Cap. 17

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17. Hurts So Good

Lauren's POV

"Come diamine vorresti introdurti nel suo ufficio?"
La voce di Walter risuona impaziente nello speaker del telefono.

"Non ho mai detto che mi sarei introdotta nel suo ufficio, Walt" sospiro, camminando avanti e indietro per l'appartamento di Camila e fermandomi davanti alla finestra, ad un certo punto.

"E come prendiamo le informazioni che ci servono?" domanda confuso.
"Mi introdurrò nel suo computer"

"Aspetta... Intendi hackerare il sistema? Hai idea di quanta protezione c'è?" ribatte lui.
"Infatti non sarò io a occuparmene. Ci penserà tuo figlio, Flynn" rispondo, noncurante.
Sento Walter sospirare, segno che sta riflettendo.

"Non ci avevo pensato... Beh, se la metti così allora diventa già più fattibile" concorda finalmente.
"Bene, lo prendo come un sì. Contatta Flynn e fammi sapere"
"Dovrebbe esserci, fra un paio di giorni torna dal suo viaggio in Cile e ha qualche settimana di pausa da lavoro"

Annuisco, sollevata. Dopotutto forse abbiamo una scappatoia da questo inferno.

"Aspetto una tua telefonata" affermo.
"Contaci"

Detto ciò, mi congeda e chiude la comunicazione.

Getto un'altra occhiata alla trafficata strada su cui si affaccia il palazzo prima di posare il telefono e dirigermi verso il bagno.
Apro piano la porta e vengo accolta da una nube di vapore che mi riscalda immediatamente.
Entrando, vedo che Camila è immersa nell'acqua della vasca da bagno, i capelli raccolti in uno chignon quasi completamente disfatto e perciò con alcune ciocche adesso bagnate che ne fuoriescono.

Tiene gli occhi chiusi, con le spalle appoggiate al bordo della vasca, finché non arrivo in prossimità di questa.

Mi siedo sul bordo di marmo grigio perla e lei mi guarda con un'espressione rilassata.
"Ciao" dice, a bassa voce.

"Ho parlato con Walter, e mi ha detto che quella cosa che suggerivi si può fare" affermo, senza girarci intorno.
"Hackerare il sistema di Milicevic, intendi?"
"Esattamente"

Sfioro la superficie dell'acqua limpida con le dita, fissandone le increspature che vanno a formarsi ad ogni movimento.
"A cosa stai pensando?" mi domanda lei, mettendosi a sedere meglio e smuovendo ulteriormente l'acqua.
"Nulla" rispondo, poco convinta.
"Mi sembra impossibile" fa un sorrisetto.

Sospiro, combattuta se confidarmi o meno e aprirmi sulle mie preoccupazioni.
Camila prende la mano che giocava con l'acqua nella sua, come per indicarmi di guardarla negli occhi.
E quando lo faccio, mi viene impossibile tacere.

"Stavo ripensando a quando l'uomo di Milicevic ti ha messo le mani addosso"
Camila rimane interdetta per qualche istante prima di rispondermi.
"Non mi ha fatto del male, te lo giuro. E poi chissà dov'è adesso, non può più nemmeno avvicinarsi a me" mi rassicura, ma io non posso evitare di sentire sempre quella rabbia ribollirmi nelle vene al pensiero.

"Mi dispiace così tanto di aver permesso che accadesse" sussurro, accarezzandole il profilo della mascella con il pollice.
"Smettila di incolparti, Lauren" ripete forse per la milionesima volta.
"Non... Non posso farne a meno... Ogni volta che ci penso, mi si ripropone la scena di lui addosso a te, che ti stringe per i polsi, che ti spaventa, che ti bracca" chiudo gli occhi, sentendo un concreto dolore al petto al richiamo di quei ricordi.

"Non voglio che ti torturi così, non lo faccio neanch'io" afferma Camila, ed io mi forzo a riaprire gli occhi per guardare i suoi, così caldi e confortanti.
"Non pensarci più, ti prego" sussurra.

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