Capitolo 38 - Florida

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***

Mi passo una mano fra i capelli mentre tento invano di respirare. Metto un passo dopo l'altro ed esco fuori dalla tenda: quello che vedo mi lascia definitivamente senza fiato.

C'è talmente chiasso che c'è silenzio. Una folla grande, radunata sotto il palco scuro. I grattacieli svettano intorno a noi, mentre le persone applaudono, gridano. Guardo il cielo sereno del tramonto e gli striscioni nella folla. Comincio istintivamente a battere un piede, infilando una mano nella tasca e giocherellando col plettro.

«Ecco i Fourth-off July!»

Un boato. In prima fila vedo Doreen, Dana — che porta addirittura una bandana col nome della nostra band — e ovviamente Håbe. Mi sorride. Io sono troppo teso per ricambiare, ma le faccio l'occhiolino. Saluto il pubblico, imitando Taito e Damian, il quale, al microfono, ci presenta.

«Ciao a tutti ragazzi! Sono Damian Stone, voce. Loro invece sono: Taito Cruz, tastiera...» Un gruppo di ragazzi a destra capeggiati da Alexa scoppia in un forte urlo. «...Jared Jordan, chitarra classica. Kristopher Dickinson, batteria e Jake Austin, chitarra elettrica.»

Un altro boato.
Sorrido, mi metto al mio posto.

Le mani un po' mi tremano. Non mi ero mai sentito così. Guardo Taito, che sta sorridendo. Lui mi guarda a sua volta, facendomi cenno di andare.

Comincio.

Quello che provavo prima suonando, non è cambiato, affatto. Anzi, sembra quasi amplificato. È la prima volta che facciamo un concerto tutto nostro. Oltre agli strumenti e alla voce di Damian, mi pare di sentire i nostri cuori, che battono forte insieme.

Ed è bellissimo.
Perché finalmente oltre ai loro sento anche il mio.

***

Appena il concerto finisce, scendiamo giù dal palco. Sono completamente esausto, ma anche felice.

«Grandi, ragazzi! Che bomba!» Miriam si mette a saltellare, fermandosi solo per risponde a qualcuno nell'auricolare. Appena chiude la chiamata, prosegue: «Ok, adesso muovetevi a cambiarvi, dovete andare su a firmare gli autografi. C'è tanta gente. Fate presto, ok?»
Mi avvicino a lei. «Miriam?»
«Oh, ciao. Che c'è?» È ancora visibilmente arrabbiata con me.
«Scusami, per quello che ti ho fatto.»

Lei mi guarda sbigottita, i capelli neri le ricadono sul viso. Riceve una chiamata. «Oh, ehm, sì? Che diavolo vuoi da me, Kevin? Non posso farci niente, dovete rimanere all'ala est, loro stanno per uscire. Tu, dannazione, muoviti!» Mi dà una spinta e mi metto a ridere.

Quando scendiamo, c'è un disastro di gente. Stringiamo più mani che possiamo e ci facciamo guidare nella zona destinata agli autografi, adbita nel grattacielo a fianco. In ascensore, Damian è su di giri. «Cazzo, ma hai visto quelli della radio? Avevano dei sorrisi!»
«E che roba che hanno fatto quelli dell'organizzazione! Le luci erano bellissime» aggiunge Koky.
«Secondo me abbiamo spaccato tutto!» esclama Jazz.
«Fanculo ragazzi, venite qua!» Taito mette un braccio dietro la mia testa, e ci ritroviamo in un assurdo abbraccio di gruppo.

Guardo le facce di ognuno: sono così pieni di vita, di emozioni, di speranza per tutto quello che verrà.
«Sono felice di stare tra voi, guys» confesso.

Rimangono tutti senza parole. Mi guardano, e Koky mi da un pugno sul braccio. «Anche noi siamo felici di riaverti vivo!»

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