Parte 37 - Il risveglio del cuore perduto

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  Luke Skywalker era morto. Un membro dei Valorosi era caduto in battaglia per mano di Xemnas, un nemico con cui non aveva nulla a che fare. I suoi compagni si erano riuniti di nuovo in ospedale per accettare la sua perdita: Edward, Lara ed Hellboy avevano sfruttato la Passaporta usata da Sora per tornare subito indietro, lasciando il corpo di Luke alle cure di un padre distrutto dal dolore.
Soltanto Sora mancava all'appello. Il ragazzo si era gettato all'inseguimento dell'assassino di Luke, sparendo oltre il portale oscuro usato da Xemnas per la fuga. Da allora erano trascorse alcune ore, e dell'amico non si era saputo ancora nulla.
La notte era calata nel frattempo sull'ospedale. I Valorosi erano in sala mensa: nessuno di loro sapeva cosa fare. Lara piangeva in silenzio dentro un fazzoletto; ormai aveva stabilito un forte legame con Luke, gli altri lo sapevano bene... era ingiusto che fosse stato spezzato dalla morte così in fretta. Po era accanto a lei e cercava di consolarla, cingendole le spalle con un braccio peloso. Jake, seduto a terra nell'angolo dove si erano radunati, fissava il vuoto senza parlare. Harry, ormai quasi completamente guarito, restava in piedi accanto ai compagni, osservandoli uno per uno.
Hellboy si fece avanti nel frattempo, e distribuì ad ognuno una lattina di birra. Non era il massimo per fare un brindisi al compagno caduto, ma era tutto ciò che aveva.
« A Luke » disse Hellboy, sollevando la sua lattina. « Possa aver trovato la pace, ovunque lui sia andato. È stato un onore combattere al suo fianco! »
« A Luke » ripeterono tutti, e bevvero. Po trattenne a stento un verso schifato: non amava la birra, ma non era il momento giusto per puntualizzarlo.
« Oel ngati kameie, ma'tsmukan... ulte ngaru seiyi irayo » mormorò Jake nella sua lingua aliena, ma nessuno lo capì.
Poi tornò il silenzio, implacabile e spietato come il caos che regnava su Oblivion. Un caos che ogni giorno faceva delle vittime in entrambe le fazioni... una strage di eroi a cui i Valorosi si erano illusi di poter sfuggire. La morte di Luke era servita a ricordarlo a tutti: non poteva esserci una vittoria assoluta, priva di sacrifici.
Inevitabile fu dunque una domanda che sorse tra i compagni in quel momento. Chi sarebbe stato il prossimo?
E se fosse toccato a Sora? Dovevano ritrovarlo, ma al momento non sapevano come fare: il ragazzo era finito chissà dove, e senza una traccia per scoprire la sua ubicazione non potevano raggiungerlo, nemmeno con la magia di Harry. Potevano solo restare fermi, in attesa di sue notizie.

Sora aveva raggiunto un luogo molto lontano. Dopo essersi lanciato nel Corridoio Oscuro aperto da Xemnas, era atterrato in mezzo a quello che sembrava una comunissima foresta. Stava calando la sera, e la visibilità era scarsa: di Xemnas, neanche l'ombra; Sora non ne fu sorpreso, a causa del differente scorrere del tempo durante il passaggio attraverso il portale. Anche se aveva subito inseguito Xemnas, questi aveva avuto tutto il tempo per arrivare a destinazione e allontanarsi. Pochi minuti erano più che sufficienti per un Nessuno del suo calibro...
« Dannazione » borbottò Sora, tirando un calcio all'aria. Non aveva dimenticato ciò che si era appena lasciato alle spalle: i suoi amici, di cui uno in fin di vita... e anche se non aveva visto la conclusione di quel tragico momento, nel suo cuore lo sapeva già. Luke li aveva lasciati.
Ormai poteva solo vendicarlo, ritrovando Xemnas in quella foresta cupa.
Il ragazzo avanzò, stringendo la presa sul suo Keyblade. Usarne due contemporaneamente era ancora impegnativo, perciò mantenne il suo nella forma base.
Provò una forte amarezza in quel momento, ricordando il fatto di non essere diventato ancora un Maestro del Keyblade. Il suo esame per diventarlo, poco prima di arrivare su Oblivion, era fallito proprio a causa dei nemici, di cui Xemnas faceva parte. Se fosse diventato Maestro prima di essere strappato dal suo mondo, forse ora avrebbe avuto il potere sufficiente per risolvere ogni cosa... e di salvare la vita di Luke.
Ma poi, una nuova consapevolezza riaffiorò nella sua testa. Chi voleva prendere in giro? Il fallimento non era dovuto all'interferenza del nemico, bensì alla volontà superiore che aveva programmato il destino di Sora fin dall'inizio. Il ragazzo ormai sapeva benissimo di essere il personaggio di un videogioco: la sua storia era pura finzione, realizzata per appassionare milioni di persone in tutto il mondo... ancora in fase di sviluppo, per giunta. Perciò, si disse, non era ancora diventato Maestro del Keyblade perché il gioco non era ancora giunto alla fine.
« Bah... » borbottò, sempre più amareggiato, e proseguì. La foresta sembrava deserta, ma Sora non abbassò la guardia. La luce del Keyblade illuminò la strada, anche se non sapeva dove andare; si disse che il segreto era continuare a camminare, fino a trovare qualche traccia. Dopotutto Xemnas non poteva essersi volatilizzato, non dopo essere stato ridotto allo stremo da una battaglia molto dura...
Si fermò poco più avanti, attirato da qualcosa appeso al tronco di un albero. Sora lo illuminò: da lontano sembrava un manifesto, ma osservandolo bene capì che era un avviso di taglia, sopra il disegno a mano di una faccia mostruosa.

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