Parte 40 - Il mai nato

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  I Valorosi restarono in silenzio, dominati dallo stupore più puro, mentre il ragazzo dai capelli argentati li fissava dal suo posto. Eidan era apparso dal nulla pochi istanti prima, subito dopo la distruzione di Sauron e la morte di Sasuke; aveva un'aria completamente diversa, non più fredda e priva di speranze come lo avevano visto in ospedale. Inoltre, il lungo soprabito bianco con il cappuccio che ora indossava, tremendamente familiare per la maggior parte dei presenti, spinse i Valorosi a fare due più due nel giro di un istante.
« Tu... » disse Harry, ritrovando la voce per primo. « Tu sei... Nul? »
« Driiin! Risposta esatta! » rispose Eidan a gran voce. « Diecimila punti a Grifondoro! Che dici, saranno sufficienti per farti vincere di nuovo la Coppa delle Case? »
« No... non ci posso credere » aggiunse Sora. « Non può essere vero. »
« Oh, volete un'altra prova? Va bene, vi accontento subito. »
Eidan allargò le braccia, e due immense ali da uccello apparvero sulla sua schiena, nere come quelle del corvo, dispiegandosi nell'aria con grande magnificenza.
Ora nessuno poteva negare quella realtà. Avevano di fronte lo stesso individuo già incontrato in passato dopo le loro avventure in solitario, che finalmente aveva rivelato il suo volto. Lo stesso ignoto, onnipotente essere che li aveva strappati dai loro mondi per costringerli a combattere in una sfida mortale... a vagare senza meta tra le rovine di mondi lontani, ad affrontare a più riprese le loro nemesi. Un angelo della morte nei panni di un ragazzo.
« Nonostante tutto, devo farvi i miei complimenti ancora una volta » ammise Eidan, osservando i Valorosi uno per uno. « Siete sopravvissuti, di nuovo... e per giunta avete vinto Sauron, una delle maggiori carogne che siano mai state partorite dalla mente di uno scrittore. Che ironia... lui vi ha dato così tanto filo da torcere, e voi non lo conoscevate nemmeno! »
« Era tutto opera tua, dunque! » gridò Lara, furiosa. « Sei stato tu a sguinzagliarci contro quel mostro fin dall'inizio! »
« Eh già... mi avete beccato. Sauron doveva essere la mia "polizza assicurativa"... doveva fare in modo che nessuno sopravvivesse a quest'ultima battaglia. Nessuno, né gli eroi né i malvagi. Tuttavia ho commesso un grave errore, sembra: Sauron era troppo malvagio, e con il tempo si è lasciato prendere troppo la mano. Non poteva accettare l'esistenza di altri Signori Oscuri su questo mondo, né l'idea di essere secondo a qualcuno; così per prima cosa ha rintracciato Voldemort per toglierlo di mezzo. Poi, dopo essersi ripreso dall'ultimo duello, si è dedicato al suo hobby preferito... cioè dominare il mondo intero. Ha preso il controllo di un numero sempre maggiore di Senzavolto, ha fatto ricostruire il suo superattico in centro e poi... be', il resto lo sapete. »
I Valorosi rivolsero lo sguardo sul campo di battaglia, ormai quasi del tutto vuoto. I Senzavolto se n'erano andati, e anche gli eroi sopravvissuti stavano smobilitando per tornare all'ospedale.
« Non capisco » disse Edward. « Se la battaglia non rientrava nei tuoi piani, perché hai lasciato che accadesse? Perché non hai fermato Sauron di persona? »
« Perché, nonostante tutto, mi stava facendo un favore » rispose Eidan, alzando le spalle. « Si era mosso contro di voi... gli ultimi eroi sopravvissuti, tutti riuniti in un unico posto. Speravo che vi togliesse tutti di mezzo... ma evidentemente ho sperato troppo. »
Il ragazzo alato fece un altro passo in avanti, tranquillo eppure minaccioso. I Valorosi scattarono in guardia.
« Come ho già detto prima, avrei dovuto occuparmi di voi personalmente fin dall'inizio » dichiarò. « Speravo di evitarlo. Be', ormai non ho altra scelta... siamo sulla pista, ragazzi, perciò balliamo! »
Schioccò le dita, e un attimo dopo era cambiato tutto. Eidan e i Valorosi si trovavano in un luogo completamente diverso: un'enorme distesa di sabbia, poco lontano dai confini della città. Nessuno domandò il perché lo avesse fatto: era ovvio che Eidan volesse un po' di privacy durante il duello.
« Per noi non cambia nulla, gran pezzo di merda » dichiarò Hellboy, estraendo la pistola. « Vorrà dire che scaveremo qui la tua fossa! »
Attaccò per primo, sparando tre colpi contro Eidan. Questi li schivò con estrema facilità, scattò in avanti e raggiunse il demone un secondo dopo, disarmandolo con un calcio. Hellboy non si arrese e gli sferrò un pugno in pieno volto; Eidan restò immobile e parò il pugno, con una mano di pietra identica a quella del suo avversario.
