Parte 31 - Codice Keyblade

28 2 0
                                    

« Sora, non cambiare mai. »

« Ugh... Kairi! »

Sora aprì gli occhi, urlando a gran voce il nome della sua amata. Credeva di averla sentita, che fosse finalmente tornato da lei... ma ciò che vide non realizzava minimamente il suo desiderio. Si trovava su una superficie sabbiosa e umida, sotto un cielo grigio tristemente familiare: il cielo di Oblivion.

Si alzò a sedere, costretto ad accettare un nuovo dettaglio di quella triste realtà. Sora era solo in quella spiaggia: non c'era traccia dei suoi compagni, e il motivo di tale assenza non tardò a collegarsi agli ultimi ricordi che aveva prima di riprendere i sensi. Il Titanic stava affondando, distrutto dallo scontro tra i Valorosi e un terribile nemico ignoto. Sora non era riuscito a mettersi in salvo... aveva donato tutta la sua forza per sconfiggere il nemico, così era stato spazzato via dall'esplosione, impotente come una foglia secca. Era caduto in acqua, perdendo i sensi... separato dai suoi amici.

Ora aveva di nuovo la forza per reggersi in piedi, ma per quanto tempo era rimasto svenuto? Sicuramente per ore... la corrente marina lo aveva trascinato lontano, facendolo approdare su quella spiaggia ignota. Da solo.

Non poteva credere di essere stato l'unico a salvarsi dal disastro.

« Jake! » gridò, guardandosi bene intorno. « Harry! Lara!! Dove siete!? »

Nessuna risposta. Gridò ancora, invocando a gran voce i nomi di tutti i suoi amici, ma non cambiò nulla. Il silenzio dominava incontrastato intorno a Sora, inevitabile compagno del vuoto e della solitudine.

Il ragazzo guardò nelle tasche. Non aveva perso nulla, per fortuna, e il keyblade era in grado di tornare sempre tra le sue mani. Alla fine afferrò il ciondolo di conchiglie a forma di stella... il portafortuna di Kairi; aveva promesso di tornare da lei, ma per il momento doveva aspettare ancora un po'.

« Devo ritrovare i miei amici » disse, costringendo ogni fibra di se stesso a sorridere di nuovo.

Sora cercò di non perdersi d'animo e si rimise in marcia. Non era la prima volta che si ritrovava in condizioni del genere, si disse; anzi, era abbastanza sicuro di aver superato di peggio, come quella volta in cui era stato privato del keyblade e costretto a combattere con una spada di legno. Per non parlare di quando era diventato un Heartless, per poi tornare come prima grazie alla voce di Kairi.

Il suo cuore, ne era certo, lo avrebbe guidato ancora una volta attraverso il sentiero oscuro.

Uscito dalla spiaggia, Sora si trovò di fronte a una costruzione in rovina. Sembrava una specie di enorme cubo, leggermente inclinato perché posto sopra un terreno in discesa; la sua superficie era piatta e liscia, con numerose crepe. Una forza sconosciuta aveva attaccato quel luogo di recente, senza dubbio. Sora vide alla base della struttura uno squarcio, abbastanza largo da poterci passare; non avendo in mente altre idee, decise di entrare al suo interno.

Dentro il cubo era quasi completamente buio, interrotto solo da lievi spiragli che passavano attraverso le crepe nel muro. Sora illuminò il suo keyblade, avanzando con cautela; un ambiente così oscuro avrebbe favorito di certo gli Heartless, anche se non ne percepiva la presenza. Il pavimento appariva liscio e privo di ostacoli, inclinato come tutta la struttura.

Dopo pochi minuti, Sora individuò qualcosa: la luce del keyblade illuminò quello che sembrava un computer, dotato di schermo e pannello di controllo; una scritta in rosso lampeggiava sul monitor.

INSERT KEY.

"Insert key"... inserire chiave, pensò Sora, perplesso. Non capiva cosa intendesse dire il computer, anche perché in giro non vedeva alcuna chiave; sulla tastiera c'erano solo pulsanti. Poi si rese conto che non era un problema: la sua chiave era in grado di aprire qualsiasi porta. Il ragazzo fece un passo indietro e puntò il keyblade contro il monitor; l'arma brillò ancora più forte, e un fascio di luce colpì lo schermo. La scritta cambiò.

Interior DissidiaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora