4. Was it a dream?
Lauren's POV
È passato davvero troppo tempo da quando ho messo piede per l'ultima volta a New York, e a quel tempo ero perfino in fuga.
È stata una scelta ponderata nei minimi dettagli, ma una parte di me teme ancora che vi sia qualche scagnozzo di Milicevic appostato in un angolo, pronto ad annientarmi non appena mi trova.
Devo prendere le massime precauzioni, ma nulla può mai essere sufficiente.
Sembra quasi paranoico il mio atteggiamento. In fondo sono passati quattro anni da quando sono stata nella mia città per l'ultima volta, e dopo una serie di fughe strategiche e soggiorni brevi e passeggeri letteralmente in giro per il mondo dovrei averli seminati da un pezzo.Effettivamente non ho nemmeno una vera identità, al momento. E ho dimenticato l'ultima volta in cui sono stata Lauren Jauregui.
Ho cambiato nome talmente tante volte negli ultimi mesi che faccio fatica anche a riconoscermi.Semplicemente ero arrivata ad un punto in cui sapevo di stare per dissolvermi del tutto, così avevo bisogno di trovare qualcosa che mi ricordasse la vera me.
E l'unico modo per farlo era tornare nella città in cui ho vissuto alcuni degli anni cruciali della mia vita.
New York.Perciò adesso eccomi qui, a disfare le valigie nell'attico che stento quasi a chiamare 'mio'.
Tutto è come l'ho lasciato, ovviamente, ed io mi premuro di aprire per prima di tutte la valigia che avevo portato qui il giorno in cui sono partita da Hong Kong.Far scattare le sicure della valigia mi fa uno strano effetto se si tiene conto che contiene tutto ciò che ho messo il giorno in cui sono partita a Los Angeles con Camila.
Ricordo che addirittura fu lei ad aiutarmi a prepararla e quando misi l'album di fotografie mi guardò stranita, con l'intenzione di aprirlo, ma io glielo strappai dalle mani perché non volevo che ne vedesse il contenuto.
È proprio quello che tengo in mano adesso, e sfogliandolo mi rendo conto della ragione dell'imbarazzo che provai alla prospettiva che lei lo guardasse...
C'è una raccolta di foto che ho fatto durante la vacanza a Montréal, e nella maggior parte è proprio lei il soggetto principale immortalato.Presa dall'impeto delle emozioni che guardare il suo viso angelico mi provocano, tiro fuori tutte le foto e le appendo una dopo l'altra sulla bacheca posta sul muro di fronte alla scrivania del mio studio.
Mentre aggiusto le puntine mi rendo conto di quanto trascurato sia realmente questo appartamento e mi faccio ammenda di chiamare una ditta di pulizie non appena avrò tempo.Osservo il prodotto finito e mi stupisco di come anche se solo attraverso una fotografia la sua figura riesca ancora a farmi venire il batticuore.
Finisco di sistemare le altre cose e, non appena sono soddisfatta dell'ordine ottenuto, mi fermo.
Mi siedo in silenzio sul divano del salotto, quasi interamente al buio, senza prendermi neanche la briga di accendere le luci.Ma l'istinto primario mi dice di andare a mangiare qualcosa, perciò il mio tempo all'appartamento familiare scade prima del previsto.
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Com'ero solita fare spesso quando abitavo qui, mi reco in periferia - stavolta per mezzo di un taxi poiché sprovvista di macchina personale - e cammino finché non trovo una locanda tranquilla ma non troppo sospetta.
Ordino una pizza e qualcosa da bere e mangio velocemente, nella solitudine di un tavolo qualsiasi in un pub i cui clienti serali si possono contare sulle dita di una mano.
Una volta finito il pasto pago ed esco per le strade, accendendo una sigaretta e gustandone il tabacco mentre cammino sotto la luce di un quarto di luna.

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KCC
Fanfiction"La verità è che io e lei siamo come fulmine e tuono. Apparentemente un tutt'uno, ma mai destinati a coincidere" Attenzione: la storia appartiene ad una serie. Sequel di 'Nihil' Cover by: adore-jauregui