KCC

Epilogo

Camila's POV

Giro un altro paio di volte il cucchiaino nella tazzina per far sciogliere bene lo zucchero nel caffè, accomodata sotto le lenzuola che profumano di bucato.

Sorseggio la mia bevanda e poi mi alzo dal letto, affacciandomi alla finestra dell'albergo, che mi da una panoramica quasi completa di New Orleans.
Mi passo una mano fra i capelli e getto un'occhiata all'orologio, rendendomi conto che sono già le undici del mattino.
Mi sono impigrita troppo e sono rimasta a poltrire tutta la mattinata dopo il meeting lavorativo di ieri sera, sarebbe bene che mi faccia una doccia prima che Lauren torni.

Al pensiero di quel nome i miei occhi cercano il mio anulare sinistro, dove restano ad osservare il raffinato anello di oro bianco adornato di polvere di diamanti e una piccola perla al centro.
Sorrido fra me e me, ancora trasportata dalla dolcezza del ricordo di quando Lauren si è inginocchiata di fronte a me e mi ha chiesto di sposarla.

Sono rimasta completamente scioccata, ricordo. Non mi aspettavo affatto che sarebbe stata lei a compiere il grande passo.
D'altronde, non più di due anni prima ero stata io a proporle di comprare una casa insieme e andare a convivere quindi, non so per quale motivo, ma quando pensavo alla parola 'matrimonio', mi immaginavo sempre io in ginocchio davanti a lei, non viceversa.

Sono trascorsi diversi mesi dalla proposta, e neanche un giorno la mia mente non è stata toccata dal pensiero, dalla frenesia dell'idea di unirmi a quella donna sotto un ulteriore aspetto.
Abbiamo discusso molto sui vari preparativi, ci siamo già fatte un'idea di dove lo celebreremo e come.
Stiamo solo aspettando un momento propizio, magari in estate o in primavera, libere dagli impegni di lavoro.
Ho già designato i miei testimoni e le damigelle, che saranno Dinah, Normani e Ally senza alcuna discussione. Lauren si è trovata subito d'accordo, e anche loro tre facevano i salti di gioia quando lo hanno scoperto.

La vera sfida è stata dirlo alla mia famiglia.
Credo che mio padre non mi perdonerà mai per questo affronto.
Non perchè sia contro queste cose: lui semplicemente non le concepisce.
Nonostante ciò non mi ha mai espressamente detto che fosse contro, l'ho intuito io perché lo conosco ormai. Ma, in fondo, sono abbastanza grande da poter badare a me stessa.
Mia madre si è comportata diversamente, lei è stata nettamente più comprensiva e ha appoggiato la mia scelta, anche se non lo ha dato a vedere a mio padre per non andargli contro.

Ho atteso tanto tempo prima di confessarglielo, troppo spaventata dal loro giudizio.
Ma poi, guardandomi indietro, mi sono resa conto che ho affrontato cose ben peggiori nella mia vita, e l'opinione altrui non era affar mio finché ero felice, così mi sono semplicemente lasciata guidare dal cuore.

Il mio vortice di pensieri viene interrotto dal rumore della maniglia della suite, ed io mi volto verso la porta con il viso illuminato da un sorriso, già prevedendo di chi si tratta.
Lauren entra nella stanza con una busta in mano e la valigetta nell'altra.
"Hey" la saluto con dolcezza, avvicinandomi a lei.
"Ciao, tesoro" ricambia lei, posando le borse di una sedia.

Avvolgo le braccia attorno al suo collo attirandola a me in un bacio delicato per salutarla meglio, e lei mi cinge i fianchi con affetto, ricambiando simultaneamente.
"Cos'è?" chiedo, indicando la busta.
"Macarons... Sono passata davanti ad una pasticceria molto carina sulla strada del ritorno e ho pensato di comprarteli perché so che stravedi" ammicca, ed il mio sguardo si illumina alla menzione dei miei dolcetti preferiti.

"Oh, Dio. Sono questi i momenti che mi fanno capire quanto ti amo" esclamo, frugando nella busta per tirar fuori il vassoio confezionato di pasticcini.
"Lo sapevo che mi sfruttavi solo per i miei servigi" afferma lei, con finto tono affranto ed io scoppio a ridere, mentre poso il pacchetto sul tavolo.
"Mi hai scoperta" dico, alzando le mani in segno di resa.
Per tutta risposta, lei mi ruba un bacio sulla guancia.