Parte 20 - La nave dei sogni

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  Il mattino seguente, i Valorosi furono svegliati da un gran frastuono, simile alla sirena di una nave. Gli otto compagni aprirono gli occhi uno dopo l'altro, per rendersi conto che il rumore era effettivamente la sirena di una nave. Un grande transatlantico, bianco e nero, si stagliava imponente davanti a loro, lungo il molo dove si erano accampati la notte scorsa.
I Valorosi avevano raggiunto il porto la sera precedente dopo una lunga marcia, ma non avevano trovato barche di alcun genere... nulla che potesse aiutarli a prendere subito il largo. Il luogo, oltretutto, era deserto, privo sia di Senzavolto che di altri uomini tangibili: non c'era nessuno nei paraggi a cui poter chiedere aiuto o informazioni; perciò, dopo aver perlustrato invano l'intera zona, avevano deciso di accamparsi per dormire, rimandando ogni decisione al giorno seguente.
Ora avevano una nave gigantesca davanti ai loro occhi, fonte del loro estremo stupore. Come se non bastasse, il porto era adesso gremito di gente: una folla di Senzavolto andava avanti e indietro, e in gran parte erano radunati intorno alla nave con l'intento di salire a bordo; numerose scalette erano state disposte per permettere l'ingresso ai passeggeri, i quali salivano senza alcun indugio.
Ancora una volta, i Senzavolto ignoravano completamente i Valorosi; silenziosi e inespressivi, li attraversavano come se fossero spettri, procedendo imperturbabili verso la loro meta. Questo fu di conforto per gli otto compagni, che per il momento decisero di abbassare la guardia.
« Mitico » commentò Po, il più meravigliato del gruppo. « Non avevo mai visto una nave così grande... ed è tutta di metallo! Saranno serviti secoli per costruirla tutta! »
Lara ridacchiò, divertita dall'ingenuità del compagno.
« Hai ancora molto da imparare sulla tecnologia umana, Po » disse. « Al punto in cui siamo, simili opere richiedono qualche anno di lavoro, non secoli. Oltretutto, questa nave ha uno stile decisamente antiquato... »
« La riconosci? » chiese Jake.
« Non mi sembra, eppure ha qualcosa di familiare » replicò Lara.
« Bah... che vogliamo fare? » intervenne Hellboy, intento ad accendersi il primo sigaro della giornata. « In giro non vedo altre navi. Io dico di salire a bordo di questo bestione e vedere dove porta. Sarà un po' troppo grande, ma almeno viaggeremo comodi. »
« E si mangerà bene » aggiunse Po con un sorriso.
I Valorosi si scambiarono un'occhiata tra loro, valutando i vari punti di vista.
« Non ne sono sicuro » obiettò Jake. « L'idea è rischiosa... questa nave si sta riempiendo di Senzavolto. Anche se adesso ci ignorano, prima o poi decideranno di attaccarci... e non possiamo sapere quando capiterà. »
« Ormai possiamo tenere a bada i Senzavolto, ora che siamo così tanti » ribatté Sora, più ottimista. « Anche se ci attaccassero, saremmo in grado di respingerli senza problemi. »
Harry e Edward lo guardarono incerti, ma non potevano negare ciò che l'amico sosteneva.
« Sono d'accordo con lui » convenne Luke. « Non sento la presenza dei nostri nemici, né di altre creature maligne... ma se ci stanno inseguendo, sarà meglio allontanarci da qui al più presto. Io non vedo altre possibilità, e voi? »
Guardarono tutti Jake, il quale era ormai solito avere l'ultima parola.
« E va bene » disse dopo una pausa. « Saliremo sulla nave. Ma al primo accenno di un pericolo mortale torneremo subito indietro, con il teletrasporto di Harry. Intesi? »
« Materializzazione » lo corresse il ragazzo, « comunque nessun problema. »
Così, senza perdere altro tempo, i Valorosi salirono a bordo del transatlantico. Arrivarono sul ponte senza problemi, dopo aver salito la scaletta passando attraverso decine di Senzavolto in fila. La nave era in condizioni perfette: il legno del ponte lucido, le facciate di un bianco immacolato; sembrava che la nave fosse stata appena completata... forse quello era il suo primo viaggio.
I Valorosi si guardarono intorno per un po' con aria tranquilla, incuriositi da tanta magnificenza, finché Lara non attirò la loro attenzione con la sua voce.
« Oh? Diosanto! »
I compagni si voltarono verso di lei, allarmati. Lara era intenta a fissare un innocuo salvagente con aria incredula: esso recava scritto il nome della nave a caratteri cubitali.

RMS TITANIC

« Tutto bene, Lara? » iniziò a dire Sora, ma poi si accorse che l'incredulità aveva colto anche Jake, Harry ed Hellboy.
« Ehi, che vi prende? »
« Deve essere uno scherzo » dichiarò Jake per primo. Si guardò intorno, trovando il nome "Titanic" un po' ovunque: sugli altri salvagente e sulle scialuppe disposte lungo il ponte; alla fine si arrese, e aggiunse « Siamo davvero sul Titanic? Quel Titanic? »
« Un Titanic che non conosco per niente » disse Edward, irritato. « Volete spiegarci che succede? »
« Succede che ci troviamo su una nave molto famosa... almeno nei nostri mondi » rispose Hellboy. « Una nave tristemente famosa. »
« Già » aggiunse Lara. « Il Titanic era un transatlantico britannico, affondato nel 1912 durante il suo viaggio inaugurale per la collisione contro un iceberg. Morirono più di millecinquecento persone in quel naufragio, ed è considerato ancora oggi come il più tragico incidente marittimo della storia. »
Calò il silenzio tra i Valorosi, impiegato da Sora e dagli altri ignari compagni per lasciarsi travolgere dallo sgomento.
« Cavolo » esclamò infine Sora, guardando Jake, Lara, Harry ed Hellboy. « E questo sarebbe accaduto in tutti i vostri mondi? »
Harry annuì.
« È un evento ricordato anche dalla mia gente » disse cupo. « L'ho studiato a Hogwarts... pare che tra le vittime ci fosse stata qualche famiglia di maghi, incapaci di salvarsi dal naufragio. »
« Dal mio punto di vista sono passati secoli » aggiunse Jake, « ma anche un marine ignorante come me ne ha sentito parlare. Ci hanno ricamato a lungo sulla faccenda, credimi... con una gran quantità di film e libri. »
« Un momento, e con questo? » intervenne Luke. « Non capisco perché siete così sconvolti. Temete forse che questa sia la stessa nave dell'incidente? Che sia destinata ad affondare come nelle vostre cronache? Forse dovremmo scendere, allora... è questo che suggerite? »
Jake, Lara, Harry ed Hellboy si scambiarono un'occhiata incerta. Non sapevano cosa pensare, in realtà: quel mondo di caos continuava a sorprenderli con le sue innumerevoli trovate. La città piena di Senzavolto; Burton Castle; Michael Jackson e i suoi zombi ballerini; il Cimitero dei Mondi. Luoghi ricolmi di follia in cui venivano stravolte le leggi più elementari, e tutto diventava privo di senso. Ora si trovavano a bordo di una nave sprofondata nell'oceano da decenni, come se quel triste evento non fosse mai accaduto. Che cosa avrebbero dovuto aspettarsi? Forse la storia si sarebbe ripetuta... o la nave sarebbe giunta a destinazione senza affondare.
« Restiamo » dichiarò Jake. « Lo abbiamo già deciso, dopotutto... se le cose dovessero mettersi male, ci Smaterializzeremo subito. Ma credo che non sarà necessario, se il problema sarà solo un iceberg, dico bene? Possiamo distruggerlo e non pensarci più. »
I compagni annuirono, rincuorati da questa possibilità. Restarono sul ponte per diversi minuti, finché l'orologio di un campanile nelle vicinanze non segnò le nove del mattino. A quel punto la nave partì, carica di una folla di Senzavolto intenti a salutare la terraferma; i Valorosi non udirono le loro voci concitate, né le grida di gioia, né i saluti... nient'altro che silenzio da quelle ombre ignare della loro esistenza.
E la vastità di un oceano si aprì davanti ai loro occhi, mentre si lasciavano alle spalle quella città maledetta. I Valorosi non avevano idea di dove fosse diretta la nave; non c'era modo di saperlo dai passeggeri né dall'equipaggio, e dubitavano seriamente che sarebbero arrivati a New York.
Per il momento, tutto ciò che potevano fare era aspettare, sperando che quel momento di pace durasse il più a lungo possibile. I Valorosi decisero di impiegarlo allenandosi, dietro suggerimento del loro leader Jake: dopo gli ultimi scontri, dai quali si erano salvati per il rotto della cuffia, era stata approvata l'idea di apprendere tutto il possibile dai loro nemici. Dopo aver condiviso le proprie informazioni personali, ora il gruppo doveva fare altrettanto sulle nemesi di ognuno di loro, per affrontarli al meglio in ogni situazione.
I Valorosi si stabilirono così sul ponte di prua. Nonostante la presenza costante dei Senzavolto, questi continuavano a non fare caso agli otto compagni, così furono liberi di iniziare l'allenamento. Uno alla volta si facevano avanti, sfidando a turno gli altri alleati per istruirli sulle capacità della propria nemesi: Jake fu il primo a farsi avanti, istruendo i suoi compagni come un ufficiale.
« La mia nemesi, il colonnello Quaritch » spiegò, « può sembrare un duro, ma resta sempre un enorme stronzo. Non ha superpoteri, perciò si affida ad armi e macchine avanzate per combattere: pilota un AMP Suit modificato, dotato di mitragliatrice pesante e altri dispositivi più che efficaci per uccidere. Il suo sistema di puntamento si basa sui rilevamenti ambientali: calore corporeo e movimento; bisogna innanzitutto neutralizzare questo prima di attaccarlo, magari con la magia di Harry. Il Keyblade di Sora, invece, può fare a pezzi l'esoscheletro, mirando innanzitutto alle gambe.
« In sostanza, privando Quaritch delle sue macchine non sarà più una minaccia: ad ogni modo, lui è tipo da arrendersi solo da morto... perciò non abbassate mai la guardia con lui. So che alcuni di voi non sono tipi da uccidere a sangue freddo, perciò non vi forzerò la mano fino a questo punto: se uccidere Quaritch è nel mio destino, allora sarò io a dargli il colpo di grazia. »
Jake passò dunque alla simulazione, fingendo di essere Quaritch nel suo esoscheletro armato di mitra. Gli altri provarono, a turno, a fronteggiarlo, basandosi sulla strategia suggerita dal Na'vi: Harry usò la magia per disorientarlo, per poi colpirlo alle gambe usando la spada di Grifondoro di piatto; Sora fece altrettanto, ricorrendo prima alle magie per poi finirlo con il Keyblade; Ed sfruttò bene l'alchimia per bloccare i movimenti di Jake; lo stesso fece Luke, con il potere della Forza; Lara si affidò subito ad Excalibur, ma puntò subito alle gambe per non rischiare di ferirlo con i suoi colpi distruttivi; infine, Hellboy e Po attaccarono fin da subito con la forza bruta. In sostanza riuscirono tutti a cavarsela egregiamente, ognuno a modo suo.
Sora fu il prossimo ad istruire i compagni.
« Ansem è il capo degli Heartless » spiegava, « e come tale vanta di un grande potere ottenuto dall'Oscurità. Ha il controllo sulle tenebre, che può usare per attaccare gli altri, rubare i cuori, e creare portali con cui attraversa lo spazio; inoltre è in grado di possedere altre persone. Inutile perdersi in chiacchiere con Ansem... è freddo, arrogante e spietato; non si può ragionare con un Heartless, l'unica soluzione è distruggerlo prima che faccia troppi danni. Le armi normali sono inutili, meglio ricorrere alla magia e ad armi incantate... ma contro di lui, la Luce è l'arma più potente di tutte. »
Sora cercò di impartire questa spiegazione ai suoi compagni, i quali furono messi alla prova uno dopo l'altro. Harry lo affrontò tenendosi a distanza, usando incantesimi basati sulla luce; Ed fece altrettanto, ricorrendo alla sua alchimia; Lara mise da parte le pistole e si affidò a Excalibur, un po' più da vicino; Jake, Po ed Hellboy ricorsero soprattutto alla forza bruta e ad alcune tattiche improvvisate; Luke sfruttò ogni sua risorsa, dalla Forza all'abilità con la spada laser. Fecero tutti del loro meglio, e alla fine Sora poté ritenersi soddisfatto.
Poi fu la volta di Harry.
« Voldemort è un mago molto potente. Si crede il più forte di tutti, se non ritiene l'avversario alla sua altezza non ama perdere tempo in un duello... e cerca dunque di ammazzarlo subito. È abile nel Materializzarsi e sa volare senza scopa, ma la sua specialità sono le maledizioni, con le quali controlla, tortura o uccide le sue vittime. Meglio mettersi al riparo quando ricorre a certi poteri, perché i rimedi per contrastarli sono davvero pochi... e con un tipo come Voldemort, è sconsigliabile affidarsi unicamente alla fortuna. »
Harry illustrò con cura le maledizioni che amava usare Voldemort, ma senza eseguirle davvero. Ai Valorosi bastava sapere ciò che dovevano aspettarsi dal nemico, per reagire adeguatamente. Durante l'allenamento, inoltre, il giovane mago scoprì che alcuni suoi alleati vantavano una buona resistenza alla magia: il Keyblade di Sora, la spada laser di Luke, Excalibur e la mano di pietra di Hellboy respinsero qualsiasi incantesimo scagliato da Harry; le trasmutazioni compiute da Ed fornivano un'ottima protezione; il corpo di Jake era parzialmente immune alla magia, e le varie fatture minori con cui Harry lo aveva colpito persero efficacia in breve tempo. Infine, Po si era dimostrato completamente immune, poiché ogni incantesimo era ribalzato via ogni volta che Harry provava a colpirlo; il panda sentiva solo un forte solletico dopo ogni colpo, persino dal potente Schiantesimo. I suoi alleati lo osservarono esterrefatti mentre rotolava a terra dalle risate.
Dopo fu il turno di Lara, che spiegò brevemente con chi avrebbero avuto a che fare.
« Natla è un'Atlantidea. Può volare grazie alle sue ali e sembra possedere una certa magia; scaglia colpi infuocati molto potenti, ma facili da contrastare. È molto orgogliosa e arrogante, e ama far soffrire le sue vittime. Può essere ferita con qualsiasi tipo di arma, ma la sua resistenza è notevole: occorre farla a pezzi per eliminarla definitivamente. »
Stavolta non ci fu il bisogno di simulare un duello ipotetico con Natla, dal momento che Lara non poteva imitare quella creatura in alcun modo. In compenso insegnò Harry a usare la spada, dal momento che non era mai stato un esperto nell'uso di armi bianche.
Il prossimo fu Luke, che tuttavia non ebbe molto da dire.
« Darth Vader è mio padre, come già sapete. A detta di Sora, è ormai chiaro che non intende prendere parte al conflitto, ma Nul potrebbe avere altre sorprese in serbo per me, e magari convocare un altro Sith a darmi la caccia. I Sith usano spade laser e il potere della Forza come me, ma senza trattenersi: meglio combattere a distanza se non avete armi adeguate per difendervi da loro. »
Luke sfidò a duello i suoi compagni, uno dopo l'altro, per saggiare le loro difese. Sora e Lara furono in grado di contrastare la sua spada laser con le loro armi. Ed, Jake ed Harry puntarono sulla lunga distanza; questi ultimi, in particolare, dimostrarono resistenza al controllo mentale. Po ed Hellboy lottarono a distanza ravvicinata, schivando facilmente gli attacchi con la spada.
Po si fece avanti dopo Luke, cercando di spiegare ai suoi compagni ciò di cui era capace il feroce Tai Lung.
« Tai Lung è stato un campione di arti marziali fin da piccolo... è stato il primo a padroneggiare le tecniche delle Mille Pergamene del kung fu. È grosso ma veloce, in grado di ridurre la roccia in frantumi con un solo colpo! Però non ha sempre bisogno della sua forza per battere un nemico: usa una tecnica particolare in grado di paralizzare completamente; capirete quando decide di usarla se cercherà di colpirvi con la punta del pollice dell'indice. »
Ancora una volta, i Valorosi sfidarono a turno l'insegnante per capire come affrontare sua nemesi. Luke, Lara, Ed e Hellboy, già esperti in tecniche di combattimento corpo a corpo, non ebbero problemi a fronteggiarlo; Sora e Harry incontrarono più difficoltà, ma dopo qualche minuto riuscirono a cavarsela; Jake, invece, fece affidamento alla sua statura per bloccare Po a terra.
Infine venne il turno di Edward. Il giovane fece una rapida lezione sul funzionamento dell'alchimia, con la quale poteva trasmutare qualsiasi elemento per usarli come arma, poi passò a spiegare come affrontare suo fratello Alphonse... senza nascondere l'amarezza nella sua voce.
« Al è attualmente prigioniero di un'armatura d'acciaio » disse. « La magia non ha alcun effetto su di lui – come Harry ha già potuto verificare – perciò bisogna ricorrere ad armi e attacchi fisici. Il suo punto debole... è un sigillo posto all'interno della sua armatura, in un punto in mezzo alle spalle. Naturalmente preferirei che nessuno di voi debba ricorrere a un gesto così estremo... ma mio fratello è ora nostro nemico perciò, se sarà necessario, fatelo: spezzate il sigillo e la sua anima sarà liberata. »
I Valorosi si scambiarono uno sguardo incerto, ma alla fine annuirono, uno dopo l'altro. Ed passò quindi a illustrare lo stile di combattimento che lui e Al padroneggiavano: Po, Hellboy, Luke e Lara riuscirono a contrastarlo facilmente; Harry e Sora si affidarono alle loro armi, mentre Jake sfruttò di nuovo la sua statura per mettere Ed al tappeto.