Hellboy rimase esterrefatto, insieme a tutti i suoi compagni.
« Tipico di te, Red » dichiarò Eidan con un sorrisetto. « Il numero dell'eroe solitario e dal grilletto facile è scenografico come sempre... ma contro di me, perfettamente inutile. »
Lo tirò in avanti e gli sferrò una ginocchiata tremenda allo stomaco, per poi concludere con una tecnica di proiezione che lo gettò a terra.
« Stupeficium! » gridò Harry subito dopo. Lo Schiantesimo saettò dritto contro Eidan, ma lo respinse con un colpo d'ala. Il ragazzo alato si voltò verso il mago e svanì nel nulla un attimo dopo, come se si fosse Smaterializzato. Riapparve alle sue spalle, ma non attaccò: i Valorosi videro che non aveva più il braccio di Hellboy, ma reggeva una Bacchetta di Sambuco. La puntò dunque contro Harry, che pensò subito a difendersi.
« Protego! »
« Levicorpus! »
L'incantesimo di Eidan infranse la barriera evocata da Harry, e il ragazzo finì sospeso per aria a testa in giù, issato per un piede come da un gancio invisibile.
« Bastardo! »
L'urlo di Lara attirò l'attenzione del nemico. Il Martello di Thor evocò una scarica di fulmini che si abbatté su Eidan, ma qualcosa la trattenne poco prima che potesse friggerlo; i Valorosi impiegarono un po' per rendersi conto che ora Eidan reggeva in mano un martello identico, con il quale stava assorbendo la scarica.
« Bella e audace, mia cara, ma ancora un po' troppo impulsiva » dichiarò Eidan, gelido. Sollevò il Martello e scagliò un fulmine ancora più forte; Lara fece appena in tempo a proteggersi, smorzando il colpo, ma urlò per il dolore e cadde all'indietro.
« Oh no, Lara! » gridò Po. Controllò subito le sue condizioni, e non appena si accertò che respirasse ancora, tornò a guardare il nemico, colmo di rabbia. Il panda si scagliò quindi addosso a lui, sferrando una serie di calci e pugni. La replica di Mjolnir sparì dalle mani di Eidan un istante prima che i due venissero a contatto, e il ragazzo si difese con uno stile di lotta identico a quello di Po. Gli tenne testa senza alcuno sforzo, e infine lo colpì in faccia con un pugno; quindi si abbassò e lo atterrò con uno sgambetto.
« Bel tentativo, Guerriero Dragone... ma inutile. »
Una colonna di sabbia si abbatté su Eidan un attimo dopo. Edward Elric si era fatto avanti, trasmutando il suolo con l'alchimia per usarlo come arma; trasformò il suo automail in lama e si scagliò quindi sul ragazzo alato, visibilmente disorientato. Si udì un clangore metallico: Eidan aveva parato il colpo, incrociando le sue mani divenute improvvisamente d'acciaio. Ed rimase incredulo.
« Ma come diavolo hai fatto? »
Eidan non rispose. Si abbassò di scatto, sbilanciando Edward, e lo colpì al ventre con un pugno micidiale; unì quindi i palmi delle mani, imitando il gesto dell'alchimista, e toccò la sabbia ai suoi piedi. Un enorme pugno di sabbia si levò dal suolo, e colpì Ed con una forza tale da scaraventarlo in aria; l'alchimista ricadde al suolo pochi attimi dopo, e anche se la sabbia attutì la caduta fu comunque dolorosa.
Eidan gli lanciò un'ultima occhiata sprezzante prima di concentrarsi sugli ultimi eroi rimasti in piedi: Jake e Sora. Il primo sollevò l'arco e scagliò una freccia, il secondo scattò in avanti con il Keyblade in mano; Eidan schivò la freccia e raggiunse Sora, intercettando il suo attacco. Le sue mani erano tornate normali, ma in compenso impugnava due Keyblade, gli stessi usati da Sora negli scontri più recenti. Con una rapida mossa respinse Sora, gettandolo a terra, spalancò le ali e spiccò il volo, dritto contro Jake; il Na'vi scagliò un'altra freccia, ma Eidan la schivò ancora e atterrò alle sue spalle.
Jake si voltò e rimase, se possibile, ancora più sorpreso. Eidan aveva cambiato aspetto: era diventato alto quanto lui, e anche se la sua pelle era rimasta pallida, il viso aveva assunto tratti somatici felini, e una lunga coda azzurra spuntava dal soprabito. Il Na'vi gli ringhiò contro e afferrò il pugnale, pronto ad uno scontro corpo a corpo; Eidan tirò fuori un pugnale identico e rispose con piacere all'invito. I due vennero a contatto, sferrandosi vari colpi a vuoto. Jake mosse il pugnale in avanti, ma Eidan riuscì a bloccargli il braccio; lo ferì alla spalla, con una forza tale da fargli perdere l'equilibrio. Eidan concluse con una rapida giravolta, gettando l'avversario a terra con'alata poderosa.
In pochi minuti, i Valorosi erano finiti tutti al tappeto. Anche se Nul non li aveva feriti in modo grave, restarono al loro posto, in ginocchio e ansimanti... incapaci di riprendere l'attacco. Il loro nemico si pose dunque al centro del gruppo, riprendendo il suo aspetto normale.
« Uhm, tutto qui? » commentò sprezzante, osservandoli. « Mi aspettavo di più da coloro che hanno sconfitto persino il potente Sauron... si vede che la battaglia deve avervi affaticato parecchio. Forse se vi concedessi un po' d'intervallo sapreste fare di meglio, dico bene? »
I Valorosi non risposero. Sapevano che Eidan si stava solo facendo beffe di loro. Dovevano ammetterlo, si era rivelato un avversario formidabile: aveva replicato i loro poteri alla perfezione e usati con maestria, mettendoli al tappeto uno dopo l'altro. Era davvero un dio, come dichiarato da Eric Draven giorni prima... un essere onnipotente.
Poi qualcuno ritrovò finalmente la voce.
« Perché, Eidan? » domandò Lara, visibilmente sconvolta. « Perché... fai tutto questo? »
Nul scoppiò a ridere. Una risata fredda e senza gioia, che echeggiò per tutto il deserto come il rombo di un tuono.
« "Perché"... » ripeté divertito. « Questa è fra tutte la domanda più frequente, per non dire inevitabile, a questo punto della storia. In ogni storia che si rispetti, arriva sempre il momento dello spiegone, no? Il momento in cui il cattivo racconta agli eroi il suo movente prima di dare il colpo di grazia. Tuttavia, ho visto troppe volte il cattivo trovare la sconfitta subito dopo lo spiegone, perché con le sue chiacchiere aveva dato il tempo agli eroi di tirarsi fuori dai guai. Perciò, ragazzi... non sperate di fregarmi con questo trucco. Volete il mio spiegone? Vi accontenterò, ma alle mie condizioni! »
Guardò per un attimo Ed, poi imitò di nuovo il suo battito di mani. Le posò sulla sabbia, e da essa si levarono un gran numero di catene, che si avvolsero intorno ai Valorosi; i sette compagni si trovarono così disarmati e incatenati, per il collo e per gli arti, limitando al massimo i loro movimenti. Non erano riusciti ad impedirlo in alcun modo. Ora erano alla totale mercé del nemico.
Nul aveva anche trasmutato un po' di sabbia in una poltrona, sulla quale andò a sedersi subito dopo.
« Considerate quanto sto per dirvi come un dono » disse con decisione. « La ricompensa per essere arrivati fin qua al mio cospetto, vivi e ansiosi di sapere la verità.
« Bene, da dove comincio? Dunque... immaginate un ragazzo: una persona qualunque, un giovane, comunissimo essere umano. Cosa lo rende speciale dal nostro punto di vista? Be', lui è un sognatore: sogna una vita fantastica, emozionante, avventurosa; fantastica sui mondi che arricchiscono il suo universo immaginario, realizzato con gli anni dopo aver fruito di innumerevoli opere. Film, fumetti, libri, videogiochi e quant'altro.
« Questo ragazzo è, in parole povere, un vostro grande ammiratore... o meglio, lo era. Ha passato anni ad ammirare le vostre imprese, dall'altra parte dello schermo, e questa passione lo ha indirizzato verso una via precisa... verso un sogno da realizzare. Voleva scrivere, diventare lui stesso l'autore di grandi opere... ed è così che avuto inizio la mia esistenza. »
Alcuni Valorosi sgranarono gli occhi per lo stupore. Cominciavano a capire.
« Dunque sei anche tu... un personaggio immaginario » disse piano Sora.
« Esatto » rispose Nul. « Il mio aspetto attuale è il risultato della fusione di vari personaggi, ma il volto e il corpo con cui mi vedete appartengono a Eidan, l'eroe della maggiore opera realizzata da questo sognatore. Io sono la sua creatura, suo figlio... perciò, Lui non può essere altri che mio padre. Lui mi ha creato a sua immagine e somiglianza, so tutto quello che Lui sa: conosco alla perfezione tutte le opere che ha fruito nel corso degli anni... ogni singolo episodio delle vostre avventure passato davanti ai Suoi occhi. Per questo vi conosco così bene, ragazzi, e ciò mi ha permesso di sconfiggervi.
« Mio padre sognava gloria e fama. Sognava di pubblicare le Sue opere e di essere riconosciuto alla pari dei più grandi autori del suo mondo... finché un giorno, la crudele realtà non gli ha fatto aprire gli occhi. Un giorno fu costretto a svegliarsi, a rinunciare al Suo sogno e ad accontentarsi di una vita normale... mediocre. Dopotutto capita a molte persone di fare lo stesso, sacrificare i loro obiettivi perché divenuti irraggiungibili per svariate ragioni. Quanti bambini sognavano di diventare astronauti e si sono ritrovati a lavorare in pidocchiosi supermercati per arrivare a fine mese? Quanti sogni sono stati uccisi per garantire un futuro facile ai loro padri? Il mondo di mio padre è spietato, e in esso non c'è spazio per i sogni... perciò un giorno è stato costretto ad adattarsi, e a vivere come un qualsiasi individuo... ad unirsi all'enorme folla di Senzavolto con cui condivide l'orribile mondo.
