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. benjamin

L'avevo portata lontana da lì, da tutto ciò che non andava. Ci nascondevamo ridendo tra la gente, come se fossimo un segreto che avrebbe dovuto essere solo sussurrato.
Come se nemmeno noi dovessimo sapere chi eravamo l'uno per l'altra.
Il cielo minacciava pioggia. Quello che provavo minacciava che probabilmente ero già innamorato di lei da molto tempo.
-Tra tre giorni ho quella verifica di recupero che.. Non sembra, lo so, ma per me quel giorno di giocherà il mondo. Benjamin, non voglio deludere tutti un'altra volta. Me stessa per prima.-
E io l'ascottavo, la guardavo, e più la guardavo, sorridevo. Più si lasciava andare e più capiva che poteva fidarsi di me, più mi innamoravo.
Se l'avessi vista per strada, non avrei mai pensato che una ragazza così fragile e piccola potesse scatenare un simile uragano dentro di me.
Ma lei era lei.
E lei, lo sapevo, era speciale.
L'avevo poi portata a casa mia.
Mente la osservavo guardarsi in giro, curiosa come una bambina, pensai che non mi sarebbe dispiaciuto averla accanto a me ogni giorno. Che mi rendeva felice senza nemmeno saperlo.
Si, mi sarebbe piaciuto guardare un film con lei tutte le sere, con due pizze davanti, le mani intrecciate e la sua testa sulla mia spalla, come facemmo quella sera.
Una sua mano a stringermi il braccio, come a dirmi di non lasciarla andare, che, dopotutto, in due era più facile non cadere.
Lei si addormentò prima. Me ne accorsi perché si abbandonò totalmente al mio fianco a causa del sonno. Rimasi immobile per non svegliarla, sentendo il cuore scaldarsi in meno di un secondo e girare la testa in modo vorticoso. Sorrisi senza motivo, sentendomi un idiota, ma, in qualche modo, sereno.
E poi mi addormentai anch'io, dopo aver stretto la sua mano.
Mi svegliai la mattina presto, sentendomi come se il vuoto attorno a me volesse schiacciarmi. 
E capii il perché.
Mossi la mano e cercai la sua tra le coperte.
Aprii gli occhi.
Lei non era lì con me.