Capitolo 6 - Sam

7.3K 313 110
                                    

Quando mi sveglio, la prima cosa che percepisco è una superficie morbida sotto il mio corpo e successivamente un forte mal di testa. Una fitta di dolore parte dalla tempia destra e sembra trapassare il mio cranio con forza. Apro pian piano gli occhi, mentre barcollo nel dolore.
«Sam...» mugugno, cercando il mio migliore amico.
«Come?» Qualcuno si avvicina a me. Non riesco a distinguerlo bene ma so chi è, sento il suo profumo, lo stesso del divano sul quale sono sdraiata. Mi capacito anche di sentire del freddo sulla fronte: probabilmente è ghiaccio.
«Ti prego, chiama Sam, col mio telefono... Digli dove siamo.»
«Dimmi la password di sblocco.» Ha già il mio telefono in mano.
«Milleduecentoventuno, in numeri.»
«Tieni il ghiaccio, sta cadendo. Chi è Sam?»
«Non importa chi sia, digli che son svenuta, capirà.»

Finalmente i miei occhi riprendono a vedere più chiaramente e l'alone rosso si dissipa, giusto in tempo per mettere a fuoco il suo viso. È accovacciato alla mia sinistra, il mio cellulare sull'orecchio. La sua presenza al mio fianco non fa che peggiorare le cose. Mi rendo conto di avere un disperato bisogno di un abbraccio da orso di Sam, di vedere il suo viso preoccupato, di volere che mi riporti a casa.
«C'è la segreteria» afferma lo Sconosciuto, dopo un poco.
«Merda.»
«Dimmi dove abiti.»
«Non lo sai dove sta, è lontano.»
Mi guarda dritto negli occhi e quasi ho un altro mancamento. Un blu del genere non dovrebbe nemmeno essere un colore. «Ti ho detto di dirmelo.» Le sue labbra si muovono quasi impercettibilmente mentre parla. Sono rosse e carnose, non le avevo mai viste così da vicino. Con una mano mi sistema il ghiaccio sulla fronte.
«64 Columbus Ave, all'incrocio con la settantottesima.»
Lo vedo ragionare un attimo. «Di fronte al museo di storia naturale, più o meno?»
«Sì.»
«Andiamo. Ce la fai ad alzarti?»
«Sai dov'è? Sì, sì. Ce la faccio.»

Tiro su la schiena e in una frazione di secondo il mondo smette di esistere: tutto viene assorbito dal nero che si stende sui miei occhi come un velo. Crollo di nuovo sul divano. Sono costretta a stare cinque minuti con gli occhi chiusi, a calmarmi e respirare.

Quando mi riprendo, lo sento schioccare la lingua. «Tu hai bisogno di dormire. Aspetta.» Scompare dalla mia visuale qualche minuto. Poi, torna. «Bevi.» Con gli occhi chiusi, lo sento armeggiare con qualcosa che sembra una busta. Quando riesco ad aprirli, mi passa un bicchiere.

Gli lancio uno sguardo sospettoso: che diavolo ci avrà messo?
In risposta alla mia occhiata, lui aggiunge: «È solo acqua e zucchero.»

Lo bevo. Da giorni non dormo, ed è tutta colpa degli incubi.

Il silenzio ci copre per qualche minuto ancora, sento il battito del mio cuore calmarsi un po'. Lui sta aspettando non so cosa e io sono troppo presa dai miei pensieri per rendermene conto. 

A un certo punto si china su di me e dice, chiaramente: «E adesso sentiti nel tuo giorno fortunato, perché sarà la prima e ultima volta che farò una cosa simile nella mia intera vita.» Dopo avermi guardato negli occhi serissimo, mi toglie il bicchiere dalle mani, infila le braccia sotto al mio corpo e mi solleva come se pesassi dieci chili.

Non ho la forza di oppormi. Rimango a guardare il suo viso mentre mi porta giù per le scale. Sento il mal di testa allentare la sua morsa e le palpebre farsi via via più pesanti. «Cosa c'era in quel bicchiere?»
«Non pensarci. Dormi.»
Non faccio in tempo a sentirlo aprire la porta del condominio che crollo, senza più difese.

»Non faccio in tempo a sentirlo aprire la porta del condominio che crollo, senza più difese

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.
STORM (Completa)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora