. In questo mondo sono io a governare... a decidere la sorte. Il mio potere è illimitato.
« Vi fiderete di me » proseguì, « perché non avete altra scelta. Ho appena dimostrato al Signore Oscuro che posso disarmarlo quando voglio, senza alcuno sforzo, e posso fare lo stesso con tutti voi. Farete quello che vi dico, altrimenti tornerete ad essere cadaveri. Vagherete per questo mondo in cerca dei vostri avversari. Darete loro la caccia e li annienterete. Se riuscirete nell'intento, otterrete una lauta ricompensa. »
« Che genere di ricompensa? » chiese Ansem.
« Quella che avete perduto, e che bramate di riottenere... la vita. »
Tra i presenti si levò un altro gemito di stupore.
« La vita? » fece Quaritch, scettico. « Dici sul serio? Ci riporterai in vita? »
« Se vincerete la battaglia » rispose l'evocatore. « Sarete ricompensati con la vita, e tornerete nei mondi che avete lasciato controvoglia. Sarete liberi di proseguire la vostra esistenza da dove si era interrotta... liberi da coloro che vi avevano ucciso. Proprio così... se vivrete, loro moriranno, e non dovrete temere di incontrarli nuovamente nei vostri mondi. »
Il silenzio dominò ancora una volta il mondo in rovina, perché i Risorti non avevano intenzione di parlare. Erano troppo impegnati a rendersi conto quanto fosse allettante la proposta dell'essere misterioso: avevano l'occasione di vendicarsi su coloro che li avevano uccisi, per poi tornare nei mondi in cui avevano camminato... nuovamente vivi. Come potevano rifiutare un'offerta simile? Era troppo bello per essere vero, lo pensava ognuno di loro.
Tranne Darth Vader, in realtà. Il signore oscuro dei Sith guardava l'evocatore con diffidenza, respirando più forte del normale attraverso la maschera. L'evocatore si voltò verso di lui, intuendo immediatamente le sue intenzioni.
« Perché mi hai scelto? » chiese Vader con voce dura. « Io sono diverso da tutti loro. Eppure vuoi che combatta insieme a loro... che affronti la mia nemesi. Perché? »
L'evocatore rise.
« Perché trovo la cosa molto divertente » rispose. « Voglio proprio vedere cosa farai in questa situazione... come hai intenzione di comportarti. Laggiù, da qualche parte oltre questa valle di devastazione, un giovane guerriero sta aprendo gli occhi in questo momento. Non è altri che tuo figlio. So già che non hai intenzione di affrontarlo... ma pensaci bene. Lo lascerai vagare in questo mondo spezzato, in balìa delle forze oscure che lo minacciano? Potrebbe morire, e di conseguenza non farà più ritorno alla vita da cui l'ho strappato. Il mondo che aveva liberato con il suo eroismo cadrà di nuovo... il Lato Oscuro della Forza tornerà a dominarlo. »
Vader non disse nulla, limitandosi a respirare ancora. Era chiaro che l'evocatore lo aveva convocato solo perché facesse il suo gioco perverso. Non era altro che una pedina al suo cospetto, una pedina che doveva essere controllata a dovere. Avrebbe voluto reagire, ma sapeva già che sarebbe stato inutile: aveva già levato una mano contro l'evocatore, pronto a colpirlo con il potere della Forza... ma lui stava già preparandosi a contrattaccare, estraendo dal mantello una spada laser come la sua. Per qualche motivo, l'evocatore era in grado di imitare i poteri di ognuno di loro, e questo lo rendeva praticamente invincibile.
« Saggia scelta, amico mio » disse l'evocatore, notando con piacere che Vader arretrava sconfitto. « Resterai qui, come ho stabilito. Solo la morte o la vittoria potranno farti lasciare questo mondo.
« Non ho altro da aggiungere, signori » aggiunse, rivolgendosi a tutti gli altri. « Ora sapete tutto ciò che vi serve sapere. Siete al pieno delle vostre forze, armati e pericolosi come lo eravate in vita. Ora andate, perché la caccia ha inizio. Scovate i vostri nemici... e annientateli! »
Di nuovo silenzio. Questa volta sembrava che l'evocatore avesse colto nel segno, perché i Risorti si accingevano a quel punto a mettersi finalmente in cammino. Voldemort esitò ancora per qualche secondo, poi si decise a parlare mentre riponeva la bacchetta.
« Farò ciò che chiedi, per il momento » disse lo stregone. « Ma voglio almeno sapere per chi sto lavorando. Dimmi il tuo nome, oscura creatura, e lascerò questo luogo con sufficiente soddisfazione. »
« I nomi servono per distinguere le cose » rispose l'evocatore. « Io non ne ho bisogno... sono unico. Non sono vivo né morto... non sono umano né alieno. Io sono il nulla... io sono... Nul. »
Detto questo, la figura si dissolse nell'aria, come se il suo corpo si fosse all'improvviso mutato in fumo. I Risorti restarono a guardare per tutto il tempo, poi, lentamente, si voltarono e presero ognuno una direzione diversa, incamminandosi verso la loro missione. Non dovevano fare altro che ritrovare i loro nemici – i loro assassini – per cambiare il destino.
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Interior Dissidia
FanfictionIn un luogo devastato e dominato dal silenzio, Nul, un essere dagli enormi poteri si diverte a giocare con i mondi esterni per suo diletto. Da mondi lontani sono giunti gli eroi più valorosi, pronti a sfidare le loro nemesi che hanno già sconfitto i...