Cap. 13

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13. Little Bird

Camila's POV

Cammino mano nella mano insieme a Lauren per le strade illuminate dalle vetrine dei negozi della 5th Avenue, io con una busta nell'altra mano.

Di tanto in tanto mi volto verso di lei e le rivolgo un piccolo sorriso, e una sensazione di serenità mi scalda l'animo.

Tutto d'un tratto inizio a sentire un magone allo stomaco, come un presentimento angoscioso e vedo il flusso di persone attorno a me diminuire sempre più, e la luce che prima ci circondava si affievolisce gradualmente finché non mi rendo conto che siamo finite in un vicolo cieco, buio e cupo.

Lauren mi lascia la mano ed io la guardo confusa mentre fruga nella tasca del giubbotto, con un'espressione impassibile sul volto.
"Laur?" la chiamo, ma il sangue mi si raggela nelle vene quando la vedo tirar fuori una pistola e caricarla.

Deglutisco, il panico si impossessa di me e il cuore batte all'impazzata mentre avverto una pressione calarsi su di me. Mi sento un topo in trappola.

Lauren si punta la pistola alla tempia ed io caccio un urlo, inorridita.
"Non farlo!" la supplico, e gli occhi mi bruciano di lacrime che non vedono l'ora di uscire.

"Perché no? Sono inutile qui, sono solo una serial killer che merita di scontare la sua pena alla vecchia maniera" dice, e la sua voce non tradisce alcuna emozione.

Scuoto la testa, disperata.
"Non è questa la soluzione" pronuncio, con voce spezzata dalla paura.
Lauren mi fissa col suo sguardo glaciale e quasi spaventoso, poi abbassa la pistola e la getta a terra.

Sto per tirare un sospiro di sollievo, ma ecco che lei mi volta le spalle.

"Dove stai andando?" chiedo, incredula, ma ancora ferma al mio posto.
"Me ne vado, non ne posso più" risponde, senza nemmeno girarsi indietro.

Io comincio a incamminarmi dietro di lei ma, prima che me ne renda conto, lei sembra già lontana chilometri, nonostante poco più di un paio di secondi fa era accanto a me.

Accelero il passo poiché la vedo sempre più distante, e il vicolo che prima terminava con un muro in mattoni adesso si è aperto in una strada lunga e spoglia, priva di forma o definizione.

Il respiro inizia a farsi pesante mentre io comincio a correre dietro a Lauren, chiamando ripetutamente il suo nome.
Ma lei mi ignora, e più corro, più lei diviene irraggiungibile.

Nel frattempo piove a dirotto, ma io non me ne curo, continuo a correre finché non sento il rumore di uno sparo che mi fa sobbalzare e mi scombussola del tutto.

Trattengo il fiato mentre apro gli occhi di botto, scattando a sedere.
Tutto è quieto, e da fuori si può sentire il suono rilassante della pioggia che batte sul vetro della finestra.

Mi passo una mano fra i capelli, respirando piano per cercare di calmare il mio batticuore e mi accorgo di avere la fronte madida di sudore.
La stanza è completamente immersa nelle tenebre, il che mi fa intuire che dev'essere ancora notte.

Mi sporgo a prendere il telefono sul comodino alla mia sinistra e leggo che sono le 5:23 del mattino.
Toccando il materasso, mi rendo conto che il letto è vuoto e quel magone che sentivo pochi minuti fa torna più concreto che mai.

"Non è possibile" dico in un sussurro, cercando tuttavia di mantenere la calma.
Afferro il primo indumento da terra che al tatto sembra una maglietta e me lo infilo senza nulla di sotto, prima di sgattaiolare fuori dalla stanza da letto e brancolare nel buio del corridoio.

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