« Ed ecco che arriviamo a voi, amici miei, perché tutto questo è accaduto proprio per volere di mio padre. Quando ha rinunciato al Suo sogno, ha deciso anche di dimenticare tutta la roba che per anni lo aveva alimentato, vale a dire voi. Tutti quei film, libri e videogiochi che un tempo adorava, ora erano diventati di colpo un mucchio di stronzate. Perciò si è sbarazzato di ogni cosa: ogni film, ogni libro, ogni videogioco, è finito in un bel cassonetto dell'immondizia allo scopo di dimenticarvi... compreso me. Io sono stato il primo, in effetti, ad essere ucciso... e lo ha fatto prima ancora che io nascessi.
« Io non sono mai nato... ma ne ho potute vedere di cose da questo nulla... cose che voi non potreste mai immaginare! Ho visto astronavi in fiamme nell'orbita di Coruscant... Ho visto un giovane ninja rialzarsi dopo ogni caduta pur di realizzare i suoi sogni... E ho visto la Luce del Kingdom Hearts brillare oltre la porta dell'Oscurità. Ho visto nascere e cadere interi mondi... in attesa di poter vivere nel mio. Ma non è mai accaduto. Ecco perché ora sono qui... prigioniero di questo nulla. »
Si udì un tuono in lontananza, facendo tacere Nul per un attimo. Il ragazzo dai capelli argentati si alzò dunque dalla poltrona, cominciando a passeggiare intorno al gruppo di Valorosi in catene.
« Ogni mondo che popolava i sogni di mio padre è stato così distrutto, ridotto in macerie e scaricato quaggiù » tornò a raccontare. « Cominciate a capire? Cominciate a comprendere la vera natura di Oblivion? Questo posto non è altro che l'abisso più profondo dell'universo immaginario del Padre, dove precipita tutto ciò che è inutile e deve essere dimenticato. Quando Lui decide di dimenticare un film, per esempio, tutto ciò che lo riguarda – il suo mondo, insomma – finisce quaggiù di conseguenza. Oblivion è fatto con i frammenti di mondi ormai distrutti... gli stessi dai quali proveniamo tutti noi.
« Voi credevate di essere stati strappati dai vostri mondi, ma in verità siete voi ad essere sopravvissuti alla loro distruzione. Non poteva essere altrimenti, dato che siete i migliori pezzi della collezione ormai morta di mio padre. »
« Che intendi dire? » chiese Po.
« Non ve ne siete ancora accorti? Jake Sully, tu sei l'eroe del film preferito di mio padre; Harry Potter, tu sei l'eroe della sua saga letteraria preferita; Lara, mio padre ti ha considerato per anni la più gnocca tra le donne dei videogiochi... devo continuare? »
« Nah, è chiaro » rispose Hellboy.
« Bene. Il punto è che voi, a causa della vostra enorme volontà, unita all'ammirazione profonda che mio padre aveva nei vostri riguardi, siete sopravvissuti qui su Oblivion. E lo stesso è accaduto a molti altri prima di voi... altri eroi e personaggi di fantasia, che per vari motivi sono rimasti a lungo nel cuore di mio padre. Anche persone comuni prive di talento, come la piccola Catherine... anche se so perfettamente che le è rimasta impressa per il suo bel faccino e qualche altra cosetta. »
Ed trattenne il fiato e voltò istintivamente lo sguardo verso la città, dove aveva visto Catherine per l'ultima volta.
« Non temere, Acciaio, è ancora viva » lo rassicurò Nul. « Ma presto giungerà la sua ora anche per lei. »
« Maledetto... non osare avvicinarti a lei...! »
Ed si divincolò, ma invano. Le catene erano troppo strette e bloccavano i suoi movimenti. Nul si era assicurato che non potesse battere le mani per fare le trasmutazioni.
« Sciocco ragazzino » commentò lui, gelido. « Ti ostini a reagire, nonostante la verità che ormai conoscete tutti... la verità che ha spazzato via la vostra illusione. Avete viaggiato nella speranza di poter tornare a casa, ignorando la vostra vera natura... ma soprattutto la realtà dei fatti. Voi non siete mai esistiti, siete solo il frutto dell'immaginazione di numerosi autori come mio padre! Le vostre vite sono fasulle, fittizie: i vostri ricordi, nient'altro che false memorie innestate nelle vostre menti dalla penna che vi ha generati. I vostri mondi... erano solo prodotti commerciabili a buon mercato. »
Altri tuoni sopra le loro teste. Presto avrebbe cominciato a piovere. Nul tacque ancora, e fissò inespressivo i volti dei suoi avversari ormai dominati dallo sconforto; le sue parole li aveva feriti nel profondo, tutti quanti. La verità che già conoscevano, ma che avevano deciso di ignorare, ora bruciava nei loro cuori come braci ardenti.
« Oh, non fatene una questione personale » riprese Nul, appoggiandosi alla sua poltrona. « Nessuno tra quelli che sono arrivati qui accettava la cosa, perciò sono entrato in scena fin da subito. Affinché mio padre dimentichi del tutto le sue fantasie, è necessario che esse siano distrutte completamente. Perciò, come fare per spazzare via gli ultimi frammenti ancora intatti? Quegli eroi, quei personaggi sopravvissuti alla cancellazione che si ostinavano a sopravvivere? Vi ho osservati a lungo prima di decidere il modo migliore per farvi secchi come si deve... nel modo più glorioso. Una sfida all'ultimo sangue con i vostri nemici storici! »
I Valorosi alzarono lo sguardo.
« La sfida... vuoi dire tutte le battaglie che hai organizzato? » disse Jake.
« Esatto. L'ho fatto per tutto questo tempo, a tutti i vostri predecessori... tutti quegli eroi e malvagi sopravvissuti all'abisso in cui mio padre li ha gettati. Ho guidato tutti loro verso la guerra, al fine di vederli morire definitivamente: lo scopo era metterli l'uno contro l'altro, Eroi contro Nemesi, come nelle loro avventure classiche... con la promessa di riportare i vincitori a casa. »
I Valorosi si scambiarono un'occhiata incredula. Finalmente ascoltavano la verità, ma riuscivano a stento a crederci. Non c'era mai stata alcuna sfida da vincere, era tutto un imbroglio. Una menzogna.
« Hai ingannato così tanta gente » ribatté Harry. « Possibile che abbiano creduto tutti al tuo inganno? »
« Per la maggior parte sì, specialmente i cattivi » rispose Nul. « Bastava mostrargli il mio potere e quei fessi pendevano subito dalle mie labbra... credevano subito all'idea che potessi riportarli ai loro mondi, dopo aver ucciso i loro bersagli. Ma naturalmente non ne avevo la minima intenzione: nessuno doveva sopravvivere... Eroi e Nemesi dovevano morire tutti, uccidendosi a vicenda.
« Ammetto che in questo piano c'era una falla. Con il tempo ho notato che alcuni sopravvivevano comunque alle battaglie, e questo accadeva sempre per lo stesso motivo: quando gli eroi e i malvagi morivano per altre cause; uccisi da altri avversari, ad esempio, o da imprevisti lungo il percorso. Ricordate quando ve l'ho fatto notare all'ospedale, l'altro giorno? Il vostro non era certo un caso isolato, è successo parecchie volte! »
I Valorosi restarono in silenzio, e nel frattempo le loro menti lavoravano per mettere ogni pezzo del puzzle al giusto posto. Tutto quadrava, finalmente: T'ai Fu, Dylan Dog, Tonto, Rina, Big Boss... tutti sopravvissuti alle battaglie perché non si erano concluse come pianificato da Nul, e costretti in seguito a vagare su Oblivion senza alcuna meta, fino alla morte o alla pazzia.
« So a cosa state pensando » disse Nul in quel momento. « A questo punto vorrete chiedermi: "Perché, Nul? Perché non sei mai intervenuto? Perché non hai dato il colpo di grazia a quei poveretti mezzi morti?" »
« A dire il vero, volevo chiederti perché non vai a farti fottere » ringhiò Jake.
« Occhio al linguaggio, Jake, potrebbero esserci dei bambini in ascolto! Ad ogni modo, ho sempre cercato di restare lontano dai conflitti, se potevo evitarlo: credetemi se vi dico che non mi piace affatto il ruolo di sterminatore conferitomi da mio padre... preferisco godermi lo spettacolo da dietro le quinte, piuttosto che scendere in campo di persona e sferrare controvoglia il colpo di grazia. Ma a mio padre non importa un bel niente di come crepiate, basta che succeda il più in fretta possibile. »
« Che follia! » urlò Sora. « Hai organizzato tutto questo solo per vederci morire? »
Nul si voltò a guardarlo, facendosi ancora più minaccioso.
« Che cosa avresti fatto tu? » ribatté. « Che cosa avreste fatto, tutti voi, al mio posto? Uccidere così tante persone... così tanti eroi che hanno popolato per anni i sogni di mio padre... annientarli per sempre da questo mondo... lo avreste sopportato??
« Lui non ha risparmiato nessuno dall'abisso, nemmeno quel poveretto del suo amico immaginario... Sam V. Raptor. Ha scelto di sbarazzarsi anche di lui, rigettandolo nella giungla da cui lo aveva tirato fuori tanti anni fa. Il mondo di mio padre deve essere davvero molto crudele, se lo costringe a dimenticare persino i suoi sogni più infantili... che tristezza. »
Questa volta fu Lara ad apparire più sconvolta. Il nome fatto da Nul era familiare solo per lei: Sam, di cui aveva trovato i resti e un toccante messaggio nel settore di Jurassic Park... se solo avesse ricordato cosa diceva.
« Con il tempo, questo compito è diventato sempre più difficile » diceva Nul nel frattempo. « In molti sono morti ad ogni ciclo di battaglie, ma qualcuno riusciva sempre a sopravvivere, sfuggendo al mio controllo. Ogni volta cercavo di ignorarli, sapendo di aver già distrutto le loro speranze... sapendo che alla fine, in un modo o nell'altro, sarebbero morti. Tutto questo finché non è venuto il vostro turno. All'inizio ho agito come da copione: ho richiamato i vostri nemici e fatto loro la solita proposta, mentre voi mettevate piede su Oblivion. Vi siete riuniti, avete formato una gran bella alleanza, e l'avventura è cominciata; ma le cose hanno preso una brutta piega quasi subito, quando le vostre Nemesi hanno deciso di agire autonomamente. Piuttosto che affrontarvi tutti insieme in uno scontro epico, hanno preferito i duelli in solitario! Natla, Voldemort, Envy... non sopportavano l'idea di combattere insieme, al massimo accettavano piccoli supporti; per non parlare di Darth Vader, che ha disertato subito. »
« Perché lui ti aveva inquadrato subito, vero? » puntualizzò Harry.
« Già, aveva intuito fin da subito cosa io fossi in realtà, ma questo non era certo un problema... conoscere la mia natura non cambiava in alcun modo lo stato delle cose. Vader era prigioniero di questo mondo, come tutti gli altri. Naturalmente mi aspettavo le scelte che ha compiuto, ma è stato divertente vederlo decidere da che parte stare... fino a schierarsi con suo figlio, e lottare disperatamente per salvarlo. Lui era il migliore, dopotutto. »
« Continuo a non capire! » intervenne Lara. « L'altro giorno, in ospedale, dopo che erano morti i nostri nemici... sei venuto a dirci che non avevamo "rispettato le regole". Perché? Se non c'è mai stata nessuna sfida, perché hai continuato a farcelo credere? »
Nul si voltò a guardarla con un sorriso beffardo.
« Oh, quello » mormorò. « Be', vi confesso che allora il mio intento era quello di invitarvi a smettere di combattere; di spingervi alla resa di fronte al punto morto a cui eravate arrivati. Speravo che il mio vero aspetto potesse fare breccia nelle vostre coscienze... che la triste storia di un ragazzo sconfitto potesse farvi finalmente penetrare nella zucca la realtà. Ma soprattutto, speravo di riuscire a sconfiggervi con le parole, per non essere costretto ad uccidervi con le mie mani.
« Ma voi avete dimostrato la vostra immensa forza di volontà ancora una volta, e siete ripartiti alla carica come se nulla fosse. A quel punto che potevo fare? Dopo che anche Xehanort si era rivelato utile quanto un secchio sfondato, ho lasciato che Sauron scatenasse il suo inferno personale contro di voi... sperando che riuscisse a fare piazza pulita una volta per tutte. Incredibile, neanche lui... neanche l'essere più malvagio mai partorito dalla mente di uno scrittore... è riuscito a distruggervi! Ed è per questo che io mi trovo qui, ora, di fronte a voi... costretto a compiere la parte più sporca della volontà di mio padre. »
L'ennesimo tuono sopra le loro teste, più forte dei precedenti, sembrò annunciare la fine di quel lungo discorso. Eidan levò lo sguardo al cielo, sospirando.
« Bene, credo di avervi detto tutto » disse. « Ora, chi di voi è riuscito a guadagnare abbastanza tempo per liberarsi e provare a sconfiggermi? »
Tornò a guardare i Valorosi, ancora in catene intorno a lui. Erano immobili, ma soprattutto abbattuti. Avviliti. Sconfitti. Dal primo all'ultimo, nessuno escluso. Le parole di Nul avevano fatto, se possibile, più male di qualsiasi altro colpo ricevuto fin dall'inizio della loro avventura. Jake, Sora, Harry, Lara, Ed, Hellboy, Po... fissavano tutti il suolo sabbioso ai loro piedi, incapaci di alzare il capo per guardare in faccia il responsabile di tutto.
« Come immaginavo » commentò Eidan compiaciuto. « Se può consolarvi, sappiate che non c'è nulla di personale in tutto questo. Mio padre sta cercando di dimenticarvi, ecco tutto... e io sono la mano sinistra di Dio, il suo umile servitore scelto per questo lavoro di pulizia. E finalmente, il lavoro sta per volgere al termine: voi siete gli ultimi eroi rimasti... gli ultimi pilastri che ancora reggono il mondo immaginario del Padre... e quando crollerete, il Suo sogno precipiterà definitivamente nell'oblio. »
Si alzò dal posto e schioccò le dita. Le catene si spezzarono, liberando tutti i Valorosi dalla loro costrizione.
« E cosa ne sarà di te? » disse Ed lentamente. « Se tutti i mondi saranno distrutti, anche tu cesserai di esistere! Tu sei uno di noi, dopotutto... come puoi accettare questa sorte? »
« Io non sono mai nato » ribatté Nul con tono piatto. « Non ho mai vissuto davvero. La mia esistenza è ancora più finta della vostra, dal momento che non ho mai visto la luce. Se sono destinato al nulla... così sia.
« Ora tocca a voi, miei fratelli: è giunta l'ora di sparire per sempre. Come preferite che avvenga? Resterete in ginocchio, in attesa che il boia cali la lama sul vostro collo? Oppure resterete in piedi fino alla fine, dritti e fieri, come i veri eroi ammirati da intere generazioni? Consideratelo il mio ultimo dono per voi... scegliere il modo migliore per morire. »
I Valorosi si scambiarono un'occhiata. Sembravano pensare tutti la stessa cosa: per quanto fosse la scelta più terribile, la più dolorosa, era la più giusta da fare. Non per dare soddisfazione a quel maledetto davanti a loro, ma per dimostrare fino all'ultimo istante ciò che erano sempre stati.
Eroi. Di quelli capaci di restare in piedi fino alla fine.
Perciò si alzarono in piedi, uno dopo l'altro, lanciando a Nul un'occhiata di orgogliosa sfida.
« Non è finito niente finché respiro » dichiarò Jake orgoglioso.
« Speravo che lo dicessi » gli rispose Nul.
Lo attaccarono tutti insieme, come un sol'uomo. Uniti, come lo furono fin dall'inizio. Jake fu il primo a raggiungerlo, pugnale alla mano; lo vide trasformarsi ancora una volta, imitandolo in altezza e capacità. I due si sferrarono una nuova serie di colpi, rapidi e fluidi, due perfetti predatori; Jake colpì ancora e ancora, ma non riuscì a ferirlo. Nul sfruttò infine il suo slancio per gettarlo a terra, a pancia in giù; balzò sulla sua schiena per costringerlo al suolo, e gli piantò il pugnale all'altezza della spalla sinistra.
« Aaaargh! »
Fuori uno.
Hellboy intervenne in quel momento. Il suo Samaritano esplose una manciata di colpi contro Nul, che spiccò il volo per schivarli, allontanandosi da Jake; atterrò poco lontano e trovò Ed ad attenderlo, trasmutando la sabbia ai suoi piedi. Essa divenne cemento.
« Blizzaga! »
La magia di Sora raffreddò il cemento, solidificandolo subito. Hellboy si avvicinò di corsa per finire Nul, ma questi mostrò di nuovo un pugno di pietra uguale al suo, e lo usò per spaccare il cemento. Di nuovo libero, si scagliò su Hellboy e lo travolse, sferrandogli un pugno allo stomaco talmente forte da tramortirlo.
Fuori due.
Ed tornò alla carica, affrontandolo stavolta in un duello corpo a corpo. Nul rispose all'attacco imitando il suo stile, difendendosi alla perfezione. Alla fine gli sferrò un calcio che lo respinse all'indietro; unì i palmi delle mani e afferrò l'automail di Ed, distruggendolo in un istante. L'alchimista urlò per il dolore e cadde a terra.
Fuori tre.
Lara, rimasta indietro per controllare le condizioni di Jake, fu costretta a intervenire. Dato che Mjolnir si era rivelato inutile contro Nul, recuperò le pistole di Revy; gli sparò addosso un paio di colpi per attirare la sua attenzione, allontanandolo dagli altri. Prese dunque a correre di lato, cercando di mantenere le distanze, e continuò a sparare; Nul schivò ogni proiettile e si avvicinò rapidamente. Nel frattempo aveva estratto due pistole identiche a quelle di Lara e sparò a sua volta: un proiettile colpì l'archeologa a una gamba, frenando la sua corsa. Nul continuò a sparare, e non meno di quattro colpi trapassarono il suo corpo: alla spalla, al fianco, all'avambraccio e alla coscia. Lara cadde quindi a terra, gemendo per il dolore.
Fuori quattro.
Nul aveva ancora le pistole in mano, pronto a finire Lara, quando una zampa apparsa dal nulla lo afferrò per una mano. Po si fece avanti e gli sferrò una gomitata al petto, continuando a tenerlo; Nul mollò le pistole, ma nel frattempo Po aveva stretto la presa sul suo dito, reggendolo con il pollice e l'indice e sollevando il mignolo.
« Uhm... la Presa del Dito Wuxi » commentò Nul tranquillo, restando immobile.
« Oh, conosci questa mossa? » disse Po serio.
« Certamente... per tua sfortuna. »
Nul ignorò lo sguardo perplesso del panda e guardò Harry, poco lontano. Un attimo dopo svanì nel nulla. Po si guardò intorno confuso, ma Nul era già riapparso alle sue spalle e attirò la sua attenzione toccandogli la spalla. Il panda si voltò, ed era già troppo tardi. Nul lo colpì al petto cinque volte, con cinque dita diverse: ogni punto colpito emise un debole bagliore dorato; Po cadde a terra un istante dopo, come se fosse stato paralizzato.
Fuori cinque.
« Maledetto... Crucio! »
La maledizione di Harry lo colpì in pieno. Nul rimase dov'era, ma non urlò nemmeno una volta. Il suo corpo si era irrigidito, eppure non dava alcuna dimostrazione del dolore provocato dall'incantesimo. Harry rimase senza parole: non aveva mai visto nessuno resistere a una simile tortura.
Nul sollevò dunque la sua bacchetta, identica a quella di Harry, e pronunciò qualcosa di ancora più incredibile.
« Sectumsempra. »
Il sangue schizzò dal volto, dalle braccia e dalle gambe del ragazzo, come se fosse stato colpito da una spada invisibile. Barcollò all'indietro, mollò la presa dalla Bacchetta di Sambuco e cadde a terra, a faccia in giù.
Fuori sei.
« No... Harry, nooo! »
Sora era l'ultimo rimasto. Nul si voltò a guardarlo, l'espressione nuovamente gelida, come se nulla al mondo avesse per lui un significato. Non disse nulla, non fece nulla; aspettava il suo ultimo avversario, sicuro di poter sconfiggere anche lui. Sora si avvicinò a Harry con cautela, controllando che fosse ancora vivo; Nul cominciò ad avvicinarsi, e sulle sue mani apparvero nuovamente i due Keyblade.
« Mio padre ha aspettato per anni di vedere il finale della tua storia » dichiarò. « Ora non ha più importanza... hai trionfato comunque sul tuo nemico, come doveva essere. Sarai dimenticato con onore. »
« SANCTA!!! »
L'urlo di Sora impedì a Nul di farneticare ancora. L'incantesimo si abbatté su di lui con una forza immensa, avvolgendolo con una luce abbagliante. Nul fece in tempo a proteggersi con i Keyblade, e dopo una breve resistenza respinse il colpo; Sora vide il suo attacco tornare indietro ed esplodergli addosso, con una forza tale da spazzarlo via... lontano dai suoi compagni, giù per la duna di sabbia. Nul aspettò, ma non lo vide tornare.
Fuori sette.
Era finita. I Valorosi giacevano ora intorno a lui, sconfitti. Vivi, ma ancora per poco. Nul doveva comunque completare l'opera... assicurarsi che quel gruppo di eroi non lo infastidisse più; il giovane alato si pose dunque al centro, pronto a sferrare il colpo di grazia.
Era tempo di abbattere gli ultimi pilastri che ancora reggevano il mondo immaginario del Padre.
Levò la mano sinistra al cielo, ma contemporaneamente sentì qualcosa di umido sgorgare dai suoi occhi; lacrime, ancora una volta. Poi un orribile sensazione, che dalla testa discese fino al suo cuore.
Pietà. Dolore. Tristezza.
Sofferenza.
Le lacrime continuarono a venir fuori, e nel frattempo abbassò la mano. L'altra andò a cercare l'oggetto che portava appeso al collo, e chinò il capo per osservarlo: una piccola croce argentata, presa giorni prima dal Cimitero dei Mondi. Perché lo aveva fatto? Perché all'improvviso si sentiva così male? Perché adesso, alla fine di tutte le cose?
Nul guardò i Valorosi uno per uno, sempre più sconvolto.
« No... non è giusto » mormorò con voce rotta. « Non può finire così... non può finire così, padre! »
Levò lo sguardo al cielo, ormai minaccioso di tempesta.
« NON PUO' FINIRE COSI'! » urlò Nul. « Guarda cos'è accaduto per tua volontà! Tutta questa distruzione, tutto questo dolore... tutta questa morte! Non puoi volerlo sul serio, padre! Non puoi dimenticarti di loro... NON PUOI VOLERLO SUL SERIO! »
Nel frattempo era crollato, in ginocchio sulla sabbia.
« Io... li ammiravo... dal primo all'ultimo » singhiozzò. « Attraverso i tuoi occhi, ho seguito... le loro gesta. Volevo soltanto... essere come loro. Vivere la mia avventura. E invece... mi hai seppellito... e mi hai usato... solo per questa carneficina. Perché, padre? Perché ti sei arreso? Non puoi... non puoi volerlo sul serio... »
Il cielo continuò a tuonare, e da esso grandi gocce di pioggia cominciavano a cadere tutto intorno. Nul chiuse gli occhi, lasciando che le gocce cadessero sul suo viso, sempre più forti, sempre più fitte. Si mescolavano alle lacrime che rigavano il suo volto e le portavano via, nascondendole alla vista.
Dopo molto tempo, o forse solo pochi secondi, Nul si rialzò. Aveva smesso di piangere, ma il dolore non era sparito dai suoi occhi; lanciò un'ultima occhiata ai Valorosi, ancora vivi ma privi di conoscenza. Quegli ultimi eroi che lo avevano sfidato, i migliori... non meritavano una simile sorte.
Non lo avrebbe fatto. Non li avrebbe uccisi.
Spalancò le ali e spiccò il volo, abbandonandoli sotto la pioggia che mano a mano aumentava.
Gli ultimi pilastri erano ancora integri.  

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