« Credevo che tuo fratello sapesse usare l'alchimia come te » osservò Harry alla fine della sessione. « Eppure non l'ha usata durante il nostro scontro... strano, non ti pare? »
« Già, è vero » confermò Ed. « Non ci avevo fatto caso in quel momento, tanto ero sconvolto. Ma se la memoria di Alphonse è stata manipolata da Nul, è probabile che abbia dimenticato come usare l'alchimia. Potrebbe essere così, anche se non posso esserne sicuro... dopotutto, non sono più sicuro di niente da quando ho messo piede in questo maledetto mondo. »
Nessuno dei presenti cercò di aggiungere alcunché al riguardo, perciò lasciarono cadere il discorso. Il cielo sopra le loro teste tendeva all'imbrunire, anche se il sole restava invisibile allo sguardo a causa dello spesso strato di nuvole. I Valorosi, ormai esausti dopo ore di allenamento, si abbandonarono al legno del ponte di prua, nel tentativo di riposare; l'unico a restare in piedi fu Jake, che si voltò verso la punta estrema della nave e si avvicinò lentamente ad essa. Il Na'vi si appoggiò alla ringhiera, guardando l'orizzonte con aria malinconica.
Sora intercettò il suo sguardo, e incuriosito lo raggiunse.
« Ehi Jake... tutto bene? »
Jake sospirò.
« Bah » borbottò, « a parte il fatto che mi trovo ancora in questo luogo infernale, lontano chissà quanto da casa mia e costretto a combattere a costo della vita, tutto bene. Qualunque cosa sia questo mondo, devo ammettere che riesce a sorprendermi di continuo, molto più di Pandora... e in questo momento mi sta rifilando una nuova sorpresa. »
Sora non sembrò capire. Nel frattempo, il duo fu raggiunto dagli altri Valorosi, attirati dalla nuova conversazione.
« È difficile da spiegare » riprese Jake, guardando i compagni. « Da quando ho messo piede sulla nave, ho avvertito una strana sensazione... non di pericolo, ma di sicurezza. Mi sono sentito a mio agio, come se fossi tornato in un luogo a me familiare: avete presente quello che si prova quando si torna a casa dei propri genitori? Quella sensazione di pace che date per scontato, perché siete sicuri che là non potrebbe capitarvi niente di male... ecco, in questo momento mi sento così. »
I Valorosi si scambiarono un'occhiata incerta. Sembravano capire, ma era anche evidente che nessuno di loro provasse la stessa sensazione di Jake.
« Che vuoi dire? » domandò Harry perplesso. « Questo posto ti è forse familiare in qualche modo? »
« No... sono sicuro di non essere mai stato su una nave del genere in vita mia. Ciononostante, mi resta la sensazione che questa nave possa essere come un rifugio per me... come se appartenesse a qualcuno che mi è stato vicino, tipo mio padre. Inoltre, da quando mi trovo su questo ponte... non faccio che pensare alla mia amata. »
Jake tacque per un attimo prima di proseguire. Dopotutto non aveva niente di meglio da fare in quel momento di pausa, tanto valeva condividere anche questa storia con i suoi nuovi amici.
« La mia compagna si chiama Neytiri, figlia del capoclan e della sciamana del villaggio. Bella come la più splendida delle mattine che sorgono su Pandora, forte e letale come un ikran affamato... ed è tutto dire. Se non ci fosse stata lei, credo che la mia vita non avrebbe mai preso questa piega. Anzi, sarebbe finita molto prima.
« Non dimenticherò mai il giorno in cui l'ho incontrata. Mi ero perso nella foresta, e costretto a passare la notte da solo in mezzo al nulla. Un branco di lupi mi aveva aggredito, e stavano per avere la meglio su di me... finché non intervenne questo splendido angelo dalla pelle blu per salvarmi la vita. Neytiri odiava gli umani, e anche se guidavo un Avatar mi aveva riconosciuto subito per ciò che ero. Mi avrebbe sicuramente ucciso, se la sua mano non fosse stata fermata da un segno divino; decise quindi di condurmi al suo villaggio. È stata lei ad istruirmi sulla vita dei Na'vi, a camminare e comportarmi come uno di loro. Ben presto finii per innamorarmi: della foresta, della vita nel clan... e di Neytiri. Ci confidammo il nostro amore ai piedi dell'Albero delle Voci, la sera stessa in cui fui accettato come uno del Popolo. Le parole non sono sufficienti per descrivere ciò che provai quando stabilii il legame con lei, nel momento in cui le nostre trecce si unirono per "renderlo ufficiale". Anche l'idea di poter toccare il cielo con un dito varrebbe poco in confronto alla forza di una simile sensazione. In ogni caso, da quella notte cambiò tutto. Per tutti quanti... e per me. È stata Neytiri a spingermi a fare la scelta più difficile della mia vita, quella di tradire il mio popolo e di unirmi a uno che aveva molto più rispetto per la vita... e non lo rimpiango. Io tornerò al mio mondo, al mio popolo... tornerò dalla mia Neytiri. »
Jake scrutò i suoi compagni uno dopo l'altro al termine del racconto: gran parte di loro, notò, avevano un'aria comprensiva, e sorrise.
