venti

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mi alzo per spegnere quella fastidiosa sveglia che mi sta uccidendo i timpani. ma non mi ha svegliata, stanotte non ho dormito. ho pianto in silenzio abbracciando il cuscino finché le lacrime hanno smesso autonomamente di scendere lungo le mie guance per lasciare spazio alla rabbia.

sapevo che non avrei dovuto rispondere a quei messaggi, dar retta a quello stupido ragazzo che non ha fatto altro che ferirmi. perché i ragazzi non sanno fare altro, feriscono e basta.

non ho fame, quindi decido di non fare colazione.

non ho voglia di vestirmi bene, perciò indosso solo dei leggings neri ed una felpa larga.

non ho la forza di truccarmi e pettinarmi, quindi raccolgo i capelli in una coda disordinata e basta.

mi guardo allo specchio e mi scende un'ultima lacrima.

faccio schifo.

la coda è tutta storta, i vestiti mi fanno sembrare grassa, ho gli occhi rossi e due occhiaie enormi. sembro una barbona. o una drogata.

mi asciugo quella lacrima e respiro profondamente. Justin non si merita che io stia così per lui.

torno in bagno e rifaccio la coda, tentando di farla sembrare decente. copro le occhiaie con il correttore e dei vestiti e degli occhi rossi e gonfi me ne frego.

prendo la giacca e lo zaino ed esco di casa. infilo le cuffiette e faccio partire una playlist deprimente, tentando in tutti i modi di non piangere.

«Als» sussurra la mia migliore amica appena entro in classe, abbracciandomi ed accarezzandomi la schiena.

non aggiunge altro, le parole rovinerebbero solo tutto.

«merda» impreco. «ho dimenticato il quaderno di storia nell'armadietto, vado a prenderlo»

lei annuisce e mi sorride, mentre io cammino velocemente fuori dalla classe. non è vero che ho dimenticato il quaderno.

corro in bagno e piango, piango e piango. non riesco a fare altro.

alla fine dell'ora mi asciugo velocemente le lacrime ed esco dal bagno prima che si riempia di ragazze come succede sempre tra una lezione e l'altra.

accendo il telefono e leggo i messaggi di Els, che mi ha scritto preoccupata.

zucchero filato:
è arrivata mrs Kelly

zucchero filato:
Als, quanto ci metti?

zucchero filato:
Alexia...

zucchero filato:
il quaderno era solo una scusa, vero?

alzo lo sguardo dal telefono sforzandomi di non riiniziare a piangere, ma mi scontro con un ragazzo anche lui intento ad usare il cellulare.

i nostri telefoni cadono a terra ed io prego mentalmente che il mio non si sia rotto.

«o-oddio scusa, non ti avevo proprio visto... io... diciamo che sono un po' distratta, scusami ancora» farfuglio imbarazzata.

«tranquilla, è anche colpa mia» sorride lui. «piacere, Aaron» mi porge la mano e io la stringo presentandomi a mia volta, per poi chinarmi a raccogliere il mio telefono e lui fa lo stesso.

mi allontano in fretta, imbarazzata, ma appena rivolgo lo sguardo verso il telefono che stringo tra le mani il mio imbarazzo sale ancora di più. questo non è il mio telefono!

***

è tardi, per la precisione mezzanotte e mezza, e domani devo alzarmi alle sei e mezza, quindi non mi dilungo troppo in chiacchiere. volevo solo scusarmi per la pessima qualità del capitolo (capitemi, è stata una giornata impegnativa) e per l'orario a cui ho aggiornato. spero comunque che apprezziate i miei sforzi. ily!

Anna💗

you don't know me;; jdbDove le storie prendono vita. Scoprilo ora