KCC

Cap. 19

19. Mercy

Lauren's POV

"Non è possibile" dice Camila, con la voce ridotta ad un sussurro.

Posa immediatamente il vassoio della merenda che aveva preparato e si precipita davanti al computer.
"Dev'esserci un'errore" insiste, fissando lo schermo da cima a fondo e aprendo varie cartelle.

"Non c'è nessun errore, Camila. Il sistema è vuoto, non contiene alcun file o informazione" rispondo, con tono piatto, incapace anche di arrabbiarmi.
"È finita"

"No... Flynn! Ti prego, non possiamo fermarci qui" Camila si rivolge al mio amico, questa vola.
Il ragazzo si passa una mano fra i capelli spettinandoli, e si gratta nervosamente la nuca.
Posso vedere il suo sguardo perso nel vuoto e i suoi occhi infossati per la stanchezza.
"Era un trabocchetto... Evidentemente l'uomo di Milicevic che avete preso in ostaggio vi ha tratti in inganno fornendovi un'informazione corretta e valida ma inutile" spiega ed io mi alzo di scatto dalla sedia.

"Non posso nemmeno andare a interrogarlo. Lo abbiamo lasciato libero!" urlo, sbattendo una mano contro la scrivania in conseguenza al mio temperamento che inizia a reagire man mano che elaboro la situazione.
"Possiamo sempre chiedere a Walter, forse lui sa dove si trova" propone Camila, ma io scuoto la testa, esasperata.

"Stiamo combattendo una guerra inutile. È troppo organizzato, troppo calcolatore, troppo astuto" dico a denti stretti, maledicendo ogni singolo istante che mi ha condotta da lui.
"Dobbiamo mantenere la calma, non possiamo perdere le speranze adesso. Siamo a un passo dal prenderlo, non possiamo lasciarcelo scappare" afferma Camila.

"Abbiamo già perso in partenza, non si tratta di pessimismo. Non siamo affatto ad un passo dal prenderlo. Siamo lontani anni luce da lui" ribatto, sempre più furente.

Flynn si alza dalla sua postazione e fa un respiro profondo, strofinandosi le palpebre.
"Dobbiamo escogitare un piano di riserva. È chiaro che non possiamo più contare né sulle mie abilità informatiche, né sull'ostaggio. Abbiamo bisogno di un nuovo escamotage"
"Questa cosa non ti riguarda più, Flynn. Grazie per il tuo aiuto, ma non voglio coinvolgerti ulteriormente" cerco di dire, ma lui mi interrompe.
"Ormai ci sono dentro e ti aiuterò a risolvere questo casino, costi quel che costi" afferma, con tono risoluto.

Esito un attimo sulle sue parole, impaurita dall'idea di esporre un'altra persona a cui tengo ad ulteriori rischi.
"Non voglio perderti" ammetto, e lui sorride gentilmente.
"E non mi perderai. Siamo una squadra, ricordi? Siamo i Men in Black dei tempi moderni" scherza, facendomi scappare una risata.
"Will Smith era il mio ruolo" puntualizzo, ricordandomi delle nostre fantasie infantili.
"Già, io sono sempre stato l'agente K e tu l'agente J" conferma, e il ricordo di quei tempi mi conforta un po'.
Mi dimostra quanto, nonostante la distanza e il tempo, il mio affetto per Flynn non sia mai davvero cambiato.

"È solo che... Non so cosa fare. Per la prima volta nella mia vita mi trovo completamente a terra, senza alcuna soluzione in mente o anche il barlume di una speranza" dico, massaggiandomi le tempie per calmarmi.
"Dobbiamo studiare una tattica di azione prima di procedere, altrimenti ci mettiamo seriamente nei casini" suggerisce Flynn, e i miei occhi cercano Camila, che è rimasta zitta per tutto il tempo.

"Tu cosa ne pensi?" le domando, preoccupata dalla sua aria pensierosa. Camila sospira, come svegliandosi da una trance, e alza lo sguardo sul mio.
"Dobbiamo rischiare di più" esordisce ed io la guardo confusa.
"Non possiamo pretendere di risolvere tutto dalla comodità di una scrivania e dietro un computer" spiega "ho capito che uomo è Milicevic. Non è certamente uno stupido, perciò non lascia passaggio scritto dei suoi precedenti penali. Mentre noi discutiamo, lui conta sull'idea che nessuno potrà mai incastrarlo perché non si hanno prove effettive, avrà già eliminato ogni contratto stipulato con te o con qualsiasi altro mercenario che ha assoldato per uccidere mio padre quando ha fallito con te"