« Credo che possiate capirmi. Lo leggo nei vostri cuori, come nei vostri occhi: anche voi avete una compagna, vero? Qualcuno di speciale che vi manca tanto... qualcuno da cui volete tornare ad ogni costo. »
« Be', io la ragazza non ce l'ho » intervenne Po, rattristato. « Purtroppo sono l'unico panda nella terra da cui provengo... ma non significa che sono solo. Ho una famiglia, degli amici, e un intero villaggio che aspetta il mio ritorno! »
« Lo stesso vale per me » aggiunse Luke. « A parte mia sorella, non ci sono altre donne nel mio cuore... ma c'è molta gente che conta su di me, e intendo tornare da loro per continuare a proteggerli. »
« Anch'io sono da sola » concluse Lara. « Nella mia vita non ci sono stati uomini in grado di stare al mio passo... ma è una vita a cui voglio tornare, perché è tutto ciò che ho. »
Jake annuì orgoglioso, e nel frattempo vide Hellboy avvicinarsi, sigaro alla mano, prendendo posto sulla ringhiera vicino a lui.
« La mia ragazza si chiama Liz » disse, osservando il mare. « È una ragazza normale, tranne che per un dettaglio: è una pirocineta, ha il potere di dare fuoco alle cose. Dalle mie parti capita... c'è chi nasce con i capelli rossi, chi con gli occhi azzurri, e chi con qualche potere paranormale... come nel caso di Liz. Il problema è che lei non è riuscita a controllare il suo potere per molti anni, e infatti ha ucciso accidentalmente la sua famiglia. È stata accolta nella mia organizzazione e addestrata come agente, ma continuava ad avere paura di se stessa.
« Io ero l'unico a cui Liz non poteva fare del male. Sono a prova di fuoco, sapete. Mi sono affezionato a lei fin da subito, ma ho pensato "che speranze può avere uno come me per fare colpo su di lei?". Non si è mai vista una ragazza interessarsi a un mostro, dopotutto. Ma non avevo alcuna intenzione di rinunciare a Liz, e sono sempre rimasto al suo fianco... pronto a mandare al diavolo il mondo intero per lei. »
« E poi cos'è successo? » chiese Sora.
« È arrivato Rasputin, tornato dall'oscurità per mettere in atto il suo grande piano apocalittico. Aveva ucciso Liz davanti ai miei occhi, costringendomi a compiere il mio destino di mostro pur di riaverla. Ma io potevo scegliere da solo il mio destino... e ho scelto di comportarmi da uomo; dopo essermi liberato di Rasputin ho riportato Liz in vita.
« Da allora le cose hanno iniziato a funzionare, tra noi. Non è stato un rapporto di coppia facile, non lo posso negare: ma ora le cose stanno per cambiare... Liz è in dolce attesa. »
Hellboy guardò i compagni, e non si stupì di vedere un notevole stupore nei loro occhi.
« Già, aspetta due gemelli » riprese. « Ed è l'ultima cosa che ricordo prima di finire in questo postaccio. Per questo sono così determinato a tornare a casa: io tornerò da Liz, e dai miei figli... e che io sia dannato sul serio se decido di arrendermi. Chiunque sia il tizio che ci controlla, non basterebbero diecimila Nul a fermarmi! »
I Valorosi annuirono, come per dire "ben detto!". Dopodiché si fece avanti Edward, appoggiandosi alla ringhiera come gli altri.
« La mia ragazza si chiama Winry » disse. « Era una mia amica di infanzia... io e mio fratello passavamo un mucchio di tempo con lei al villaggio. È una maniaca della meccanica e un'esperta nel costruire automail... un talento di cui va molto fiera; si è occupata spesso dei miei arti, riparandoli ogni volta che li danneggiavo. Mi è sempre stata vicino, in questo senso... e devo ammettere che senza il suo aiuto non sarei andato molto lontano. La ricerca della Pietra Filosofale e la guerra con gli Homunculus aveva coinvolto anche Winry, purtroppo, e ho fatto tutto il possibile per proteggerla. Solo in quei giorni oscuri ero riuscito ad ammettere di amarla... e lo stesso valeva per lei nei miei confronti. Così, quando la crisi fu risolta, fummo liberi di procedere con la "dichiarazione", l'uno con l'altra.
« Heh... ricordo ancora le parole che le ho rivolto in quell'occasione, proponendole uno scambio equivalente: metà della sua vita, in cambio di metà della mia. Ma Winry, in lacrime di gioia, mi offrì tutta la sua vita. Il nostro abbraccio è l'ultimo ricordo che ho di lei e del mio mondo, prima di risvegliarmi qui. Le ho promesso che sarei tornato... e intendo farlo, e porterò Alphonse con me, anche a costo di sacrificare il mio intero corpo. »
Ed tornò a guardare gli altri. Ora c'era commozione nel gruppo, espressa soprattutto da Po perché si stava asciugando alcune lacrime. Nel frattempo Harry si avvicinò alla ringhiera, come se fosse il suo turno di raccontare.
« Io non ho una compagna ufficiale come voi » disse, « ma nel mio cuore c'è lei... Ginny. È la sorella del mio migliore amico; l'ho conosciuta a undici anni, mentre prendevo per la prima volta il treno per Hogwarts. Lei si era interessata subito a me, ma essendo più piccola di un anno dovette aspettare un po' prima di conoscermi a fondo. Il suo primo anno a scuola fu terribile... Voldemort l'aveva posseduta con un oggetto stregato, costringendola ad aizzare un mostro contro gli altri studenti. Riuscii a salvarla appena in tempo, prima che fosse troppo tardi. Ginny non ha mai dimenticato quell'esperienza... e devo ammettere che questo le ha permesso di aiutarmi in un'occasione, anni dopo, quando temevo di essere finito io stesso sotto il controllo di Voldemort.
Nel frattempo era diventata più coraggiosa e determinata, al punto da decidere di unirsi al mio gruppo clandestino di Difesa contro le Arti Oscure.
« Ginny mi ha sempre ammirato da lontano, nonostante avesse iniziato a frequentare altri ragazzi; cominciai ad ammettere di amarla al mio sesto anno, e trovai la forza per strapparle un bacio una sera, poco prima che la mia vita si complicasse enormemente. Quando stavamo insieme durante quei giorni mi sembrava di essere un ragazzo normale, e non il Prescelto... e avrei tanto desiderato che non finissero mai. Ma l'ennesima sciagura stava per abbattersi sulla mia vita e su Hogwarts: Voldemort aveva preso il potere dopo la morte del Preside. Io dovevo affrontare il mio destino, eliminare il Signore Oscuro una volta per tutte, perciò lasciai Ginny e la scuola per continuare la ricerca. Non l'avrei mai fatto, se non fosse stato per il suo bene: ma non è rimasta ad aspettare il mio ritorno... anzi, ha lottato insieme ad altri studenti senza mai arrendersi, nemmeno quando Hogwarts fu assediata.
« Ginny è sopravvissuta alla battaglia, anche se ha subito una terribile perdita nella sua famiglia. Prima non sapevo cosa aspettarmi da noi due, ma ora che è tutto finito comincio ad avere le idee un po' più chiare: lei è importante per me... io la amo. Voglio tornare da lei e rimettere le cose a posto... non la lascerò mai più, lo giuro. »
Harry sentì Hellboy ridacchiare alle sue spalle.
« Ben detto, ragazzo » gli disse, alzando il pollice di pietra. « Una ragazza così è davvero rara, da qualsiasi mondo uno provenga... non fartela scappare! »
« Heh... grazie, Red. »
« E tu, Sora? » aggiunse il rosso, rivolgendosi a lui insieme agli altri. « Chi è la fortunata da cui vorresti tornare? »
Sora restò senza parole, ma nel frattempo il suo viso divenne di un rosso acceso sotto lo sguardo di tutti i suoi compagni.
« Ehm » mormorò, « non ho mai avuto una ragazza... ma, come Harry, c'è una persona speciale nel mio cuore. Lei si chiama Kairi. Ha un animo molto dolce, e pensa sempre agli altri prima che a se stessa; è disposta a proteggerli in ogni situazione, anche quando sembra non ci sia speranza alcuna.
Kairi è arrivata sulla mia isola circa dieci anni fa, durante una pioggia di stelle cadenti; non ricordava niente del mondo da cui proveniva, e fu adottata dal sindaco della città. Si è trovata subito a suo agio sull'isola, e siamo diventati grandi amici. Lei non era molto interessata al suo passato, ma questo spinse un altro nostro amico, Riku, a interessarsi agli altri mondi. Così decidemmo di costruire una zattera per lasciare l'isola e... be', il resto lo sapete. Arrivarono gli Heartless, l'isola fu distrutta, e i miei amici scomparvero... compresa Kairi.
« Ho temuto a lungo che si fosse perduta nell'Oscurità, ma ancora non sapevo quanto fosse speciale. Kairi è in realtà una Principessa del Cuore... e come tale, possiede un cuore fatto di pura luce, incorruttibile dalle tenebre. Il suo cuore era finito nel mio corpo un attimo prima che l'isola fosse distrutta, e questo l'aveva salvata dall'oblio. Trovai il suo corpo tempo dopo, e per restituirle il cuore arrivai a trapassarmi il petto con un Keyblade; rischiai tutto per lei, ma ne valse la pena. »
Sora si portò una mano sul petto, mentre con l'altra estraeva un oggetto dalla tasca: un ciondolo a forma di stella, fatta con un insieme di conchiglie sul quale era stata disegnata una faccina sorridente.
« Kairi era salva » riprese. « L'avevo cercata tra i mondi, senza rendermi conto che lei era sempre stata con me... dentro di me. Ma c'era ancora una minaccia da affrontare, così mi separai da lei per compiere il mio dovere. In quel momento mi diede questo portafortuna, affinché potessi portare sempre qualcosa di lei con me.
« La sconfitta di Ansem ha ripristinato i mondi distrutti, compresa la mia isola, alla quale Kairi poté tornare; ma era solo il primo atto di una battaglia ben più grande. La mia avventura è durata un anno, e solo di recente ho potuto rivedere Kairi... più matura, più forte e più splendida che mai. È sempre stata al mio fianco, dopo tutto questo tempo; nel mio mondo incombe ancora una grande minaccia, purtroppo... e finché resto qui non potrò affrontarla insieme agli altri. »
Sora guardò il suo portafortuna, sospirando.
« Kairi mi sta aspettando. Sapete, nel mio mondo esiste un frutto particolare a forma di stella. Donarlo a qualcuno è interpretato come un gesto d'amore, che lega insieme i loro destini. Ho immaginato molte volte di donare quel frutto a Kairi... l'ho persino disegnato su una parete nella caverna dove giocavamo da piccoli; quando sono tornato sull'isola ho scoperto che anche lei aveva disegnato la stessa scena per me. Ormai è inutile negarlo, a questo punto: io la amo, e lei mi sta aspettando. Quando tornerò e avrò rimesso ogni cosa a posto... le donerò finalmente quel frutto. È una promessa! »
Sora guardò i suoi compagni, che annuirono ancora una volta. Nessuno aveva altro da aggiungere: gli otto compagni avevano messo in chiaro un'altra cosa che li univa. Avevano qualcosa per cui continuare a lottare... persone care da cui tornare; il pensiero delle loro compagne, amici e familiari era ciò che più di tutto li sosteneva negli attimi più tenebrosi, spingendoli a non mollare pur di ritrovare la luce... e la via per tornare a casa.
Poi un rumore strano ma familiare risuonò nell'aria, spezzando il silenzio che era creato. Era il brontolio di uno stomaco, quello di Po, che si ritrovò a distogliere lo sguardo con aria imbarazzata.
« Eheh... ho di nuovo fame » disse. « Che ne dite se cerchiamo qualcosa da mangiare? Questa nave avrà un ristorante a bordo, no? »
« Sicuro » rispose Edward con un sorriso. « Massì, onestamente comincio ad avere fame anch'io... sono con te, amico! »
I Valorosi scoppiarono a ridere uno dopo l'altro. Decisero quindi di appoggiare l'idea del panda e s'incamminarono lungo il ponte, abbandonando la ringhiera. Solo Lara si ritrovò a indugiare sulla prua, una decisione che attirò l'attenzione di Luke; il giovane Jedi si avvicinò a lei, intercettando la sua espressione poco allegra.
« Tutto bene? » domandò preoccupato.
« Heh... dipende da cosa intendi dire » borbottò Lara, voltandosi a guardarlo. « Non mi sento in grado di condividere l'ottimismo di voialtri, in questo momento. Guardandomi indietro, sembra che persino in un altro mondo mi ritrovo a rischiare continuamente la vita... e mi chiedo per quanto ancora durerà. »
Luke tacque, incerto su cosa poter dire per farla stare meglio. Si avvicinò a lei e le accarezzò il viso con la mano meccanica.
« Non temere » disse. « Finché resteremo uniti, ce la caveremo. La nostra forza viene dal legame che abbiamo stabilito tra noi; ci aiutiamo e ci proteggiamo a vicenda. E finché resteremo uniti, io continuerò a proteggerti. »
Lara alzò lo sguardo, incrociando quello di Luke. I due si guardarono intensamente per qualche secondo, in piedi sulla prua del Titanic mentre proseguiva il suo viaggio per l'ignoto.
« Luke, io... » fece l'archeologa, « non ti ho ancora ringraziato per avermi salvato la vita, ieri. »
Luke sorrise.
« Non c'è problema » disse, ma nel frattempo si erano avvicinati ulteriormente l'uno all'altro. I loro volti, le loro labbra, ormai prossimi ad incontrarsi.
Poi un urlo improvviso spezzò l'incantesimo, costringendo entrambi a guardare verso il ponte.
Il Nemico li aveva trovati.  

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